giovedì 4 ottobre 2007

OPERAZIONE DOBERMANN I carabinieri sono ancora sulle tracce dell’unico oritano sfuggito alla cattura.

Non parlano gli arrestati. Solo uno risponde alle domande ma rigetta con forza le accuse
(fonte La Gazzetta del Mezzogiorno, 4.10.2007)
Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere gli oritani arrestati nell’ambito dell’operazione «Doberman» che ha spalancato le porte del carcere ad undici persone accusate - a vario titolo - di far parte di un’associazione per delinquere finalizzata al furto di vetture e alla richiesta del cosiddetto «cavallo di ritorno». Alcune di loro rispondono in concorso di detenzione e spaccio di stupefacenti.

L’unico a parlare, rigettando con forza ogni accusa, è stato Cosimo Saccomanno: oritano di trentotto anni. Saccomanno risponde di detenzione e spaccio di droga. Assistito dall’avvocato Pasquale Annicchiarico, Saccomanno ha risposto alle domande del giudice delle indagini preliminari Rita Martalò e anche a quelle del sostituto procuratore Adele Ferraro, ossia il magistrato che ha chiesto e ottenuto gli arresti.
«Sono estraneo alle vicende contestate - ha detto Saccomanno -. Non ho mai trattato le questioni di cui vengo accusato».
Per il momento, il suo legale non ha presentato alcuna istanza. Potrebbe farlo già entro questa settimana chiedendo la rimessione in libertà o il beneficio dei «domiciliari».
Tutti gli altri oritani finiti in carcere, invece, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Erano assistiti dagli avvocati Roberto Palmisano, Raffaele Pesce, Giuseppe Pomarico e Pasquale Fistetti. Anche per loro, nei prossimi giorni, potrebbero essere avanzate richieste di scarcerazione. Nel carcere di Brindisi attualmente si trovano Damiano Castrovillari e il figlio Dario (detto «doberman»), Crocefisso Fitto, Michele Pinto e Cosimo Saccomanno.
Sono invece ai «domiciliari» e saranno interogati nei prossimi giorni Daniela Spina (moglie di Damiano Castrovillari),Maurizio de Michele e Luana Panzetta. È ancora latitante, infine, Francesco Palmisano.
Il giovane è sfuggito alla cattura perchè quando i carabinieri si sono presentati nella sua abitazione non si è fatto trovare.
La sua latitanza, però, potrebbe avere le ore contate.Sembra che i carabinieri, infatti, siano già sulle sue tracce. Con gli arresti dell’operazione «Doberman», dunque, si chiude il cerchio intorno ad un’organizzazione che da tempo era «sotto osservazione» da parte dei carabinieri. Alcuni degli arrestati erano già incappati nella rete dei militari del’Arma proprio a seguito della denuncia di alcune delle loro vittime: gente che
aveva subito il furto dell’auto a cui era poi arrivata richiesta di denaro per tornare in possesso del mezzo. Nell’ordinanza si fa riferimento ad una serie di intercettazioni che rivelano - secondo gli inquirenti - gli affari del gruppo condotti personalmente da alcuni degli arrestati. Molta gente ormai - stando alle accuse - pare fosse abituata a chiedere l’intervento delle persone finite in manette per tornare in possesso delle vetture.
Il classico «cavallo di ritorno » che consentiva all’organizzazione - secondo le accuse - di gestire un notevole flusso di denaro che spesso serviva per acquistare la droga.
Questo spiega l’arresto anche di chi risponde dei reati legati allo spaccio.

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