martedì 23 ottobre 2007

Oria. «Caro nonno, hanno venduto il "tuo" amato castello

(fonte La Gazzetta del Mezzogiorno 20.9.2007)

“Caro nonno ti scrivo». A cinquant’anni dalla morte del suo avo, che portava lo stesso nome, Cosimo Mazza - preside in pensione, ma anche ex sindaco, ex presidente della Pro Loco e già componente il consiglio nazionale della Pubblica istruzione - scrive una lettera che è rivolta a tutti i cittadini di Oria e che riguarda una delle vicende che più hanno appassionato la comunità negli ultimi anni: la vendita del castello svevo.
«Ricordi, timori, speranze e proposte» è il titolo della lettera aperta al nonno (nato nel 1878 e morto nel 1948) che «con fedeltà e onestà ha servito la famiglia Martini Carrissimo, conti di Castel d'Oria».
La lettera - prima di essere data alle stampe - è stata inviata agli eredi della famiglia Martini-Carissimo, al sindaco e ai responsabili della «Borgo Ducale srl”: ossia la società che ha acquisito il castello e che fa capo ai coniugi Romanin-Caliandro.
Una lettera, quella di Mazza, che diventa un libro. Più esattamente una specie di instant book: ricco di testimonianze e con riferimenti anche alle vicende nazionali, oltre che locali. Un libro pregevole e godibilissimo anche sotto il profilo squisitamente linguistico per lo stile della narrazione, sempre lineare e appassionata, tanto da far sembrare una vicenda reale come una specie di romanzo. Ma qui la fantasia c'entra poco, dal momento che Mazza cita anche passaggi relativi non solo all'atto dell'attuale vendita del castello, ma anche a quello riguardante la permuta del maniero -avvenuta nel 1933 - con Palazzo Martini, che avrebbe poi ospitato il Municipio fino agli anni Ottanta.
Un volumento (34 pagine per i tipi della «Cidue» edizioni di Aversa) che tutti gli oritani possono facilmente trovare in edicola. La distribuzione, peraltro, è gratuita.
Mazza parla a lungo del castello ed esprime a chiare lettere il suo pensiero sulla vicenda della vendita, sul comportamento dell'Amministrazione comunale, ma anche sull'atteggiamento di alcuni suoi concittadini.
«Siamo alla torre di Babele», scrive a proposito delle diverse posizione assunte.
La lettera, scritta probabilmente di getto il 30 agosto (giorno dedicato alle festa del Patrono San Barsanofio), si apre con il ricordo dell'abbraccio del nonno ai suoi 8 nipoti.
Mazza scrive con il pretesto, neanche tanto velato, di informare la «buonanima» di ciò che sta avvenendo intorno a quello che il dipendente della famiglia Martini-Carissimo considerava in qualche modo come il «suo» castello. «La famiglia che tu hai servito con fedeltà tutta la vita -scrive l'autore - vendendo il castello si è incamminata su una strada al termine della quale, inevitabilmente, vi è la fine del rapporto con Oria».
Il racconto diventa particolarmente suggestivo quando Mazza ricostruisce i mutamenti avvenuti ad Oria da quando il nonno «se n'è andato». Mutamenti che non riguardano soltanto la naturale espansione territoriale segnata dalla crescita della cittadina intorno alla «circamenia» (ossia l'ideale cerchio di strade intorno proprio al castello) ma anche e soprattutto i mutamenti sociali che hanno inciso non poco nella trasformazione complessiva dell'intera comunità.
Mazza coglie anche l'occasione per... mettere al corrente il nonno della «rivoluzione repubblicana» e degli effetti avuti ad Oria, prima di rimettere al centro della sua lettera il castello e -sia pure indirettamente - la famiglia Martin Carissimo.
Ricorda con grande affetto, ad esempio, le confidenze e timori -proprio relativi al castello - che aveva il conte Gennaro. «Era geloso del suo castello - scrive Mazza - ma era consapevole del suo valore strettamente legato ad Oria. Lo considerava giustamente la sua casa, ma non esitava a metterlo a disposizione della città quando questa, direttamente o indirettamente, organizzava iniziative di grande rilievo culturale e turistico, oppure quando aveva occasione di ricevere ospiti di particolare riguardo. Più di una volta, però, mi ha detto di scoraggiare chi avesse avuto "idea" di fare richiese d'uso sia pure di una parte del castello».
«Don Gennaro - scrive ancora Mazza - ha sempre avuto, come il padre Giuseppe, un atteggiamento di liberalità. L'amore particolare per il castello, dimostrato dalla famiglia per due generazioni, lasciava sperare che gli eredi si sarebbero preoccupati della gestione e si sarebbero mossi nella direzione della fondazione, coinvolgendo anche gli enti territoriali per assicurare maggiore solidità all'iniziativa».
Ma le cose sono andate diversamente e - Mazza - lo scrive a chiare lettere.
«Il 2 luglio 2007 il castello è stato venduto per 7 milioni e 750mila euro. Nella procedura di vendita e nelle vicende ad esso collegate si può notare qualche stranezza. Viene spontaneo chiedersi come mai la trattativa, che certamente è stata lunga e non facile, si sia svolta in assoluta segretezza e addirittura sviando l'Amministrazione comunale; oppure perché non sia stata data notizia agli enti interessati alla prelazione nei termini voluti dalla legge; o cosa abbia spinto la Soprintendenza a sottolineare che "pur trattandosi di edificio di particolare interesse storico-artistico non appare opportuno l'acquisto"».
«Bacchettate» anche per la Regione Puglia «che ha disertato l'incontro convocato dal sindaco e non si è presentata all'appuntamento convocato al Ministero per i Beni Culturali a Roma».
«Caro nonno - conclude Mazza -, quanto scritto ti ha certamente angustiato, ma tu non potevi sapere, anche per comprendere la posizione, le richieste e la sofferenza della stragrande maggioranza degli oritani di oggi».

0 commenti:

Twitter Delicious Facebook Digg Stumbleupon Favorites More

 
Design by Free WordPress Themes | Bloggerized by Lasantha - Premium Blogger Themes | Sweet Tomatoes Printable Coupons