(fonte La Gazzetta del Mezzogiorno, 28.10.2007)
Quattro persone sono state arrestate dai carabinieri di Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi, con l’accusa di violenze sessuali e rapine ai danni di prostitute e dei loro occasionali clienti. Si tratta di pregiudicati, residenti a Oria, di cui tre già detenuti.
Le vittime erano, generalmente, prostitute nigeriane, sprovviste di permesso di soggiorno, che «lavorano» nella zona delle campagne di Mesagne e Latiano. Un episodio è accaduto a Fragagnano, nel tarantino. Un altro avrebbe interessato una donna italiana. La difficoltà, secondo quanto riferiscono gli inquirenti, è stata proprio quella di contattare le vittime che, non avendo documenti, sono reticenti perchè temono di essere espulse e rimpatriate. A questo fine, in occasione delle periodiche operazioni contro la prostituzione, finalizzate a frenare il fenomeno e a capire se vengono protette da organizzazioni malavitose, i militari hanno ascoltato le nigeriane. E in quelle occasioni alcune vittime hanno raccontato in modo autonomo le aggressioni subite dalla banda. Le audizioni sono state messe a confronto e confermate. Inoltre, alcuni carabinieri si sono finti clienti per carpire altri particolari e stabilire meglio le modalità delle azioni e la composizione della banda. Infatti, si è aggravata nel frattempo la posizione di alcuni elementi del gruppo, in particolare di Cosimo Marsella, l’unico da agosto a essere stato scarcerato. Sono stati recuperati anche coltelli e pistole giocattolo utilizzati durante le aggressioni.
I comportamenti della banda richiamano quelli della celebre banda di Arancia Meccanica, nel film di Kubrick, soprattutto sotto il profilo della gratuità delle violenze. Le ragazze venivano legate, violentate e picchiate. I clienti venivano picchiati, derubati dell’auto e lasciati a piedi e talvolta in mutande in aperta campagna. Spesso la banda commetteva i reati in successione, a distanza di poche ore l’uno dall’altro e sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Oltre che con l’omertà delle prostitute, i carabinieri si sono scontrati con quella dei clienti, spesso professionisti o uomini sposati, che, se denunciavano le rapine subite, le riferivano a momenti e contesti totalmente diversi. La banda contava proprio sul fatto che nessuno li avrebbe mai denunciati.
Quattro persone sono state arrestate dai carabinieri di Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi, con l’accusa di violenze sessuali e rapine ai danni di prostitute e dei loro occasionali clienti. Si tratta di pregiudicati, residenti a Oria, di cui tre già detenuti.
Le vittime erano, generalmente, prostitute nigeriane, sprovviste di permesso di soggiorno, che «lavorano» nella zona delle campagne di Mesagne e Latiano. Un episodio è accaduto a Fragagnano, nel tarantino. Un altro avrebbe interessato una donna italiana. La difficoltà, secondo quanto riferiscono gli inquirenti, è stata proprio quella di contattare le vittime che, non avendo documenti, sono reticenti perchè temono di essere espulse e rimpatriate. A questo fine, in occasione delle periodiche operazioni contro la prostituzione, finalizzate a frenare il fenomeno e a capire se vengono protette da organizzazioni malavitose, i militari hanno ascoltato le nigeriane. E in quelle occasioni alcune vittime hanno raccontato in modo autonomo le aggressioni subite dalla banda. Le audizioni sono state messe a confronto e confermate. Inoltre, alcuni carabinieri si sono finti clienti per carpire altri particolari e stabilire meglio le modalità delle azioni e la composizione della banda. Infatti, si è aggravata nel frattempo la posizione di alcuni elementi del gruppo, in particolare di Cosimo Marsella, l’unico da agosto a essere stato scarcerato. Sono stati recuperati anche coltelli e pistole giocattolo utilizzati durante le aggressioni.
I comportamenti della banda richiamano quelli della celebre banda di Arancia Meccanica, nel film di Kubrick, soprattutto sotto il profilo della gratuità delle violenze. Le ragazze venivano legate, violentate e picchiate. I clienti venivano picchiati, derubati dell’auto e lasciati a piedi e talvolta in mutande in aperta campagna. Spesso la banda commetteva i reati in successione, a distanza di poche ore l’uno dall’altro e sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Oltre che con l’omertà delle prostitute, i carabinieri si sono scontrati con quella dei clienti, spesso professionisti o uomini sposati, che, se denunciavano le rapine subite, le riferivano a momenti e contesti totalmente diversi. La banda contava proprio sul fatto che nessuno li avrebbe mai denunciati.
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