sabato 29 settembre 2007

"Strani incarichi alla moglie del consigliere". Interpellanza di Domenico D'Ippolito dei DS:"Sia fatta chiarezza"

(fonte Senzacolonne, 29.9.2007)
E' ancora polemica negli ambienti politici cittadini, per i continui incarichi legali affidati dall'amministrazione comunale all'avvocato Lolita Biasi, moglie del consigliere di maggioranza Francesco Greco, in quota ad Alleanza nazionale.

A riesumare per l'ennesima volta la vexata questio, è il consigliere dei Democratici di sinistra Domenico D'Ippolito, che in un'interpellanza presentata in consiglio comunale, chiede conto nel dettaglio della convenzione stipulata nell'ormai lontano 2003 con la giovane professionista.
In particolare a finire nel mirino dell'esponente della Quercia, sono le ultime fatture emesse dal Comune in favore dell'avvocato Lolita Biasi, risalenti ai mesi di luglio e agosto.
Prestazioni, sei per l'esattezza, liquidate complessivamente con la cifra di 11 mila e 346 euro.
Nel testo dell'interpellanza presentata all'attenzione del sindaco, D'Ippolito chiede al primo cittadino maggiore chiarezza sulla questione, già sollevata più volte in passato. Per la precisione un anno fa, quando incarichi simili furono assegnati, oltre che alla solita consorte, anche alla nuora e al padre di altri due esponenti della maggioranza.
"In primo luogo mi preme conoscere - ha spiegato il consigliere diesse - il contenuto di quelle fatture. E questo non per semplice esercizio intellettuale, ma perché dopo tanti anni di polemiche è forse giunta l'ora di conoscere quanto questa convenzione ha fruttato alla città. Al momento poco o nulla si sa sull'esito dei numerosi incarichi ottenuti dall'avvocato Biasi, e vorremmo capire il rapporto tra costi e benefici".
Ma non solo.
Con la sua interpellanza D'Ippolito punta inoltre a conoscere i termini delle fatture liquidate in favore della professionista.
"Per una questione di trasparenza - ha spiegato - ritengo opportuno sapere se sono stati indicati per le varie controversie elementi fondamentali come la sede giudiziaria, il numero di ruolo generale, le controparti, e se comunque sono stati forniti elementi per la puntuale individuazione di tali controversie e dei corrispondenti incarichi a suo tempo conferiti". Infine "se tali specifiche indicazioni non ci sono state, chiedo di sapere in che modo è stato effettuato, se è stato effettuato, il riscontro tra quanto richiesto dalla professionista e quanto effettivamente dovuto". Ma le richieste di chiarimenti non si fermano a quelle elencate. Nel testo dell'interpellanza l'esponente della Quercia chiede inoltre di sapere "se per gli incarichi la professionista ha svolto la sua attività oltre l'articolato della convenzione stipulata quattro anni fa, e di quelle successive con le quali i suddetti termini sono stati nel tempo rinnovati".
Quindi D'Ippolito entrando più nel merito della polemica, pone agli interpellati una tanto retorica quanto provocatoria domanda:
"Sanno le loro signorie che la professionista è moglie di un consigliere comunale di maggioranza?".
Infine il consigliere Ds chiede al primo cittadino di fugare un ultimo dubbio:
"Il 13 agosto, data della determinazione con cui sono state liquidate le somme, vi era in atto una gravissima ed apparentemente irreversibile crisi all'interno delle forze di maggioranza, poi rientrata e risolta?".

Sbandieratori, la protesta si allarga.

Prosegue l'attrito con l'amministrazione: "E' irriconoscente. La nostra attività muove il turismo e impegna i giovani"

(fonte Senzacolonne, 29.9.2007)

Offrono un'alternativa a centinaia di ragazzi e ragazze strappandoli alla strada e ad altri ben meno proficui passatempi; con tre squadre nella massima serie (pnico caso in tutta Italia ) danno lustro alla loro città in ogni angolo del Belpaese, macinando successi su successi in ogni competizione. Il tutto, contando solo ed esclusivamente sulle loro energie, sul loro tempo e soprattutto sui loro soldi. Un dato su tutti: a fronte di una spesa annua di circa 30mila euro, il Comune contribuisce con un sostanzioso e generoso contributo di appena 250euro. Sono anche questo gli sbandieratori e i musici di Oria, le realtà più importanti, note e snobbate che esistano in città. Eppure proprio quest'ultima, a quei ragazzi, deve praticamente tutto. E' grazie a loro se in estate ogni strada, bar o metro quadro di marciapiede è invaso da migliaia di turisti. Ed è sempre merito loro se nell'immaginario collettivo Oria appare come un borgo intriso di storia medievale, una perla da visitare per le sue tradizioni antiche e tramandate. Immaginare insomma Oria senza i1 torneo, il corteo> i vessilli, i rioni, senza quelle centinaia di ragazzi che suonano strumenti antichi e volteggiano in aria bandiere con rara destrezza, è praticamente impossibile. Oria, senza i suoi giovani e talentuosi ambasciatori, nemmeno esisterebbe. Eppure queste preziose realtà, anziché essere trattate coi guanti e tenute su vassoi d'argento e oro, vengono paradossalmente prese a pesci in faccia da buona parte coloro che godono indirettamente del loro lavoro. Fuori dalle mura della città federiciana è molto probabilmente radicata la convinzio-I ne che tali gruppi siano quotidianamente sostenuti e aiutati. Non sapendo invece che, ad esempio, l'amministrazione comunale alla sua meglio gioventù, non paga nemmeno l'affitto delle poche sedi esistenti.
Uno stato di cose inaccettabile, ma che per amor della pace, è sempre stato sottaciuto. Almeno fino a ieri, quando qualcosa ha cominciato a muoversi, quando le prime teste si sono alzate, mostrando volti stanchi, indignati e amareggiati. Come quelli dei "Federiciani" che in un comunicato hanno espresso tutta la loro rabbia per le critiche ricevute dopo il mancato successo al campionato nazionale tenutosi a Ferrara: "Prima raccogliete le firme per non farci provare, e poi vi lamentate se non vinciamo" hanno sbottato rivolgendosi ai loro detrattori. Oggi alle dichiarazioni dei "Federiciani", fanno eco quelle del vice presidente del Rione Lama Giuseppe Carbone, primo e unico consigliere nazionale della federazione Fisb, a provenire da Oria. "Per quel che ci riguarda - ha spiegato - alle critiche ci facciamo poco caso, anche perché quest'anno non siamo andati male così come qualcuno vorrebbe far credere. A Ferrara abbiamo ottenuto ottimi piazzamenti in tutte le discipline. Certo avremmo potuto fare di meglio, ma gli errori possono sempre capitare. Ciò che invece mi preme e ritengo grave, è ben altro. Mi riferisco alle difficoltà con cui ci troviamo a combattere ogni giorno, e ai pochi aiuti che riceviamo". E infatti il quadro dipinto da Carbone è a dir poco desolante: "Qui a Oria siamo senza ombra di dubbio tra le associazioni più importanti e radicate. Offriamo a centinaia di giovani un'alternativa, e diamo lustro alla nostra città. Eppure non riceviamo sostegno soprattutto dal Comune. Ogni anno, almeno noi del Rione Lama, spendiamo circa 30mila euro per acquistare indumenti, bandiere e strumenti, per noleggiare i pullman durante le trasferte, per sostenere le spese di vitto e alloggio durante i campionati. Se non fosse per gli sponsor, per la vendita dei gadget e per i contributi dei soci non potremmo nemmeno pagare le bollette. Il Comune ci elargisce 250euro all'anno, ma non bastano nemmeno per un solo mese di affitto". E a proposito di affitto, Carbone spiega di aver già contattato il sindaco per un incontro, e chiedere all'amministrazione di sostenere almeno questa spesa: "Nella maggior parte delle città dove esistono gruppi iscritti al Fisb, è sempre il Comune a pagare almeno gli affitti". E infine un'ultima critica: "In passato, sia l'amministrazione di centrosinistra guidata da Ardito che quella di centrodestra di Moretto, ci hanno aiutati a sostenere i costi per organizzare a Oria la giornata della Bandiera. Stiamo parlando di circa 4mila euro. Sia l'anno scorso invece, che quest'anno, ce la siamo dovuta vedere da soli. In fin dei conti per organizzare l'Estate oritana di soldi ne sono usciti. Non capisco perché per noi che facciamo così tanto per Oria, non si riesce mai a reperire lo straccio di un euro".

giovedì 27 settembre 2007

Servizio straordinario di controllo del territorio dei Carabinieri

(COMUNICATO STAMPA REGIONE CARABINIERI PUGLIA COMANDO PROVINCIALE DI BRINDISI - Reparto Operativo, 27.9.2007)

I Militari della Compagnia Carabinieri di Francavilla Fontana e del nucleo operativo del reparto operativo di Brindisi, hanno organizzato ed eseguito uno straordinario servizio di controllo del territorio con l’attuazione di posti di controlli sulle principali arterie stradali, in entrata ed in uscita dalla cittadina, per la vigilanza sulla circolazione stradale.
Inoltre, attraverso l’impiego di pattuglie automontate ed altro personale a bordo di autovetture di copertura, sono state eseguite verifiche alle persone sottoposte a misure restrittive presso i propri domicili, perquisizioni personali e domiciliari ed una capillare attività mirata ad impedire furti in abitazioni e rapine ad esercizi commerciali. Nel corso del servizio sono stati conseguiti i seguenti risultati:
Perquisizioni effettuate: 6
Controlli sottoposti a misure di prevenzione e/o sicurezza:
arresti domiciliari: 8
sottoposti a sorveglianza speciale di P.S.: 6
Controlli esercizio pubblici: 7
Controlli automezzi: 64
Controlli persone: 105
Segnalati quali assuntori di sostanze stupefacenti: 1
Droga sequestrata: gr. 0,50 hashish
Contravvenzioni al C.d.S.: 22
Persone denunciate a piede libero: 6

Sbandieratori rimandati da una commissione assente.

(di Marco Matarrelli - I Federiciani, 27.9.2007)

Al rientro dai campionati nazionali, noi gruppi sbandieratori e musici abbiamo subito critiche e lamentele da parte di testate giornalistiche e cittadinanza a causa, a detta di loro, degli scarsi risultati ottenuti.

È giusto sottolineare che quest’anno, più degli altri anni, siamo stati al centro di una guerra, anche mediatica, che ha interessato la cittadinanza di Oria e l’amministrazione comunale, avente come causa scatenante i luoghi che ci sono stati assegnati per permetterci il regolare svolgimento delle prove.
Da parte nostra c’è stato un continuo invito ad una tolleranza per una realtà, quale quella degli sbandieratori, che ogni anno è costretta ad affrontare innumerevoli fatiche per sopravvivere, parole che poi sono scivolate nel vento.
Ora, a giochi finiti, la cittadinanza non si è sentita debitamente rappresentata da Federiciani, Rione Lama e San Domenico, la stessa ,che armata di carta e penna, ha firmato petizioni su petizioni, rallentando e bloccando per lungo tempo il regolare svolgimento delle prove.
La stessa cittadinanza che ora si pavoneggia nella piazza cittadina, criticando apertamente i nostri risultati, quella che indaffarata a firmare fogli di carta, non ha visto l’impegno, la passione che ogni giorno, ragazzi e ragazze hanno anteposto ai loro affetti, al loro lavoro, alla loro vita privata, cercando di portare quanto più in alto possibile il nome del proprio gruppo di appartenenza e indubbiamente, quello della propria città.
Crediamo perciò che i risultati ottenuti quest’anno a Ferrara, debbano far riflettere quella parte della cittadinanza, dei commercianti di zona e dell’amministrazione comunale che hanno voltato le spalle ai propri ragazzi, impegnandosi tutti, invece che a fantozziane critiche da bar, a cercare insieme ai gruppi sbandieratori ( che ogni anno li rappresentano dignitosamente nonostante tutto), un punto di incontro che abbia come fine la valorizzazione della propria città e non il completo disfacimento.
Non chiediamoci quindi dove sia andata a finire la nostra fame di vittoria o se il ciclo si è chiuso o meno.
Quello che importa è che noi continueremo a svolgere il nostro lavoro con la passione di sempre, credendo nell’unica linfa che fa sopravvivere questa realtà: i nostri ragazzi, la loro passione e i loro volti quando finendo un’esibizione sanno di aver dato il loro meglio, perché quello è l’unico vero risultato che conta, fossilizzandosi solo su numeri e classifiche, significa non vedere il vero spettacolo che queste manifestazioni racchiudono.

Cerimonia Conclusiva del Premio Letterario "Il Pozzo e l'Arancio"

(fonte Ufficio di Segreteria Premio Letterario "Il Pozzo e l’Arancio", 27.9.2007)


Cerimonia Conclusiva del
Premio Letterario Internazionale
"Il Pozzo e l’Arancio"
III Edizione

Oria, Chiesa di san Francesco d’Assisi
Domenica 30 settembre 2007 – Ore 20:00

Durante la Cerimonia Conclusiva saranno declamate le opere letterarie in concorso e saranno proclamati i vincitori della III Edizione del Premio Letterario

mercoledì 26 settembre 2007

Niente assegni di maternità, mancano gli addetti.

Uffici da mesi nel caos per la cronica carenza di organico. Impossibile anche erogare i contributi per il terzo figlio

(fonte Senzacolonne, 26.9.2007)

Potrebbero volerci ancora due mesi prima che i gli assegni di maternità e per il terzo figlio risalenti al primo semestre 2007 ed erogati dall'Inps a sostegno delle famiglie in difficoltà, vengano elargiti dal Comune in favore dei soggetti che ne hanno fatto richiesta, e che da ormai diversi mesi attendono invano una qualche risposta.
Ad annunciarlo è stato lo stesso primo cittadino Cosimo Ferretti, durante la risposta alla relativa interrogazione avanzata dal consigliere diessino Domenico D'Ippolito, nell'ultimo consiglio comunale tenutosi giovedì scorso.
Alla base del notevole ritardo con cui saranno erogati i tanto attesi assegni, a detta dello stesso sindaco, ci sarebbe l'ormai drammatica carenza d'organico di cui soffre il municipio da tempo immemorabile. Una carenza divenuta insostenibile dopo gli ultimi pensionamenti dei dipendenti più anziani, che hanno letteralmente lasciato sguarniti e con l'acqua alla gola interi uffici. Tra questi quelli incaricati di gestire l'erogazione dei contributi provenienti dal1'Inps, che dovrebbero vagliare le richieste avanzate dalle famiglie e inviare nuovamente quelle ritenute idonee all'istituto nazionale per la previdenza sociale.
Spiega il consigliere dei Democratici di sinistra Domenico D'Ippolito che ha approfondito la questione "Nelle ultime settimane mi sono giunte diverse lamentele da parte di cittadini che, attenendosi a quanto previsto dalla legge, hanno inoltrato al comune di Oria istanza con apposita certificazione per l'ottenimento da parte dell'Inps dell'assegno che spetta ai nuclei famigliari con almeno tre figli a carico. E ad oggi non hanno ancora ricevuto nulla". Ma non solo: "Purtroppo devo evidenziare che la stessa inadempienza riguarda anche l'assegno di maternità - ha aggiunto D'Ippolito -. Da informazioni acquisite è risultato che dette domande non sono ancora pervenute all'Inps, che pertanto non può emettere gli assegni, ma cosa ancor più grave è che l'amministrazione non ha ancora provveduto all'i
struttoria delle pratiche per accertare il diritto o meno al contributo richiesto". Circostanze quelle messe in luce dal capogruppo Ds che lo stesso Sindaco ha dovuto riconoscere, spiegando che però alla base di tali ritardi non vi sono negligenze di sorta, quanto carenze d'organico che rendono impossibile anche la più classica delle attività amministrative. "Purtroppo è un problema insostenibile - ha dichiarato in aula dopo aver ascoltato l'interrogazione - ma non può certamente essere attribuito a questa amministrazione, ma a tutte quelle che ci hanno preceduto. E'una piaga che va avanti da troppi anni e alla quale dobbiamo cercare di porre al più presto rimedio".
E in effetti, a detta di molti cittadini e utenti non sono pochi i servizi che hanno quasi cessato di funzionare da qualche mese a questa parte. Anche la richiesta di un semplice stato di famiglia, di una carta di identità o di un qualsiasi altro documento, rischia ogni volta di impantanarsi in una profonda e confusa palude burocratica, dalla quale è difficile uscire in tempi ragionevoli. Diversi sono i dipendenti i quali, richiesta una dose di sacrificio ulteriore, vengono sballottati da un ufficio all'altro per tappare buchi e colmare lacune. Ma invano, o quasi. La macchina amministrativa e burocratica è ormai da diversi mesi in panne, e a pagarne le conseguenze, almeno fino a questo momento, sono i cittadini che più e più volte, sulla soglia degli uffici, hanno anche perso la pazienza.
Una risposta quella fornita dal primo cittadino che non ha comunque soddisfatto il consigliere Ds, che rincara: "Posso anche capire che c'è una forte carenza di organico, ma certi ritardi non hanno alcuna giustificazione. Un sindaco come Ferretti, che ha alle spalle anni di patronato, sa quali sono le vere e urgenti necessità delle famiglie più deboli. Credo si possa fare di più per loro".

Gli occhi di tutti sono fissi su Gesù. Convegno Ecclesiale

(fonte CarpediemOria, 26.9.2007)


24 – 25 – 26 settembre 2007

Gli occhi di tutti sono fissi su Gesù

Relatore
Prof. Piero Stefani
Docente di S. Scrittura e Redattore della Rivista “Il Regno”

Programma
Lunedì 24 settembre 2007 – Ore 16:00
Lectio divina guidata da
d. Giulio Meiattini – Monaco Benedettino di Noci
Relazione:
La Sacra Scrittura come rivelazione di Dio

Martedì 25 settembre – Ore 16:00
Lectio divina guidata da
fr. Daniele Moretto – Monaco di Bose
Relazione:
La Sacra Scrittura e la preghiera

Mercoledì 26 settembre – Ore 16:00
Lectio divina guidata da
Sr. M. Auxilia Cassano
Suora Oblata Benedettina di Santa Scolastica
Relazione:
La Sacra Scrittura e la Catechesi

Ore 19:00 - Concelebrazione Eucaristica
Per la giornata diocesana del malato

Sede: Auditorium Ex-Seminario
Contrada San Cosimo alla Macchia

Oria, centro disabili nell'ex ospedale.

Un opera da 470mila euro, che dovrebbe essere finanziata dalla Regione Puglia nella misura del 50% della spesa complessiva. Entro ottobre i primi finanziamenti mentre il Comune ha già deciso di destinare 235mila euro.

(fonte La Gazzetta del Mezzogiorno, 26.9.2007)

L'ex ospedale Martini potrebbe diventare un moderno Centro diurno per la riabilitazione di disabili. II progetto, già stilato per la parte relativa alla ristrutturazione, nasce da un'idea del consigliere di Impegno sociale Glauco Caniglia, con delega ai «Piani di zona», lo strumento attraverso il quale promuovere ipotesi progettuali finalizzate alla realizzazione di modalità alternative di erogazione dei servizi sociali e socio-sanitari nel territorio, ad utilizzo dell'intero ambito territoriale. È proprio attraverso questo sistema che il Comune ha ottenuto un finanziamento pari al 50% erogato dalla Regione, a fondo perduto, per infrastrutture sociali. Per la restante parte il Comune provvederà a stipulare un mutuo.
Ad ottobre potrebbero già essere accreditate le prime somme, ma bisognerà aspettare almeno 180 giorni per appaltare i lavori. Nel frattempo, nel corso dell'ultima seduta del consiglio comunale, è stata approvata la i modifica del Piano triennale delle Opere e votato l'argomento relativo alla ratifica va- ', riazione di bilancio per 235.000 euro, deliberata dalla Giunta municipale alla ime di luglio scorso, cifra destinata alla ristrutturazione dell'ex ospedale Martini.
L'edificio ospiterà al piano terra un centro diurno socio-educativo e riabilitativo per disabili e al piano superiore una comunità socio-riabilitativa, denominata «Dopo DI Noi», per disabili gravi senza il necessario supporto familiare.
«Le opere di ristrutturazione e di adeguamento funzionale della struttura - spiega nel dettaglio il consigliere Glauco Caniglia - avranno un costo totale di 470.000 euro. Appena saranno accreditate le risorse finanziarie da parte della Regione, il Comune procederà all'appalto dei lavori. Subito dopo, l'Ambito territoriale potrà prov vedere alla gestione dei Servizi».
E proprio la gestione potrebbe essere affidata, attraverso un avviso di gara, a cooperative no profit, fondazioni ed altre realtà dell'associazionismo.
La volontà di individuare nella struttura di Oria la destinataria di tali finanziamenti regionali è stata espressa, su iniziativa del consigliere delegato Caniglia, da tutti i rappresentanti dei Comuni appartenenti all'Ambito
territoriale n. 3 (Francavilla, comune capofila, Ceglie, Oria, Villa Castelli, San Michele, Carovigno) che l'hanno individuata come la più adeguata ad ospitare dei servizi pubblici fruibili da tutto il territorio.
A1 piano terra la struttura, adibita a centro diurno, sarà dotata di cucina, di spazi per la socializzazione e aree da adibire a laboratori e ad attività ludico-motorie. Le attività saranno aperte anche ai normodotati e l'intera struttura beneficerà del contributo del volontariato del terzo settore ed eventualmente della adiacente parrocchia, al fine di evitare che il centro possa essere considerato una sorta di ghetto ma sia, invece, un luogo di incontro e di esperienze.
Al piano superiore, destinato ad ospitare i disabili che non hanno famiglia o che non possono più stare in famiglia saranno realizzate le stanze da letto e le stanze da destinare alla fisiochinesiterapia.
«Per l'avvio del centro diurno, che si chiamerà "Dopo di noi", si prevedono tempi abbastanza brevi - conclude il consigliere -: un anno, al massimo due. Più difficile prevedere la data di avvio del centro "Dopo di Noi", in quanto si tratta di una struttura di interesse sovra ambito (cioè che riguarda l'utenza di almeno due Ambiti territoriali), la cui gestione dovrebbe essere di competenza della Provincia di Brindisi, qualora decidesse di destinarvi risorse economiche».
La giunta conta di poter avviare i lavori di ristrutturazione dell ex ospedale Martini entro poche settimane: «Entro due anni al massimo - dice il consigliere Glauco Caniglia (Impegno sociale) - la struttura sarà operativa»

Il sindaco di Oria sul bus per Francavilla per verificare i disagi degli studenti pendolari.

Si viaggia stipati come sardine e con la maggior parte dei passeggeri costretti a stare in piedi per tutta la tratta

(fonte La Gazzetta del Mezzogiorno, 26.9.2007)


A nulla sono servite le proteste sollevate da anni dai pendolari che usufruiscono dei mezzi di trasporto Sud Est per raggiungere posti di lavoro o di studio. Ieri mattina, l'ennesima protesta con l'intervento dei Carabinieri della stazione di Oria e del sindaco Cosimo Ferretti, che ha voluto verificare personalmente i disagi vissuti quotidianamente dai numerosi viaggiatori. II primo cittadino ha voluto prendere posto (lo ha trovato solo perché gentilmente glielo hanno ceduto) e raggiungere la vicina Francavilla Fontana, uno dei tanti paesi dove sono previste le fermate dei pullman della Società Sud Est. Il sindaco ha potuto solo confermare le lamentele dei tanti che in questi giorni a lui si sono rivolti per trovare soluzione al problema.

«Capisco le esigenze dell'azienda di trasporto - ha spiegato Ferretti -, ma è giusto anche andare incontro alle richieste dei tantissimi pendolari, soprattutto giovani studenti, che non possono essere stipati come sardine e rischiare spesso di fare ingresso nelle seconde ore di lezione a causa dei ritardi. È un problema che bisogna tenere costantemente sotto osservazione».
Intanto, ieri mattina, nelle sale dell'Istituto tecnico industriale «Fermi», il dirigente scolastico Semeraro ha incontrato, con altri colleghi
degli istituti superiori, alcuni rappresentanti della Società di trasporto per trovare soluzione definitiva ad un problema annoso. In fondo, la soluzione più immediata sarebbe quella di aggiungere più mezzi e garantire un posto a sedere a tutti i passeggeri che regolarmente pagano il servizio.
Più difficile trovare soluzione per i ritardi. Accade regolarmente, infatti, che gli autisti dei mezzi, pur rispettando gli orari, si trovino a fare i conti con il traffico urbano, semafori e quant'altro riscontrabile nella quotidiana circolazione dei veicoli.
«Nessuno può nascondere che la situazione è diventata penosa - protestano gli studenti - paghiamo il biglietto ma manca il posto a sedere. Siamo costretti spesso a rimanere in piedi, ammassati, nell'attesa che, fermata dopo fermata, si possa liberare un posto a sedere. Siamo costretti a farci giustificare ogni giorno dai nostri genitori per il costante ritardo a scuola. Non dobbiamo permettere - dicono i pendolari - che questa situazione precaria continui: affinché le cose migliorino, noi studenti lanciamo questo appello rivolto a cittadini, enti, partiti ed associazioni con l'obiettivo di costituire un forum per discutere e proporre soluzioni da presentare all'ente Ferrovie Sud-Est ed alla Regione Puglia».

martedì 25 settembre 2007

ORIA / Un cittadino denuncia irregolarità nel voto di giovedì scorso:“ Il Sindaco non poteva indicare nomi”.

(fonte Senza Colonne, 25.9.2007)

Una violazione delle norme e dei regolamenti, sullo sfondo di un sospetto scambio di cortesie politiche tra sindaco e taluni consiglieri.
Francesco Arpa, comune cittadino da sempre attento osservatore della vita politica locale, ha pressappoco intravisto tutto questo nella nomina dei due membri della commissione consiliare incaricata di designare i giudici popolari, votata dal consiglio comunale durante la seduta di giovedì scorso.
Entrambi i consiglieri nominati sono stati apertamente suggeriti dal sindaco durante la seduta poco prima della votazione, e quest'ultima è avvenuta con alzata di mano: due comportamenti che secondo Arpa sarebbero del tutto illegittimi, almeno stando a quanto stabilito dall'articolo 39 dello Statuto comunale e dell'articolo 19 del regolamento che disciplina il funzionamento del Consiglio. "I quali -ha denunciato Arpa in una dettagliata missiva inviata ad amministratori e consiglieri - stabiliscono che le deliberazioni concernenti persone si prendono a scrutinio segreto, mediante scheda da deporsi in apposita urna". Cosa che invece non è avvenuta giovedì scorso. Scrive ancora Arpa: "La massima assise cittadina nel nominare la commissione che dovrà designare i Giudici popolari ha espresso il proprio voto in modo palese per alzata di mano, dopo che il Sindaco ha proposto di votare un consigliere di maggioranza e un consigliere di minoranza e contestualmente ha esplicitamente proposto anche due nominativi: Giacomo Italiano di Forza Italia per la maggioranza, e Giancarlo Marinò dei Democratici di sinistra per la minoranza. La proposta veniva immediatamente passata ai voti senza tener conto delle rimostranze di alcuni consiglieri di entrambi gli schieramenti". Ma per Francesco Arpa la questione va ben oltre i semplici regolamenti, e si addentra nel confuso quadro di probabili scambi di favori politici tra sindaco e i consiglieri nominati. "A beneficio dei non presenti - puntualizza - riferisco che poco prima di detto argomento l'assemblea aveva discusso e votato l'argomento relativo alla ratifica variazione di bilancio dì 235mila euro deliberata dalla Giunta municipale alla fine di luglio scorso. Fra coloro che hanno votato in modo favorevole, Giacomo Italiano e Giancarlo Marinò lo hanno fatto a titolo personale, come si può riscontrare se si rileggono i verbali della seduta. Due consiglieri, non in linea con il rispettivo partito e che, guarda caso, sono i medesimi che sono stati oggetto di benevolenza da parte del Sindaco". Insomma, per dirla con il senatore Giulio Andreotti, "A pensar male si fa peccato, ma a volte ci si azzecca". Se sia questo uno dei casi in cui ci si azzecca, è difficile dirlo, ma nei pensieri del comune cittadino che ha assistito alla seduta, e che ha visto quei due consiglieri essere gratificati di tanto onore, dopo aver votato contrariamente ai loro capogruppo e in favore dell'amministrazione, il tarlo del dubbio si è insinuato. Ma a preoccupare Arpa, più che gli eventuali e comunque del tutto legittimi scambi di favore, sono le presunte irregolarità. "Sono fiducioso - conclude infatti nella sua lettera - che a seguito della presente missiva il presidente del Consiglio, opportunamente assistito dal Segretario comunale, valuterà l'opportunità di annullare la suddetta votazione e ripeterla nuovamente in modo legittimo, così come previsto dal relativo regolamento del Consiglio comunale".

lunedì 24 settembre 2007

Consiglio Comunale di Oria del 21.9.2007.

(riceviamo dal sig. Franco Arpa, 24.9.2007)

"Al Signor Presidente del Consiglio Comunale ORIA
Al Signor Sindaco del Comune di ORIA
Al Signor Segretario Comunale ORIA
Ai Sigg. Consiglieri Comunali ORIA
Ai Segretari Politici o Commissari di partito ORIA

e, per conoscenza:

siti internet: www.carpediemoria.it-www.oritano.blogspot.com – www.oritano.com -

OGGETTO: Consiglio Comunale di Oria del 21.9.2007. Segnalazione di avvenute violazioni norme statutarie e di regolamento.

Io sottoscritto Francesco ARPA, rappresento alle SS.VV., che nel corso dei lavori dell’ultimo Consiglio Comunale, trovandomi ad assistere fra il pubblico, ho rilevato la violazione dell’art. 39, secondo comma dello Statuto Comunale di Oria e dell’art. 19, secondo comma, del Regolamento che disciplina il funzionamento del Consiglio Comunale di Oria, i quali stabiliscono che le deliberazioni concernenti persone si prendono a scrutinio segreto, mediante scheda da deporsi in apposita urna.
Orbene ho avuto modo di rilevare che codesta massima assise cittadina nel nominare la Commissione che dovrà designare i Giudici Popolari ha espresso il proprio voto in modo palese per alzata di mano dopo che il Sindaco ha proposto di votare un Consigliere di maggioranza ed un Consigliere di minoranza e contestualmente ha esplicitamente proposto anche due nominativi: Italiano (F.I.) per la maggioranza e Giancarlo Marinò (D.S.) per la minoranza. La proposta veniva immediatamente passata ai voti senza tener conto delle rimostranze di alcuni consiglieri di entrambi gli schieramenti.
La votazione (le cui operazioni avvenivano in modo disordinato, tant’è che il Presidente ne ordinava la ripetizione) dava il seguente esito: 11 voti favorevoli (Ferretti, Sorrento, Almiento, Caniglia F.sco, Viapiana, Farina, Monticelli, Caniglia Glauco, Pasulo, Greco, Metrangolo); 2 voti astenuti: Italiano e Giancarlo Marinò; 6 voti contrari: Conte, Mauro Marinò, Fullone, D’Ippolito, Malva e De Nuzzo.
E’ evidente che il Sindaco (a prescindere dalla evidente violazione di norme) col suo comportamento ha esautorato sia il Presidente del Consiglio che i vari gruppi consiliari, poiché, a mio parere, avrebbe avuto solo facoltà di proporre il criterio da seguire (esempio: 1 di maggioranza ed 1 di minoranza), ma non indicare anche i nomi. Successivamente il Presidente del Consiglio, una volta eventualmente passata detta proposta, ai sensi del 2° e 3° comma dell’art.19 del regolamento, con l’assistenza di n°3 consiglieri/scrutatori, avrebbe dovuto procedere a votazione a scrutinio segreto.
A beneficio dei non presenti in aula, che hanno voglia e/o necessità di analizzare il fatto da un punto di vista prettamente politico, riferisco che poco prima di detto argomento l’assemblea aveva discusso e votato l’argomento relativo alla “RATIFICA VARIAZIONE DI BILANCIO DI € 235.000 (duecentotrentacinquemila)” deliberata dalla Giunta Municipale alla fine di luglio scorso.
La relativa votazione aveva avuto il seguente esito: 13 voti favorevoli (Ferretti, Sorrento, Almiento, Caniglia F.sco, Viapiana, Farina, Monticelli, Caniglia Glauco, Pasulo, Greco, Metrangolo, Italiano, Giancarlo Marinò) e 6 astenuti (Conte, Fullone, Marinò Mauro, Malva, De Nuzzo, D’Ippolito). Si può osservare che 3 consiglieri di maggioranza si sono astenuti insieme ad altrettanti della minoranza, mentre solo uno della minoranza si è espresso in modo favorevole.
Fra coloro che hanno votato in modo favorevole, due (Italiano e G. Marinò) lo hanno fatto a titolo personale, come si può riscontrare se si rileggono i verbali della seduta. Due consiglieri, non in linea con il rispettivo partito e che, guarda caso, sono i medesimi che sono stati oggetto di benevolenza da parte del Sindaco.
Sono fiducioso che a seguito della presente missiva il Presidente del Consiglio, opportunamente assistito dal Segretario Comunale, valuterà l’opportunità di annullare la suddetta votazione e ripeterla nuovamente in modo legittimo, così come prevede l’art.20 del relativo Regolamento del Cons. Com/le.
Nel ringraziare per l’attenzione prestata, porgo distinti saluti.
Oria, lì 24 settembre 2007"
(firmato Francesco Arpa)

Da Ospedale a centro diurno per i disabili.

(fonte Il Quotidiano, 23.9.2007)

Diverrà un centro diurno per disabili la struttura dell'ex Ospedale Martini di Oria. ll progetto, inserito come modifica del piano triennale delle opere pubbliche e come variazione al bilancio di previsione 2007, ha ricevuto il via libera nell'ultimo consiglio comunale con 13 voti favorevoli e 6 astenuti. L'opera sarà finanziata con 235mila euro del Comune di Oria e con altri 235mila stanziati della Regione Puglia nell'ambito del fondo per la ristrutturazione di infrastrutture sociali. La comunità socio riabilitativa ospiterà una mensa, dei laboratori artistici e le apparecchiature per la fisioterapia. Accanto a questa prima struttura, che sarà anche anche ai ragazzi normodotati, sorgerà al primo piano dell'Ospedale Martini una comunità residenziale, chiamata "Dopo di noi", per i disabili che non hanno più una famiglia.
«Attualmente in provincia di Brindisi- ha detto Glauco Caniglia, il consigliere delegato all'Ambito Territoriale - esiste una sola comunità di questo tipo par i disabili con più di 14 anni: Villa Cavaliere a Mesagne. Tutte le famiglie sono costrette a rivolgersi lì. Nell'Ambito Territoriale 3, di cui fa parte Oria, non esiste invece nulla di tutto questo. L'Ospedale Martini attirerà dunque utenza da tutti i paesi limitrofi di Oria con un "indotto sociale" ma anche economico. La gestione, per quanto sia prematuro parlarne, spetterà all'Ato, nell'ambito delle direttive della legge regionale che predilige chiaramente Cooperative e enti no profit».

Erminio Palmisano ha scritto anche una commedia ed altre liriche.Una «finestra» come amica.

Detenuto semilibero vince un concorso internazionale di poesia.

(fonte La Gazzetta del Mezzogiorno, 24.9.2007)

Può una lunga detenzione cambiare la vita di un uomo? È la domanda che spesso si pongono psicologi e criminologi, ma anche semplici cittadini, spesso divisi sui commenti.
Lui, di certo, ha dimostrato che il carcere non è un posto per starsene con le mani in mano. Oggi che è ormai semilibero, in attesa di chiudere tra poco definitivamente i suoi conti con la giustizia, è più che onorato dal fatto che una sua poesia comparirà presto in un'antologia che raccoglie le liriche di alcuni tra i più grandi poeti italiani che hanno partecipato ad un concorso dedicato alla memoria di Papa Giovanni Paolo I.
Erminio Palmisano, oritano di quarantacinque anni, al concorso internazionale - iscritto all'Albo delle opere protette del Ministero dei Beni Culturali - ha presentato la poesia «Questa finestra», che pubblichiamo accanto in originale). Finestra che è stata l'ideale compagna di tante giornate per Palmisano.
«Ho scoperto questa mia predisposizione verso la poesia in un tragitto tragico della mia vita - afferma Palmisano -. È il caso di dire che nella sfortuna ho avuto la fortuna di scoprire questo dono». Per la verità, è il frutto anche di tante letture che mai si sarebbe sognato di fare se fosse stato libero. Palmisano ha scritto anche una commedia che è stata rappresentata da un compagnia formata da detenuti. «Si - spiega - avendo tempo a disposizione sono diventato un topo da biblioteca e così ho partecipato al alcuni concorsi letterari. Già in passato altre mie poesie erano state pubblicate su alcune raccolte». Palmisano intende realizzare un libro tuto suo con le poesie scritte in questi anni. «È un mio vecchio sogno - afferma -. Vorrei raccogliere fondi e donare il ricavato ad un'associazione che si occupa di bambini bisognosi e soprattutto di figli di detenuti».
Poesia e teatro per dare un taglio con il passato. Ma anche solidarietà. Erminio Palmisano, infatti, spesso dedicati i suoi «permessi» ad un'altra missione: quella legata alla Protezione civile a cui è iscritto da tempo.

Annunciato esposto alla Procura sulla vendita del castello di Oria. Dopo la seduta del consiglio comunale alla presenza di Errico.

(fonte La Gazzetta del Mezzogiorno,22.9.2007)

Il sindaco Cosimo Ferretti e il presidente della Provincia Michele Errico presenteranno un esposto alla Procura per verificare che tutte le procedure relative all’acquisto del castello svevo di Oria siano avvenute nel rispetto delle norme, in relazione soprattutto a quel diritto di prelazione che gli enti, comunque, non hanno fatto valere.
È stato lo stesso Errico, prendendo parte ai lavori del Consiglio comunale di Oria, ad annunciare l’esposto oltre a manifestare il proprio rammarico per la conclusione
della vicenda.
Il castello fridericiano, infatti, ormai da qualche giorno è proprietà della società «Borgo Ducale» che fa capo alla famiglia Romanin Caliandro. Esce di scena, invece, la famiglia Martini-Carissimo, proprietaria dell’antico maniero dal 1933, quando permutò il suo palazzo (dove poi avrebbe avuto sede il Municipio) con quello che restava del castello, seriamente danneggiato dal cosiddetto «ciclone» del 1897. Sia Errico sia Ferretti, nel corso dei lavori hanno accusato la Regione di aver di fatto abbandonato al proprio destino i due enti in questa vicenda. Inoltre, sindaco e presidente della Provincia hanno lanciato anche pesanti
accuse alla Soprintendenza che non avrebbe ritenuto il castello di «suo interesse».
Di certo, ormai la vicenda è chiusa. Il castello resta ai privati e il tentativo di farlo tornare un bene del Comune è fallito per ragioni soprattutto economiche a prescindere di quello che potrà accertare un’eventuale inchiesta se Errico e Ferretti dovessero effettivamente presentare un esposto alla Procura così come annunciato.

sabato 22 settembre 2007

Castello. Dichiarazioni del Sindaco Ferretti.

(fonte TRCB, 22.9.2007)



Servizio tratto da TRCB NOTIZIE del 21.9.2007

Il Castello diventa proprietà privata.

Nuovi proprietari sono i Romanin-Caliandro. Il sindaco Cosimo Ferretti: "Io ed il Presidente della Provincia presenteremo un esposto contro il Ministero per irregolarità procedurali"

(fonte Il Gallo, 22.9.2007)

Dallo scorso 10 settembre, all'ingresso del Castello fridericiano che fin dal 1233 sovrasta l'abitato ori tano, vi è affisso un ideale cartello con su scritto "Proprietà Privata". A dire il vero, l'ideale cartello è stato solo messo a nuovo, considerato che è dal 1933, anno dell'intervenuta permuta con Palazzo Martini Carissimo, che il maniero non appartiene al Comune. Da qualche settimana è solo cambiato il proprietario, a seguito di una ordinaria compravendita tra privati. Ora è ufficiale: il dominio è passato dagli eredi della famiglia Martini Carissimo, di nobili origini e proprietaria per ben 74 anni, alla famiglia Romanin-Caliandro, imprenditori di fama attivi nei campi della ristorazione di qualità e della sicurezza industriale. Dalla vicenda, stante il mancato esercizio della prelazione, escono sconfitti soprattutto Comune e Provincia, nonostante gli sforzi compiti dal sindaco Cosimo Ferretti e dal presidente Michele Errico.
Sindaco Ferretti, l'acquisto pubblico è saltato. Di chi le colpe?
"Comune e Provincia hanno fatto il possibile. Il Ministero si è mostrato disponibile. Il dott. Famiglietti in quell'occasione aveva proposto una soluzione che avrebbe consentito di guadagnare tempo: non avendo lo Stato alcun obbligo di stilare subito un documento finanziario, avrebbe effettuato esso l'acquisto, che però avrebbe dovuto essere successivamente finanziato con apposito Accordo di programma da Regione, Provincia e Comune. Non sono io a dirlo, sono i fatti a parlare: é mancato il sostegno della regione, che ha disertato per ben tre volte la Conferenza dei servizi e poi anche l'incontro di Roma, peraltro voluto dallo stesso assessore regionale Massimo Ostillio. In entrambi i casi, assente ingiustificata! Da parte della Giunta Vendola è stato prima detto che si doveva guardare con simpatia all'acquisto privato, poi vi è stato l'interessamento per l'acquisto, infine il disinteressamento nei fatti. Atteggiamento quantomeno ambiguo". Dovrete rassegnarvi all'idea di un Castello proprietà privata...
"In realtà, insieme al Presidente della Provincia, abbiamo deciso di presentare un esposto alla Procura relativo all'accertamento di eventuali irregolarità aventi rilevanza penale attuatesi nel corso del procedimento amministrativo. Non riusciamo, ad esempio, a spiegarci il motivo dei ritardi, più volte denunciati, nella comunicazione degli atti. Spetterà poi alla Magistratura indagare ed eventualmente dire l'ultima parola".

Proprietà e gestione. Avete parlato di confusione tra i termini, anche da parte della stampa. Il Comune sarebbe stato interessato alla sola proprietà...
"Sì, c'è stata confusione. Nostra intenzione era quella di salvaguardare la proprietà, acquistando l'immobile e scongiurando il pericolo di perdere per sempre la possibilità di un acquisto pubblico. Quello riguardante la gestione è un altro discorso. La gestione avremmo anche potuto affidarla ad un privato, ad esempio alla stessa Borgo Ducale Srl. Né noi né l'Amministrazione provinciale abbiamo mai parlato digestione pubblica a tutti i costi".

Agli enti locali non sarebbe stato possibile programmare con calma l'acquisto pubblico, senza cioè aspettare che intervenisse l'accordo tra privati e trovarsi all'improvviso con l'acqua alla gola?
"In situazioni normali non si pensa ad acquisti così importanti. Si è presentata l'occasione, la legge ci accordava la prelazione ed abbiamo provato ad esercitarla. Se avessimo raggiunto l'obiettivo, avremmo sforato il Patto di stabilità. Il che avrebbe significato dover stringere la cinghia il prossimo anno. In situazioni normali queste cose si cerca di evitarle.. E comunque, se avessimo saputo prima della trattativa, ci saremmo adoperati in tempo e meglio, con più calma".

Qual è il loro ruolo dei Martini Carissimo nella vicenda? Ritiene volontaria la scelta di un periodo, quello agostano, inusuale per concludere affari?
"Ritengo che la città sia stata offesa dall'atteggiamento avuto dai Martini. Avrebbero dovuto mettere prima a conoscenza l'Amministrazione e la cittadinanza di quanto stavano compiendo. D'altro canto hanno loro stessi ammesso che la trattativa con i nuovi acquirenti era in piedi già da ottobre novembre dello scorso anno. Questo
ci porta a pensare ad una scelta volontaria, non sappiamo da parte di chi, di un periodo obiettivamente scomodo per portarla termine, nel quale cioè sarebbe stato più difficile per gli enti studiare gli atti ed esercitare la prelazione".
Più volte avete affermato di non avere alcun pregiudizio verso i Romanin Caliandro. Ora cosa vi attendete da loro? L'Amministrazione incontrerà la nuova proprietà?
"Ribadisco il concetto: nessun pregiudizio verso la nuova proprietà. Tentando di esercitare la prelazione, abbiamo inteso fare i nostri interessi, non pregiudicare quelli altrui. Tempo fa ricevetti una cortese lettera dell'Amministratrice della Borgo Ducale Srl, in cui mi si chiedeva la disponibilità per un incontro. Risposi che sarebbe stato più giusto aspettare la conclusione dell'intero iter per il cambio di proprietà, quindi Conferenza dei servizi compresa. Ora da parte mia c'è piena disponibilità al dialogo ed al confronto e credo sia lo stesso per loro".

Le visite al Castello sono da qualche tempo impossibili: chiuso al pubblico. Con la nuova proprietà sarà almeno garantita la medesima fruibilità pubblica concessa dai Martini?
"In questo momento non riesco ad assicurarlo. Posso solo dire con certezza che gli accordi del 1933, pur blandi ("era il Conte a dover stabilire se, come e quando accettare le visite"), non sono riproposti nel nuovo contratto e di conseguenza non sono più in vigore. Ciò significa che l'eventuale fruibilità pubblica dipende solo dalla volontà della nuova proprietà".

Sbandieratori rimandati.

Tre rioni, Lama, Federiciani e San Domenico, ai Campionati Nazionali Sbandieratori e Musici di Ferrara, hanno deluso le aspettative.

(fonte Il Gallo, 22.9.2007)

Si sono conclusi da poco i Campionati Nazionali Sbandieratori e Musici, che vedono annualmente impegnati i migliori 16 gruppi della Penisola, quest'anno disputatisi a Ferrara. Oria era presente alla manifestazione con ben tre rappresentative: Rione Lama, I Federiciani, San Domenico. Segno, questo, di una tradizione cittadina indiscutibilmente importante e fiorente. Non a caso, un piccolo borgo di 15 mila anime del brindisino è stata la realtà locale più rappresentata: tre gruppi in Tenzone Aurea (la massima serie dei campionati FISb) non li avevano neppure città ben più blasonate quali Ascoli Piceno e Ferrara. Vantare tre gruppi in serie A1 ben potrebbe costituire sufficiente motivo d'orgoglio. Tuttavia, qui ad Oria, si è stati abituati fin troppo bene e forse addirittura viziati: non ci si accontenta che i tre gruppi locali militino, facciano bella figura e permangano nella massima serie; qui, forse anche giustamente considerati i risultati passati, ci si aspetta la vittoria.
Di conseguenza si è pronti a criticare se le cose - come avvenuto quest'anno a Ferrara - non vanno per il meglio. D'altro canto, proprio in considerazione dei risultati più esaltanti raggiunti nel 2006, si è portati a pensare che quest'anno qualcosa in più nell'impegno, nella concentrazione e nella preparazione i ragazzi avrebbero potuto spendere... Lo scorso anno, di ritorno da Ascoli, infatti, il Rione Lama - tradizione migliore tra le compagini presentatesi a Ferrara - poteva vantare piazzamenti tra il primo ed il terzo posto in quasi tutte le specialità (Musici, Singolo, Grande Squadra, Piccola Squadra, Coppia). I Federiciani avevano da parte loro disputato un campionato 2006 più che decoroso, senza affanni posizionandosi non molto lontani dai cugini del gialloverdi del Lama. Anche il San Domenico era riuscito a salvarsi senza particolari tremori. In quel di Ferrara, invece, i gialloverdi hanno deluso le aspettative di quanti, dopo diversi anni di vertice, li avevano annoverati tra i favoriti per la vittoria finale, quella in Combinata. Il piazzamento migliore è stato quello ottenuto dalla Grande Squadra, giunta seconda alle spalle del gruppo "Città Murata" di Montagnana (PD). Risultato decoroso sì, ma nulla a che vedere coi primi posti ottenuti nella medesima specialità sia lo scorso anno che due anni fa. Peggio è però riuscito a fare il gruppo Musici, che proveniva da un triennio (2004-2006) di dominio assoluto: solo terzi. Confortante per il Lama la prestazione nella specialità singolo di Alfonso Palumbo, che ha conquistato un insperato e difficoltoso terzo posto. Quinto posto, invece, per i cugini Costanzo ed Emanuele D'Angeli nella Coppia. In Combinata, la "madre" di tutte le classifiche, quella complessiva, gli uomini del presidente Antonio Carone hanno chiuso al terzo posto. Che normalmente rappresenterebbe un buon risultato, ma considerate le premesse ha costituito un mezzo fallimento. Si è forse chiuso un ciclo? Dov'è finita la fame di vittorie? Sceso anche il rendimento dei Federiciani. I gialloblu hanno ottenuto un anonimo settimo posto in Combinata. Le emozioni maggiori le ha però offerte il San Domenico: quart'ultima posizione e salvezza ottenuta "miracolosamente", un punto sopra i terz'ultimi, retrocessi in Tenzone Argentea (la A2 della FISb). Per la cronaca: la Combinata se 1'è aggiudicata "Città Murata" di Montagnana (Pd). A prescindere dai risultati non certo esaltanti portati a casa dai gruppi oritani, la tre-giorni di Ferrara si è caratterizzata per essere stata una vera e propria festa dello sport e del fairplay: a differenza di quanto sovente purtroppo accade in altre specialità sportive, una sana rivalità priva di astio ha ha caratterizzato i comportamenti di atleti e tifosi dentro e fuori la competizione. E'questa rappresenta la nota più positiva di ritorno da Ferrara. L'auspicio è che il prossimo anno non ci si debba nuovamente accontentare di fair-play e delegazione più folta in Tenzone Aurea...

venerdì 21 settembre 2007

ll castello approda in Procura. Il presidente della Provincia e il sindaco hanno annunciato un dettagliato esposto

(fonte il Quotidiano, 21.9.2007)

Non intendono archiviare a cuor leggero la vicenda della vendita del castello di Oria il sindaco della città, Cosimo Ferretti, ed il presidente della Provincia, Michele Errico. Nel consiglio comunale di ieri, in cui è stato ospite anche il presidente Errico, hanno ufficialmente annunciato che consegneranno alle autorità giudiziarie un esposto su tutta la vicenda, con particolare riferimento a tutte quelle anomalie riscontrate, nelle quali sarà poi la magistratura a dire se ci sono stati o meno dei reati. La seduta si è in realtà aperta con le interpellanze su diversi argomenti. Gli animi si sono accesi quando Domenico D'Ippolito, consigliere dell'opposizione dei Ds, ha chiesto delle spiegazioni sull'assegnazione di un incarico esterno alla moglie di un consigliere della maggioranza. Una breve bagarre con serrati botta e risposta fra i due schieramenti ed anche interventi da parte del pubblico, rientrata con l'intervento del presidente del consiglio comunale, Gianfranco Sorrento.

L'atmosfera poi è subito cambiata quando in aula è arrivato Errico. «Mi sarebbe piaciuto venire qui stasera per gioire con voi, purtroppo non è così- ha detto il presidente della Provincia- ma questa esperienza è stata comunque positiva, per la tenacia e per l'amore per la nostra comunità che ho condiviso con il vostro sindaco. Sono stato interessato al castello da una comunicazione che mi è arrivata il 14 agosto, quando invece sarebbe dovuta giungere almeno un mese prima: una procedura "anomala", dico così per essere buono! È arrivata in un momento in cui si pensa che tutti siano al mare, ma così non era per me e per Ferretti. Mi riservo di approfondire se c'è stata la volontà di piegare qualche ente ...Io ed sindaco siamo andati dritti per saÌvaguardare l'identità di una comunità. Abbiamo lavorato in piena sintonia c le appartenenze politiche non hanno contato nulla. Dobbiamo rassegnarci? Non è ancora detta l'ultima parola e confido che la verità verrà a galla».
Il sindaco Ferretti, nel suo intervento molto partecipato, ha subito voluto ringraziare tutti i consiglieri, ma anche le associazioni culturali, i sindacati e tanti privati che si sono dati da fare. Ha ricostruito la vicenda nei particolari evidenziando quelle che "stranezze" già citate da Errico. «Devo poi osservare il vuoto totale della Regione Puglia- ha aggiunto- Quella Regione governata da chi fa del pubblico una propria bandiera, parteggiava per il privato. La prossima cosa la facciamo comprare a Berlusconi e nessuno dirà niente! È chiaro che non è interessata a questa provincia. Quanti castelli si vendono in Puglia al giorno?! Ebbene, il Comune di Oria con il suo bilancio striminzito, era pronto a stanziare 2 milioni di euro, la Regione per un evento così straordinario e con il suo bilancio di migliaia di milioni, non ha voluto trovare nessuna risorsa per noi».

Castello, Errico e Ferretti,"Pronto l'esposto"

(fonte Senzacolonne, 21.9.2007)

C'era anche il presidente della provincia Michele Errico ieri pomeriggio nell'aula consiliare, per dire la sua ai cittadini del posto, sulla tanto discussa vicenda della compravendita del castello svevo. Davanti ad amministratori e consiglieri il notaio ha espresso tutta la sua amarezza per l'epilogo del caso, invitando tuttavia la cittadinanza a non arrendersi mai e a superare le divisioni ideologiche quando in ballo c'è il bene collettivo. E ha promesso: "Sulla questione dei ritardi con cui le amministrazioni sono state informate dell'affare in atto, andremo fino in fondo". Altrettanto animato è stato poi l'intervento del primo cittadino Cosimo Ferretti, che ne ha praticamente avute per tutti: dalla Regione alla famiglia dei conti Martini Carissimo, dai giornali alla Soprintendenza.
Non si è fatto attendere un solo minuto ieri pomeriggio il capo dell'amministrazione provinciale, giunto in aula consiliare esattamente un minuto prima che si concludesse la discussione del primo punto all'ordine del giorno, e avesse inizio quello dedicato alla vicenda castello. "Avrei voluto essere qui per gioire assieme a voi per 1'esito positivo del caso - ha esordito, stando in piedi davanti alla platea silenziosa, e alla destra del sindaco - ma le cose sono purtroppo andate diversamente. Eppure sono convinto che c'è ancora da sperare". Netta la sua posizione sulla gestione del carteggio da parte della soprintendenza, rea a suo dire di aver inviato i documenti alle amministrazioni comunali e provinciali, quando i tempi per avanzare il diritto di prelazione erano ormai abbondantemente trascorsi: "Col sindaco Ferretti abbiamo deciso di andare fino in fondo alla questione, e siamo pronti a firmare un esposto, per fare luce su quella che non esito a definire una procedura anomala". Autodefinitosi "Presidente precario" e "Presidente protempore, ma tempore tempore tempore" per le note vicende politiche dei giorni scorsi, Michele Errico ha infine sfoderato a piene mani osanna per il sindaco Ferretti, e invitato la cittadinanza ad unirsi in un'unica voce quando in ballo c'è il bene comune. Concluso il suo intervento è quindi stata la volta del primo cittadino Cosimo Ferretti, che ha dedicato i primi minuti della sua dichiarazione, ricordando le battaglie svolte da Errico e dal sindaco di Brindisi Domenico Mennitti, in materia di Rigassificatore, sabbia e colonne romane: "Ebbene, loro hanno fatto quelle battaglie che io oggi sto portando avanti per il nostro castello". E poi giù contro la famiglia dei Martini Carissimo "che ha iniziato le trattative per la vendita del maniero un anno fa, senza mai accennarci nulla" e contro la Soprintendenza che "non si capisce per quale motivo, abbia giudicato il nostro castello, non di suo interesse". Ma ad avere la peggio è sicuramente la Regione Puglia "Da parte sua c'è stato un vuoto assoluto" ha accusato, non essendosi presentata nemmeno durante il delicato incontro a Roma con il Ministero. E infine anche lui sulla questione degli "anomali ritardi" avverte: "Pronti a firmare l'esposto".

Apri gli occhi

(di Marco Matarrelli, www.webalice.it/marco.matarrelli)


Camminavamo insieme, mano nella mano.

Gli sguardi degli altri ci accompagnavano su un lungomare in festa e affollato.
Le luci delle bancarelle illuminavano il tuo volto, rendendolo ancora più bello.

Poi, improvvisamente uno sparo!

Delle urla.

Tu che ti accasci rovinosamente a terra.

Il cemento, inizia a bere il tuo sangue a sorsi.

• Ho paura!- la tua voce trema.

• Non preoccuparti amore, andrà tutto bene… ci sono qui io.-

Il proiettile ti ha trapassata.

Sei stata un errore; al posto sbagliato nel momento sbagliato.

…Non dovevi essere tu a cadere!

La morte non ti aspettava…

Ora invece è qui, affascinata dalla tua bellezza.

Aspetta paziente sulla sedia di fronte a questo letto, per portarti via.

Apri gli occhi! Non cedere alle sue lusinghe…

Ti prego!

Ti tengo la mano, ti resto vicino amore mio. Non ti lascerò un secondo da sola.

Ti ho promesso che mai nessuno ti avrebbe fatto del male e quanto eri bella quando mi accarezzavi la guancia e dicevi:

“ Lo so! Finché ho te, nessuno può farmi del male !”

Non ho mantenuto la promessa!

Ora sei qui, su questo letto con una macchina che ti tiene in vita…

Mentre la morte inizia ad intonare il suo canto avvicinandosi sempre più alla tua anima.

Apri gli occhi, ti prego!

Ricordi quando parlavamo del nostro futuro?

Finalmente senza più paura della vita, perché insieme eravamo pronti a batterci contro il mondo. Noi contro il mondo! e ci sentivamo invincibili.

Ne abbiamo passate tante insieme e non ostante tutto, mi bastava sapere che eri lì con me a proteggermi con le tue ali, angelo mio… resta qui!, non volare via!

Dobbiamo fare tante cose insieme…

Talmente tante che una vita non può bastare.

Fammi sprofondare ancora nei tuoi occhi.

Come quando ci amavamo in quella vecchia Fiat Punto e quel brivido che ti correva lungo il corpo faceva tremare la mia anima.

Voglio sentire ancora i tuoi sospiri… i tuoi baci…

Voglio vedere ancora quei vetri appannati e tu che ogni volta ci scrivevi il tuo nome vicino al mio.

Mi manchi amore…

Posso parlarti per giorni e non sarò mai stanco, perché spero che le mie parole possano servirti a ritornare…

Lo spero!

Lo voglio!

La vita si è fermata nell'istante in cui il proiettile ha squarciato i nostri sogni; per me, ormai la vita, è un orologio scarico, con gli ingranaggi rotti…

ed ha fermato lo scorrere del tempo; aspetta.

Il nostro bambino…non ce l'ha fatta.

Quanto lo abbiamo desiderato! Quanto lo abbiamo amato ancora prima di conoscerlo. Volevamo il meglio per lui: dargli tutto quello che noi non abbiamo mai avuto.

Sei stata mamma per sette mesi. Attenta, irresistibilmente bella, non ostante dicessi che quel pancione ti faceva assomigliare ad una balena.

Sei stata una mamma fantastica ed io, un padre fortunato.

…Per sette mesi…

Aspettavamo che lui nascesse e poi ci saremmo sposati.

Tu volevi che lui fosse presente e che guardasse mamma e papà giurarsi amore eterno.

Hai le labbra fredde amore mio, stai andando via vero?

Ti prego non lo fare! Non lasciarmi da solo!

Apri gli occhi, è dura lo so, ma inizieremo da capo.

Sorridimi ti prego! Fallo come la prima volta che ti ho vista.

Parlami, riempi il mio ascolto con le tue parole.

Abbracciami, stringimi a te…ritorna da me!

Ma ecco, è giunta la morte.

Ti prende per mano…

vedo mentre vai verso lei;

ti vedo sorridere…ti vedo sorridermi.

Signora morte, io ti imploro!, prendi me per mano; lascia questo angelo a riempire di luce una terra piena di buio.

Non meriti il suo sorriso; non meriti di portarla via…non meriti il suo calore!

Amore mio, sei così bella che anche il cielo vuole averti tutta per sé:

per donare la tua luce alle sue stelle!

Adesso la macchina non dà più segni di vita… i tuoi.

Mi hai lasciato amore mio.

Fai buon viaggio.

Morte, abbi cura di lei, perché tu oggi le hai preso la vita, ma lei, con il suo sguardo, l'ha sempre donata a chi le stava intorno!

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1° posto Temopili d'Italia, Castel Morrone CS 2006

13° posto concorso letterario " In poche parole"




giovedì 20 settembre 2007

Caffè Decò Vs Spagna. Comunicato di rettifica.

(fonte Caffedeco.com, 20.9.2007)

Il Sig. Caforio Paolo, nella sua qualità di titolare del "Caffè Decò", con riferimento alla ben nota vicenda relativa alla presenza dell'artista Ivana Spagna presso il Caffè Decò per la sera del 1° settembre c.a., ed in parziale rettifica al comunicato del 2 settembre 2207, comunica quanto segue.

La "Musica e Applausi" di Paola Gigante, con sede in Galatina (Le), con missiva datata 5 settembre 2007, ha comunicato che nessuna presenza dell'artista Ivana Spagna presso il Caffè Decò è stata mai concordata con rappresentanti della medesima "Musica e Applausi", la quale non ha mai pattuito o ceduto per l'occasione, i diritti di immagine della citata artista.

La documentazione fiscale rilasciata al Sig. Paolo Caforio, inoltre, riguarda solo un "Contributo per il concerto di Ivana Spagna presso Piazzale Municipio", nulla di più.

Per quanto detto, la "Musica e Applausi" si dichiara completamente estranea ad ogni circostanza riguardante quanto verificatosi la sera del 1° settembre c.a. presso il CaffèDecò, non avendovi avuto alcun ruolo.

Quanto appena detto inoltre si evinceva chiaramente anche dal contenuto del comunicato apparso sul sito del CaffèDecò in data 02.02.2007, laddove viene detto che:" La presenza dell'artista Ivana Spagna presso il "Caff Decò ", prevista per le ore 23.30 dell'1 settembre, era stata concordata con il rappresentante del Comitato Promotore della "Sagra dell'Uva 2007" il quale aveva fornito ampie rassicurazioni in merito,... ".

Il sottoscritto, nel ringraziare la "Musica e Applausi" per i chiarimenti forniti prende atto della estraneità della stessa ad ogni vicenda, sottolineando la necessità di addivenire ad un serio chiarimento con il responsabile del Comitato Promotore "Sagra dell'Uva 2007", soggetto con il quale è materialmente intercorso l'accordo.

Bando Bed & Breakfast.

(Oritano, 20.9.2007)

Scade il prossimo 23 ottobre 2007 il bando per l'erogazione di incentivi a favore di bed & breakfast localizzati nei comuni di Cisternino, Mesagne ed Oria. Il bando, promosso dalla Provincia di Brindisi (Assessorati alle Politiche Comunitarie ed al Turismo), rientra tra le attività del progetto "Valorization of Art, Language and Tourism" ed è finanziato nell'ambito dell'Iniziativa Comunitaria INTERREG IIIA Italia – Albania, Asse IV "Turismo, beni culturali e cooperazione istituzionale", Misura 4.2 "Sostegno al partenariato italo – albanese", Azione 1 "Progetti integrati nei settori del turismo rurale, dell'arte, della cultura, della lingua".

Al finanziamento sono ammissibili non più di 10 interventi realizzati preferibilmente nei centri storici dei Comuni coinvolti ed aventi essenzialmente ad oggetto la ristrutturazione di locali adibiti all'esercizio della attività di soggiorno e l'acquisto di arredi per l'attrezzamento dei posti letto. L'investimento massimo ammissibile a contributo è di euro 20.000,00 ed il contributo massimo concedibile non può essere superiore ad euro 10.000,00 (il 50% dell'investimento ammesso).
"Obiettivo del bando – dichiara l'assessore provinciale alle Politiche comunitarie Lorenzo Cirasino - è quello di aumentare la ricettività extra-alberghiera a carattere familiare della provincia di Brindisi, di promuovere il turismo sostenibile e di migliorare l'utilizzazione del patrimonio immobiliare esistente in ambito urbano, con particolare riguardo per i centri storici".
Il testo integrale del bando ed i relativi allegati sono disponibili sul sito www.provincia.brindisi.it.
Per informazioni o per richiedere copia della documentazione è possibile rivolgersi al Servizio Politiche Comunitarie della Provincia di Brindisi (Piazza Santa Teresa – Brindisi), telefono 0831.56.54.58, fax 0831.56.54.12, e-mail serena.savoia@provincia.brindisi.it

Vendita Castello, Comune: "atteggiamento di disinteresse da parte dei vertici istituzionali regionali"

(COMUNICATO STAMPA AMM.NE COMUNALE DI ORIA, 20.09.2007)

Le dichiarazioni rilasciate al TG3 RAI dall’Assessore Regionale al Turismo Massimo Ostilio, e mandate in onda nelle edizioni del telegiornale regionale del 17/09/2007, lungi dal giustificare l’impalpabile ruolo svolto dalla Regione Puglia nella vicenda dell’acquisto del Castello Svevo di Oria (Brindisi), forniscono ulteriore conferma, se anche ce ne fosse stato bisogno, dell’atteggiamento di disinteresse da parte dei vertici istituzionali regionali per una soluzione favorevole alla proprietà pubblica del Castello di Oria.

L’Assessore Ostilio si arrampica sugli specchi quando dichiara che l’esercizio della prelazione non può essere esercitato da una unione di Enti Locali. L’affermazione dell’Assessore, infatti, è frutto della scarsa conoscenza dei profili giuridici della norma e, cosa ancora più grave, è conseguenza di quell’atteggiamento di disinteresse (o meglio sarebbe dire di falso interesse) che l‘Amministrazione Regionale ha avuto sulla vicenda. Se infatti Ostilio avesse partecipato all’incontro da egli stesso organizzato presso il Ministero ai Beni Culturali, avrebbe avuto le idee più chiare sugli aspetti tecnici dell’operazione. In quella sede, alla presenza del Capo di Gabinetto dott. Improta e del dott. Famiglietti, uno degli estensori del Codice dei beni culturali e del paesaggio, si stabilì che la prelazione sarebbe stata esercitata dal Ministero con copertura finanziaria da parte dei diversi Enti sulla base dell’accordo di programma da definire in seno alla Conferenza di Servizi: proprio quella Conferenza di Servizi puntualmente disertata dalla Regione!.
Si sarebbe trattato, utilizzando le stesse parole adoperate in quell’occasione dal Capo di Gabinetto del Ministro Rutelli, di una formula innovativa di esercizio della prelazione: non in pregiudizio degli Enti, come sempre avvenuto sin ora, ma in favore deqli Enti.

Farebbe bene la Regione, ed in particolare l’Assessore Ostilio, a non tentare ulteriori acrobatiche difese che, come nel caso delle dichiarazioni rese alla Rai, avrebbero come unico effetto quello di trasformarsi in clamorosi autogoal!
Piuttosto, l’Amministrazione Regionale faccia il “mea culpa” ed abbia il coraggio di riferire ai cittadini della provincia di Brindisi i veri motivi del disinteresse mostrato. È del tutto evidente che la Regione non abbia voluto prendere atto della straordinarietà della questione della compravendita del Castello Svevo di Oria, che andava affrontata ricorrendo a strumenti di bilancio altrettanto straordinari.

Infine, all’Assessore Ostilio, il quale ha parlato di ‘provincialismo’ mostrato nelle proprie dichiarazioni dall’Amministrazione scrivente, ribadiamo ciò che è sotto gli occhi di tutti: il territorio Brindisino è sistematicamente e scientificamente penalizzato dalla politica attuata dal Governo Regionale; questo è un dato di fatto incontrovertibile e non una mera questione di campanile!

Lettera aperta a Cosimo Mazza.In occasione della vendita del Castello - Ricordi, timori, speranze e proposte. Prof Cosimo Mazza

(Oritano, 20.9.2007)

Oria, 30 agosto 2007
(giorno dedicato alla festa di San Barsanofio)

Caro Nonno,
erano i primi giorni di febbraio del 1948, quando tu chiamasti a te i tuoi nipoti per l’ultimo saluto. Ne avevi otto allora, di nipoti. Io ero il più grandicello, da qualche mese avevo compiuto dieci anni e frequentavo la prima classe della scuola media, a Francavilla Fontana: ero riuscito ad evitare il Seminario, grazie a ciò che disse don Barsanofio Chiedi a mio padre, che era suo figlioccio. Chiedesti che ci avvicinassimo a te uno alla volta. Da ciascuno di noi ti accomiatasti con delle belle parole e qualche raccomandazione.
Raccogliendo le tue ultime forze, ci stringesti al petto e ci desti il bacio di addio.

Io non ho mai dimenticato le tue ultime parole, soprattutto nei momenti critici, quando nel tuo ricordo ho trovato la forza per superare difficoltà a prima vista insormontabili.

Dopo la tua partenza, tra le tue poche carte, fu rinvenuto un biglietto scritto da te col lapis. Con quel biglietto lasciavi a mio padre, e poi a me, alcune incombenze, tra le quali quella di accendere una lampada ad olio sulla tua tomba nelle ricorrenze festive, come quella odierna: la festa di San Barsanofio. Per decenni la lampada ad olio non è mancata, ma successivamente, e da molti anni ormai, è stata sostituita da quella elettrica. A volte ho trascurato di venire a trovarti a Camposanto, ma ho sempre avvertito il bisogno di dialogare con te o addirittura di affidarmi alla tua protezione, come quella volta - ricordi? - quando mi sollevasti da terra e mi avvolgesti nel tuo mantello (la cappa), stringendomi tra le tue vigorose braccia, per sottrarmi all’ira di mio padre.

Ti scrivo non per parlarti di cose familiari, ma per informarti di alcuni fatti che si stanno verificando proprio in questi giorni e di cui forse ancora non ti è giunta notizia.
Sono convinto che quanto ti dirò ti arrecherà dispiacere, ma non posso fare a meno di parlartene e di cercare di fare con te alcune considerazioni.

La famiglia Martini Carissimo, che tu hai servito con fedeltà per tutta la vita, ha venduto anche il Castello e, di conseguenza, si è incamminata su una strada al termine della quale, inevitabilmente, vi è la fine del rapporto con Oria. Non ti sembrerà vero, ma è proprio così.
“Panta rei” diceva Eraclito. Il tempo scorre e tutto cambia e passa!

Mutamenti sociali dopo la seconda guerra mondiale. Da quando tu sei andato via sono cambiate tante cose, in particolare il modo di sentire, di pensare, di essere della gente. Con la seconda guerra mondiale la nostra società si è profondamente trasformata. L’Italia non ha più una economia basata sulle attività agricole, ma è uno dei Paesi più industrializzati del mondo. La vecchia borghesia terriera ha perso il potere economico e, quando non si è adeguata alle innovazioni, è tramontata!

Nel secolo scorso, come ben sai, ci sono state due guerre.
La seconda ha portato lutti e distruzioni più della prima, di quella che tu hai combattuto sul fronte, avendo nel cuore la sofferenza della moglie e di quattro figli rimasti in Oria; al riparo dalle granate, ma soli ed in povertà a oltre mille chilometri di distanza, in un momento difficile e drammatico della vita familiare. In quel periodo, mentre tu eri lontano, si erano verificati due fatti che segnarono profondamente la vita della nostra famiglia: era morto in guerra, giovanissimo e già promosso Capitano, un fratello della nonna, studente di Matematica e Fisica all’Istituto Tecnico di Lecce; subito dopo, quasi certamente come conseguenza, la nonna si era ammalata di cuore, malattia che in seguito l’avrebbe portata alla tomba.

Rispetto alla prima, la seconda fu una guerra “totale” e “assoluta”: fu combattuta con ogni mezzo e coinvolse l’intera società civile, senza alcuna distinzione tra chi era al fronte e chi era rimasto a casa. Se la prima guerra, al di là del sacrificio di centinaia di migliaia di vite umane, in qualche modo aveva favorito, nella lunga e drammatica vita di trincea, la conoscenza tra giovani provenienti da diverse regioni d’Italia, la seconda – sia pure in un quadro d’immane tragedia – fece maturare nell’animo degli Italiani il desiderio di essere uomini liberi e la volontà di cercare nelle loro capacità le ragioni e le regole dello stare insieme, di valutare e decidere le proprie cose senza più affidarsi all’uomo della Provvidenza e di cominciare ad operare per liberarsi finalmente di un retaggio secolare fatto di “signor si”, sfruttamento, ignoranza e miseria.

La nascita della Repubblica.
Col referendum popolare del 1946 – al quale anche tu, sia pure con qualche incertezza, partecipasti ed al quale presero parte attiva anche le donne, esercitando per la prima volta il diritto di voto – gli Italiani si liberarono della “Monarchia”, scelsero la “Repubblica” ed elessero l’Assemblea Costituente. L’orientamento in favore della Repubblica prevalse soprattutto per la volontà degli elettori del Nord; nel Centro-sud, in particolare nel Sud, ci fu una maggiore resistenza al cambiamento, forse per ignoranza o per una sorta di atavica pigrizia o per la permanenza nell’inconscio dei residui della non felice esperienza dell’unificazione del 1860, che aveva arrestato lo sviluppo del meridione, considerato semplice terra di conquista dai Piemontesi, ed aveva generato, o comunque accentuato, il drammatico problema dell’Italia a due velocità. Mentre tu eri ancora qui, con noi, l’Assemblea Costituente aveva già terminato i suoi lavori e da appena un mese era entrata in vigore la nuova Carta costituzionale, attraverso la quale doveva compiersi il processo di unificazione degli Italiani.
Lo Statuto – concesso da Carlo Alberto un secolo prima al piccolo Regno di Sardegna e poi esteso al Regno d’Italia – finalmente era stato sostituito. La nuova Costituzione, elaborata dai rappresentanti del popolo italiano liberamente eletti, sanciva la nascita di uno Stato unitario, democratico, fondato sul lavoro, sulla giustizia e sulla libertà. A tutti i cittadini, senza distinzione alcuna, erano riconosciuti e garantiti la “pari dignità sociale” e il diritto all’istruzione.

Finalmente una scuola “aperta a tutti”! Ci pensi, nonno? Anche tu, che eri stato costretto a fermarti alla terza classe elementare, avresti potuto continuare a studiare, “raggiungere i gradi più alti” dell’istruzione e partecipare concretamente “all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

La situazione sociale in Oria prima dell’avvento della Repubblica.
Tu hai avuto la sventura di vivere l’età migliore per la formazione (infanzia, fanciullezza e giovinezza) in un periodo in cui miseria e fame favorivano l’analfabetismo e spingevano gran parte delle forze vitali del Paese (in particolare del meridione d’Italia), governato da una classe dirigente preoccupata quasi esclusivamente di conservare i privilegi costruiti sull’ignoranza e sullo sfruttamento, a cercare altrove la soluzione ai problemi dell’esistenza, come succede ora alle popolazioni dell’altra sponda del Mediterraneo.

In quel tempo in Oria, questa nostra piccola Comunità che nei secoli si era formata intorno al “Castello” e alla “Cattedrale”, vi era una situazione sociale che può essere così rappresentata:
a) poche famiglie padronali detenevano gran parte della proprietà e il potere;
b) le stesse famiglie erano in costante lotta tra loro per la gestione del potere pubblico;
c) una massa di popolani, analfabeti o semianalfabeti, che disponevano solo delle braccia e della prole;
d) un clero, abbastanza numeroso, ma in gran parte formato da persone che avevano visto nella Chiesa solo uno strumento di elevazione sociale (molti preti e poca vocazione!);
e) la mancanza assoluta di servizi sociali;
f) figli che, sin dalla più tenera età, seguivano i padri in una vita di stenti e di fatica;
g) una educazione servile, che permetteva di imparare poco, per imitazione e secondo tradizione.
Dominava una secolare mentalità servile, di origine medioevale, basata soprattutto su uno sproporzionato rapporto economico tra le due principali componenti sociali. Ciò si poteva rilevare in alcune tipiche manifestazioni esteriori e, soprattutto, in certe forme legali di sfruttamento che permettevano ai ricchi di diventare sempre più ricchi ed ai poveri come te di riuscire appena a sopravvivere senza pretese, impegnando nel lavoro la moglie e prematuramente, molto prematuramente, anche i figli.
La tua sofferenza.
Tu soffrivi certamente di questa realtà, anche se rispetto ad altri ti trovavi in una situazione di grande privilegio: prima eri vissuto sotto la protezione del Senatore, poi sotto quella del Conte, dei quali godevi la massima fiducia e che ti assicuravano un compenso annuale in “natura” (le provviste), un tetto ed un modestissimo salario.
Soffrivi quando ti toccava “stimare” il raccolto delle terre concesse in una forma atipica di “mezzadria” o in “colonia parziaria”. Questi istituti erano, pure essi, di origine medioevale, in cui la ripartizione del prodotto era stabilita dalla consuetudine o dal contratto: nella prima (la mezzadria) con una divisione al 50% e nella seconda (la colonia parziaria), molto diffusa nel nostro territorio nella forma del contratto“a quinto”, con la divisione del prodotto in cinque parti, delle quali tre spettavano al padrone (il “concedente”) e due al lavoratore (il “colono”), che aveva faticato per un anno intero.
Con benevolenza tu chiudevi sempre un occhio in favore del lavoratore, probabilmente col paternalistico consenso del padrone.
Che tristezza! Per fortuna a questa ingiustizia ha provveduto la dea Nemesi.

Oggi la situazione è cambiata radicalmente, forse un po’ troppo radicalmente! Devo confessarti, caro Nonno, che di fronte a questi profondi mutamenti epocali in me si contrappongono due sentimenti: gioia e dolore. Gioisco perché finalmente vedo trionfare una forma di giustizia riparatrice delle inique esperienze di vita sofferte a vantaggio di padroni che, anche se benevoli, erano pur sempre padroni, ai quali si doveva obbedienza pena la miseria e la fame, per sé e per la propria famiglia; soffro perché vedo esaurirsi una forma di civiltà che ha caratterizzato un lungo periodo della nostra storia e perché, egoisticamente, quell’età di irresponsabile spensieratezza (l’infanzia e la fanciullezza) non è più.

La “rivoluzione” repubblicana. Nel 1948, qualche mese dopo la tua partenza, fu eletto il primo parlamento della Repubblica Italiana (Camera dei Deputati e Senato): si avverava finalmente il sogno di tanti giovani che nel secolo precedente, incitati dall’insegnamento del Mazzini, non avevano esitato a sacrificare la loro stessa vita, perché l’Italia fosse una, libera, indipendente e repubblicana.

Nella Costituzione repubblicana non sono più usati i termini “regnicolo” o “suddito”, si parla solo di “cittadino”, ossia di persona titolare di diritti e soggetta ai doveri stabiliti dalla legge; sono scomparse le concessioni paternalistiche e si indicano con chiarezza i diritti e i doveri del cittadino, i principi fondamentali dell’organizzazione democratica della società, la composizione e le modalità di elezione del Parlamento, la divisione dei poteri tra gli organi dello Stato, la struttura amministrativa del Paese, e via dicendo.

Ci pensi, caro Nonno, anche il Senato è eletto a suffragio universale e diretto, ha la durata di cinque anni e non è più nominato dal sovrano che sceglieva a suo piacimento, e senza limiti, tra diverse categorie privilegiate di sudditi, compresa quella di chi aveva solo il “merito” di pagare da tre anni – in ragione dei beni posseduti – “tremila lire d’imposizione diretta”.

Oggi non è più possibile diventare Senatore per censo: il “tuo” Senatore, per essere tale, si sarebbe dovuto sottoporre al giudizio degli elettori, e non solo di quelli titolari di una certa imposta; comunque, non lo sarebbe più stato a vta, a meno che allo scadere del mandato non fosse stato sempre rieletto. Oggi la ricchezza, da sola, non è più sufficiente a collocare chiunque in una categoria di privilegiati e a permettergli di sperare di essere chiamato, dopo i quarant’anni, a sedere su uno scanno senatoriale.

Nonno, sto parlando di quella ingente ricchezza che uno non può accumulare solo col proprio lavoro, ma che nasce dallo sfruttamento del lavoro altrui e dall’acquisizione furbesca di beni, come quella che si ebbe allorquando i possedimenti della Chiesa furono incamerati e successivamente messi all’asta, o comunque venduti, dallo Stato. Mi riferisco a ciò che accadde al tempo della dominazione francese, di Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat, e nel periodo post unitario.

All’epoca tu non eri ancora nato o eri troppo giovane, ma tuo padre, o altri nostri antenati, come tanti altri sudditi di Sua Maestà o cittadini della Repubblica Partenopea, ebbero per caso la possibilità di acquistare qualcosa? O, per riferirci solo a tempi più recenti (il periodo successivo alla conquista garibaldina), furono tra quelli (la maggioranza della popolazione) che subirono la “farsa del plebiscito”? Non mi risulta, ad esempio, che un mio bisnonno abbia potuto acquistare alcunché: egli rimase fuori dalle tante “frodi” messe in atto dai funzionari incaricati della vendita dei beni ecclesiastici e dalla corruzione che si accompagnò alla venuta dei Piemontesi.
Ebbe paura della scomunica lanciata dalla Chiesa contro coloro che acquistavano i beni che le erano stati tolti ? O, più realisticamente, non aveva i soldi per pensare di poter fare un qualsiasi acquisto? Probabilmente si trattò dell’una e dell’altra cosa, ma soprattutto della mancanza di soldi. Allora? Aveva ragione Proudhon quando affermava che la proprietà è un furto!

Sarebbe interessante capire come si era formata la ricchezza di alcune famiglie oritane nel corso del XIX secolo e leggere la realtà storica del nostro territorio nel periodo successivo alla costituzione del Regno d’Italia con un’ottica diversa da quella risorgimentale o del conquistatore piemontese, sostenuto dai tanti interessati fiancheggiatori locali. Ciò sicuramente non cambierebbe i termini della situazione attuale, ma forse potrebbe aiutare a capire meglio l’insorgere della questione meridionale e potrebbe portare a qualche indicazione utile a superare il divario tuttora esistente tra nord e sud d’Italia. Scusami questa divagazione, Nonno. Mi sono lasciato pendere dal tentativo di capire come si era formato un certo modo di pensare e di vivere che ha caratterizzato l’epoca in cui tu sei vissuto, anche per cercare di spiegarmi la tua scrupolosa fedeltà ad una famiglia e la tua morte in povertà.

Alcune novità della nuova Carta Costituzionale. Il peggioramento della tua salute non ti consentì di fermarti con noi ancora per qualche tempo e di conoscere il testo della nuova Costituzione; di scoprire che, dopo la dolorosa esperienza delle due guerre e lo sgomento per le conseguenze dell’esplosione nucleare (Hiroshima e Nagasaki), l’Italia repubblicana, quella del tricolore senza più l’emblema dei Savoia, sarebbe stata propugnatrice di pace; di renderti conto che, soprattutto per volontà di chi era stato maggiormente provato dalla dolorosa esperienza della dittatura, l’Italia si avviava a diventare un Paese libero, dove a tutti i cittadini veniva riconosciuta la libertà di “associarsi”, di professare la "propria fede religiosa”, di esprimere “il proprio pensiero” a mezzo di una stampa non più soggetta a censura, di istruirsi, esercitare un lavoro e partecipare responsabilmente alla vita della Comunità.

Avresti pure scoperto che la nuova Carta costituzionale, oltre ad una serie di tutele personali, prevede anche la tutela del “paesaggio” e del “patrimonio storico e artistico”, per cui a nessuno sarà mai più consentito di alterare quanto i nostri antenati ci hanno trasmesso.

Se avessi potuto leggere la nuova Costituzione, ti saresti accorto, caro Nonno, che nella nuova Italia i titoli nobiliari non sono più riconosciuti e che tutti i cittadini sono considerati “signori”, con pari dignità sociale, giuridica e politica: tutti sono portatori di diritti e sono tenuti ad assolvere i doveri fondamentali su cui si regge la convivenza civile.

Probabilmente tu avresti provato difficoltà a rivolgerti al Conte non chiamandolo “Signor Conte”, come ti era stato inculcato di fare dopo l’acquisizione del titolo per il restauro del Castello; forse avresti faticato a convincerti che il “don” veniva riservato solo ai preti, oppure non ti sarebbe stato facile abituarti a non toglierti il berretto e a non fare ala al passaggio di un “galantuomo”.

La permuta del Castello con palazzo Martini. Avevi superato d’un pezzo i cinquant’anni e da un anno eri vedovo con cinque figli, di cui una bambina di appena dieci anni, quando un intreccio di interessi si concluse, tra l’altro, con la permuta del palazzo Martini col Castello medioevale: il Municipio ebbe una dimora dignitosa per i suoi Uffici e la famiglia Martini Carissimo divenne proprietaria del Castello, ridotto quasi ad un rudere per effetto del “ciclone” del ‘97 e dell’incuria in cui versava da troppi anni. Queste cose tu le conosci certamente meglio di me, che le ho apprese dal racconto di mio padre e dei miei zii. Ricordi pure quel che accadde quando si trattò di liberare i locali del piano terra del palazzo Martini, ove abitavano le famiglie di alcuni dipendenti “ti lu Signurinu”, tra le quali la tua, che occupava i locali rispondenti ai numeri civici 2, 4 e 6 di via Municipio. Il Com.re Martini Carissimo allora chiese ed ottenne dal Podestà l’usufrutto di quei locali per dieci anni, probabilmente tenendo presente l’età media dei capifamiglia interessati e forse anche la tua resistenza a trasferirti in altra abitazione per ragioni affettive: lì era morta prematuramente la nonna e lì volevi rimanere e sei rimasto sino alla fine dei tuoi giorni, pagando un canone di fitto al Comune allo scadere del periodo dell’usufrutto.
Dopo il restauro del Castello ricordi pure le operazioni di trasloco della famiglia Martini Carissimo: io ho sentito parlarne da bambino e, a suo tempo, rimasi colpito da alcuni episodi legati al trasferimento della cantina, nella quale erano conservate bottiglie di vino tanto vecchio che non aveva più né odore né sapore di vino (si parlava di vino imbottigliato oltre cento anni prima). Come pure ricordi il trasferimento degli Uffici comunali nella nuova sede: io ho sentito parlare di mezzi rudimentali utilizzati per il trasporto delle suppellettili e dei documenti, e delle tante carte perse, di copie di deliberazioni che divennero carta da imballaggio per i negozianti della piazza.
C’è stata certamente qualche esagerazione in questo racconto, ma di fatto l’archivio del Comune, sino a quando non è stato ordinato dall’archivista Gino Frascone (anni sessanta del secolo scorso), era un ammasso confuso di carte, dove non sempre si riusciva a trovare i documenti. Nonostante la sistemazione data da Frascone, ancora oggi chi vuole condurre una ricerca nell’archivio comunale avverte le conseguenze di quel trasloco: i documenti smarriti non ci sono più!

Stralci della deliberazione n. 137 del 20 maggio 1933. Non so se tu, all’epoca, hai potuto conoscere i termini della permuta del Castello con Palazzo Martini. Ad ogni buon fine ora ti riporto qualche stralcio della deliberazione del Podestà n. 137 del 20 maggio 1933, allegata all’atto del notaio Luca di Castri, redatto in Oria addì 4 dicembre 1933: “ Omissis ....... Considerato che il Commendatore Martini Carissimo ............ si offre di permutare il suo vasto edificio per essere convertito in Municipio con l’antico Castello Svevo di proprietà del Comune riserbando a sé per soli 10 anni l’usufrutto sui vani a pianterreno del suo immobile ........ Considerato che il Castello Svevo è completamente diruto e richiede una spesa non lieve per essere restaurato, .......... il detto Castello non à alcun valore venale, pure con i suoi pregi storici ed artistici può rappresentare un valore pari a quello che il Com.re Martini Carissimo offre in permuta e che si determina in lire cinquantamila .....” omissis ....... delibera ...... di “permutare col Comm. Avv. Giuseppe Martini Carissimo il Castello Svevo col Palazzo di sua proprietà, riconoscendo a lui il diritto di usufrutto sulle proprietà terranee sopra annunziate per la durata di dieci anni consecutivi. Il detto Com.re Martini Carissimo restaurerà il Castello come meglio crederà, dandone avviso alla Sopraintendenza alle Antichità e Belle Arti, e farà visitare le torri nei giorni e nelle ore che egli stesso vorrà designare a quei cittadini e forestieri che vi si recheranno a scopo culturale e storico.” Omissis ......
Il regalo del Podestà.
Caro Nonno, il Podestà fece un bel regalo al Commendatore, ignorando molte cose e limitandosi a porre una sola condizione e in termini assai vaghi. Ti voglio citare alcune delle cose trascurate: la cripta dei Santi Crisanto e Daria con affreschi bizantini, o i resti della Chiesa medioevale demolita per la costruzione del Castello come ampliamento della preesistente fortezza normanna [alcuni capitelli e resti di colonne sparsi nel giardino interno e successivamente sistemati sul perimetro della cripta; resti delle pareti esterne dell’antica Cattedrale inglobati nelle mura terrapienate del lato sud (tratto compreso tra la Torre del Salto e quella del Cavaliere) e visibili ancora oggi dal giardino interno (piazza d’armi)].
Ti sto parlando di elementi d’inestimabile valore, di testimonianze della nostra storia, ignorate ma esistenti, allora come ora. Proprio così! Ancora oggi continuano ad essere ignorate, anche se sono lì, visibili e sfruttate per l’itinerario di visita al Castello.
Alcune confidenze.
Non ti meravigliare! Molte cose sono cambiate in quest’ultimo decennio, da quando l’ultimo Conte, il povero Gennaro Martini Carissimo, prematuramente si è trovato nelle condizioni di non potersi più occupare delle sue cose. Ti ricordi di Chiuti? Non puoi non ricordarlo, gli eri molto affezionato, come mio padre, che mi parlava spesso di lui. Era cresciuto e stava per diventare architetto, quando tu sei andato via. Ha avuto un buon rapporto con gli Oritani, è stato presente nella Comunità non solo per i suoi interessi locali, ma pure come elemento attivo all’interno della Pro Loco, di cui è stato socio fondatore e presidente per otto anni. Determinante fu il suo apporto di idee (e non solo), quando un gruppo di Amici, quasi cinquant’anni or sono, traendo spunto dalla presenza in Oria del Castello federiciano, pensò di organizzare la manifestazione rievocativo-spettacolare del Corteo storico di Federico II – Torneo dei Rioni, le Giornate Federiciane (giornate di studio a livello internazionale, svolte nel salone del Castello), il Gemellaggio con la cittadina tedesca di Lorch (solo per citare alcune delle iniziative che negli ultimi cinquant’anni hanno maggiormente inciso sullo sviluppo culturale e turistico della Città). Anche come professionista era molto apprezzato: il Consiglio comunale gli affidò l’incarico di elaborare il piano di fabbricazione della Città, che tuttora è in vigore dopo circa quarant’anni, sia pure con alcune varianti apportate nella seconda metà degli anni settanta.

Chiuti, come talvolta era ancora chiamato affettuosamente dalla moglie, quasi sei anni or sono, il 24 ottobre 2001, dopo una malattia abbastanza lunga, è deceduto in Roma: era nato il 27 maggio 1926. La sua morte ha suscitato dolore nella popolazione di Oria, che ha dovuto prendere atto della scomparsa dell’ultimo rappresentante maschio di una delle più antiche famiglie oritane, sopravvissuta alla scomparsa della civiltà contadina. Con la morte del Conte Gennaro anche la famiglia Martini era destinata ad estinguersi: il salvataggio tentato con l’aggancio ai Carissimo ne aveva assicurato la sopravvivenza per poco più di un secolo. Si concludeva decisamente un’epoca e si cominciava a temere per la sorte del Castello.
Alcune confidenze.
Il problema del futuro del Castello già da diversi anni assillava il Conte: egli era molto legato al “suo” Castello, che col titolo di “Conte di Castel d’Oria” in qualche modo era entrato a far parte del suo stesso cognome, come pure era molto legato a tutto ciò che poteva mantenere vivo il nome dei Martini.
Verso la fine degli anni sessanta ebbi modo di parlare con lui dell’Ospedale “Martini”, in occasione di una ricognizione sulla situazione dell’Ente, disposta dal Medico Provinciale per conto del Ministero. All’epoca in Oria vi era ancora, sia pure sulla carta, l’ente ospedaliero col suo Consiglio di Amministrazione composto dal Vescovo, dal presidente dell’E. C. A., dal Sindaco e dal Conte, quale rappresentante della famiglia Martini, mentre i locali erano occupati dalle suore di San Barsanofio. Gli chiesi la disponibilità a ripristinare l’ospedale e con prontezza mi rispose che era disposto a tutto, purché ne fosse conservato il nome.
Non se ne fece niente per diversi motivi, che esulano dal discorso di oggi.

Qualche anno più tardi ebbi modo di raccogliere dal Conte alcune confidenze: una del tutto personale, della quale preferisco non parlare, e un’altra relativa al suo desiderio di assicurare un futuro al Castello mediante una fondazione.
Ebbi l’impressione che l’oggetto della prima confidenza potesse essere collegato al problema del Castello, ma non andai oltre la sua confidenza spontanea. Ci lasciammo col proposito di riprendere il discorso in altro momento. Per rispetto io non sono più tornato sull’argomento, intanto gli anni sono passati e gli eventi sono precipitati, soprattutto per quanto concerne le condizioni di salute del Conte.

I Conti di Castel d’Oria, il Castello e la Città. Il Conte Gennaro Martini Carissimo era “geloso” del Castello, ma era consapevole del suo valore strettamente legato alla Città. Giustamente lo considerava la “sua” casa, ma non esitava a metterlo a disposizione della Città quando questa, direttamente o indirettamente, organizzava iniziative di grande rilievo culturale o turistico, oppure quando aveva occasione di ricevere ospiti di particolare riguardo, italiani o stranieri. In questi casi, da solo o unitamente alla signora Contessa, faceva gli onori di casa, ricevendo gli ospiti, accompagnandoli nella visita e non facendo mai mancare un rinfresco.
Nei periodi in cui non era in Oria, a volte, per adempiere a questo compito, egli veniva appositamente da Roma; quando proprio non gli era possibile essere presente, delegava qualcuno della famiglia a rappresentarlo. In più di una circostanza ha delegato uno dei cugini Carissimo di Francavilla. Non era disposto a speculare sul Castello, o a consentire che altri lo facessero: pare che abbia rifiutato non poche offerte apprezzabili e generose. Più di una volta mi ha detto di scoraggiare chi avesse avuto idea di fare richieste d’uso sia pure di una parte del Castello.

Al di là del vincolo contenuto nell’atto di permuta (visita alle Torri), don Gennaro ha avuto sempre (come il padre) un atteggiamento di liberalità. Per le visite faceva pagare un biglietto, il cui costo era molto basso. Il ricavato serviva come compenso all’addetto alle Torri. Quando poteva, operava degli interventi per migliorare le condizioni di visita. Una volta gli proposi di mettere nelle Torri degli apparecchi che, oltre alle notizie sul Castello, ne mostrassero le immagini più significative, anche degli interni. Non fu d’accordo: temeva che non fosse positivo mostrare immagini di ciò che non si poteva visitare. In quella circostanza mi parlò della possibilità di allestire nella Torre del Salto una mostra delle tavole elaborate al tempo del restauro, ma non se ne fece niente.

Come il padre, il Conte Gennaro era curioso di conoscere gli aspetti reconditi del Castello. Nei primi anni cinquanta del secolo scorso, era vivo il padre, una squadra di operai fu impegnata, per un paio d’anni, nel periodo estivo, a svuotare un camminamento sotto gli spalti alla base della Torre Quadrata - lato ovest; in tempi più recenti il Conte mi parlò di un sondaggio fatto a proprie spese al piano terreno della Torre Quadrata, in corrispondenza del portale che si vede sul lato sud: mi disse dell’esistenza di un ampio locale colmo di materiale di risulta. Desiderava recuperare quel locale, ma necessitavano le autorizzazioni e soprattutto i finanziamenti.

Il Conte Gennaro Martini Carissimo teneva molto a migliorare la visibilità del Castello dall’esterno. A tal fine fece ridurre l’altezza del muro sulla porta riservata al pubblico per l’accesso alle Torri, ma subì il furto dei reperti archeologici più interessanti contenuti nelle bacheche situate nel salone che precede l’ingresso alla Torre Quadrata. La sostituzione della parte di muro abbattuta con filo spinato intrecciato non fermò la mano dei ladri, che tornarono una seconda volta e ripulirono quasi del tutto il Museo.

Gli eredi e la vendita del Castello. L’amore particolare dimostrato per il Castello dalla famiglia Martini Carissimo, per due generazioni, lasciava sperare che gli eredi si sarebbero preoccupati della gestione e si sarebbero mossi nella direzione della fondazione, coinvolgendo anche gli Enti territoriali per assicurare una maggiore solidità all’iniziativa. Si riteneva che avrebbero valutato la situazione in maniera più rispondente al desiderio del padre, a loro certamente noto.

Le cose sono andate diversamente: il 2 luglio 2007 il Castello di Oria è stato venduto alla Borgo Ducale s.r.l., per la somma di 7.750.000,00 euro. La cifra è certamente interessante, caro Nonno, ma a me pare che il Castello sia stato sottostimato (e non sono il solo a pensare ciò).

L’Amministrazione Comunale, non disponendo di una tale somma e non avendo adeguata capacità d’indebitamento, ha tentato di giungere ad un accordo di programma con la Regione Puglia, la Provincia di Brindisi e il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali per esercitare il diritto di prelazione, ma non si è concluso nulla e, scaduti i termini fissati dalla legge, la Borgo Ducale s.r.l., redatto l’atto di constatazione, prenderà possesso dell’immobile, con buona pace di tutti.

Col Castello è stato venduto l’ampio parco, posto sul lato occidentale, con affaccio sulla via G. D’Oria. Io ho un buon ricordo del parco, che dividerei in due parti. Una più antica, già esistente nel 1948, dove tra i cipressi era nascosto, e protetto dalla tramontana, un rigoglioso agrumeto; l’altra più recente, ove la piantumazione di pini, cipressi ed altre piante ornamentali fu fatta nell’autunno del 1948, e che terminava sulla via G. D’Oria con un filare di mandorli, che a primavera, al tempo della fioritura, offrivano una veduta stupenda. Nella prima parte era compresa la casetta per civile abitazione, cui si accede dalla via San Salvatore, nella quale viveva la famiglia dell’allora custode del Castello; nella seconda parte, lungo il confine con l’attuale striscia di terreno di proprietà comunale, vi era un’altra casetta delle medesime dimensioni, dove si trasferiva nei mesi estivi la mia famiglia, a partire dall’estate del 1949, dopo che mio padre aveva deciso di lasciare i terreni che per tanti anni aveva tenuto in fitto a S. Cosimo.
La mia famiglia ha utilizzato quella casetta sino alla fine degli anni cinquanta.

Quanti ricordi! Due volte alla settimana veniva un giovane ad innaffiare le piante (se ne sono succeduti almeno tre). Il terreno in forte pendio era ordinato in più terrazzi, su ognuno dei quali si trovava un rubinetto con un serbatoio per l’acqua. Su uno di questi terrazzi gli alberi erano stati disposti in modo da poter realizzare un campo da tennis. Si passava da un terrazzo all’altro mediante una serie di piccole rampe di tufo, appositamente costruite. Scendendo dal Castello, sul secondo terrazzo o sul quarto, dipende da dove
lo si guarda, era stata costruita una grande vasca, dalla quale partiva la tubazione che portava l’acqua su ogni terrazzo. Mi è stato detto che quella vasca è stata trasformata in piscina.

Alcune considerazioni su episodi connessi con la vendita.
Nella procedura di vendita del Castello e nelle vicende ad essa collegate si può notare qualche stranezza. Viene spontaneo chiedersi come mai la trattativa, che certamente è stata lunga e non facile, si sia svolta in assoluta segretezza, e addirittura sviando l’Amministrazione Comunale; oppure perché non sia stata data notizia agli Enti interessati alla prelazione nei termini voluti dalla legge; o cosa abbia spinto la Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio e per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico delle Provincie di Brindisi, Lecce e Taranto a sottolineare che, pur trattandosi di “edificio di particolare interesse storico-artistico”, “non ... appare opportuno l’acquisto (del Castello) in quanto non è possibile destinarlo ai fini d’Istituto”, esprimendo un parere – sembra – non pertinente alla sua funzione.
A me pare strano pure l’atteggiamento polemico e molto duro degli eredi nei confronti dell’Amministrazione Comunale, di quella attuale e di quelle passate. In una conferenza stampa è stato spiegato che il Castello è stato venduto perché ha bisogno di interventi di restauro urgenti e costosi, del presumibile importo di cinque milioni di euro, che gli attuali proprietari non possono spendere. Nella stessa conferenza stampa, una rappresentante della famiglia – stando a quanto riportato in virgolette nel resoconto giornalistico – avrebbe dichiarato: “Il Comune di Oria ci ha voltato le spalle”; e poi ha proseguito dicendo che, tra i diversi aspiranti all’acquisto, l’acquirente è stato scelto con cura, sulla base delle garanzie offerte, anche se ciò ha comportato per i proprietari la perdita di quasi un milione di euro. La stessa signora ha assicurato che il Castello sarà restaurato e reso più fruibile con “l’apertura di altri spazi museali”, che la Fondazione “Martini Carissimo” aprirà gli “archivi privati” che contengono “documenti inediti e di grande valore sulla storia del Castello, di Oria e della ... famiglia”, concludendo poi con una ‘ammonizione’ rivolta alla Città, in cui si evidenzia che per mantenere “il ‘bel Castello’ non deve entrarci il pubblico”. Sarebbe utile, caro Nonno, che tu leggessi il resoconto di quella conferenza
stampa. Ne ho una copia, potrei inviartela: potresti capire meglio l’animo di una delle ultime rappresentanti di quella famiglia che tu hai servito con tanta devozione per tutta la vita! Pensa che ha esordito dicendo: “Io adoro Oria. Voglio bene ai cittadini come ai miei dipendenti”. La frase è riportata in virgolette e finora non è stata smentita. Se è vera, lascio a te ogni considerazione.

Non si capisce bene l’atteggiamento assunto dalla Regione Puglia che ha disertato l’incontro del 27 agosto in Oria, convocato dal Sindaco su deliberazione unanime de Consiglio Comunale, e non si è presentata all’appuntamento presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, concordato e organizzato dai suoi stessi rappresentanti.

Si ha l’impressione che, approfittando delle difficoltà finanziarie degli Enti, sia stata ordita una trama perché fal lisse il tentativo messo in atto dal Comune, e sostenuto dalla Provincia, di raggiungere un accordo di programma per acquisire al patrimonio pubblico un monumento di grande interesse culturale e turistico. Forse, per tranquillità di tutti, sarebbe opportuno che la Magistratura, la Guardia di Finanza ed altri organi preposti a garantire il rispetto delle norme controllassero come si sono svolti i fatti.

L’opinione pubblica oritana: una Torre di Babele. Sulla questione del Castello, com’era facilmente prevedibile, nell’opinione pubblica si è creata una grande confusione, tuttavia si possono cogliere tre orientamenti:
1. lasciare che il Castello passi da un privato ad un altro privato, fissando dei paletti di garanzia;
2. predisporre un programma pubblico-privato per l’acquisto e la gestione del Castello;
3. sostenere il Comune nel tentativo di esercitare il diritto di prelazione.

La confusione nasce da una conoscenza parziale e, a volte, non sufficientemente chiara della questione. A ingarbugliare ancor più il discorso hanno contribuito gli interventi di alcuni non tanto disinteressati sedicenti “storici” forestieri.


Oggi il problema è in questi termini: il Castello è stato venduto ad una S.R.L., la quale entrerà in possesso dell’immobile alla scadenza dei termini fissati dalla legge per l’esercizio del diritto di prelazione. Di conseguenza si tratta solo di stabilire se esercitare o meno tale diritto. Per le notorie difficoltà economiche e finanziarie in cui versa il Comune, l’Amministrazione Comunale di Oria ha ritenuto di promuovere un incontro tra i rappresentanti degli Enti territoriali, cui è riservato l’esercizio di tale diritto, per verificare se sussiste la possibilità di giungere ad un accordo di programma. Questo tentativo, purtroppo, sembra destinato a naufragare. Pazienza, non si può fare niente, ma si è provato!

Non si può rinunciare a priori a questo tentativo, semplicemente perché “privato” è bello. Né è possibile orientarsi verso il privato solo perché nella gestione pubblica del patrimonio comunale si riscontrano esperienze negative: ciò significa ignorare il valore non localistico di un accordo di programma tra Enti diversi. Non si può confondere la gestione del palazzetto dello sport o della villa comunale con quella di un contenitore culturale come il Castello, basata su un accordo di programma tra Comune, Provincia, Regione e Stato. Senza trascurare la distinzione tra “proprietà” e “gestione”, e che niente impedisce che un bene pubblico sia gestito da un privato: acquisita la proprietà del Castello, con le dovute garanzie la gestione potrebbe essere affidata ad un privato.

Appare incomprensibile la posizione di coloro che si dichiarano favorevoli alla vendita del Castello ad un privato, sostenendo la necessità di fissare precisi paletti a garanzia dell’interesse pubblico. A costoro evidentemente sfuggono i termini reali della questione: il Castello è stato già venduto e il momento dei “paletti” è già passato! Non solo, ma per porre una condizione qualsiasi, a chicchessia, è necessario avere il potere di farlo. Nel caso specifico questo potere coincide con la proprietà: solo il proprietario può porre all’acquirente una condizione, anche in favore di un terzo. In termini più espliciti: solo gli eredi Martini Carissimo, al momento della stesura dell’atto di vendita, avrebbero potuto porre all’acquirente
condizioni in favore del Comune di Oria, come hanno fatto per quanto concerne il divieto alla Borgo Ducale di utilizzare “in alcun modo, neanche a livello personale o commerciale, il nome, il titolo nobiliare e/o gli stemmi araldici” della famiglia.
Ma questo non è accaduto! Anzi, al Comune si è data informazione a cose fatte, e indirettamente, e probabilmente solo perché imposto dalla legge.

Chi sostiene, poi, l’intesa tra pubblico e privato non tiene conto del fatto che una simile intesa avrebbe dovuto precedere la vendita. La possibilità di tale intesa, oggi, non sussiste neppure per la gestione.

Sembra assurda, infine, la posizione di qualcuno che in una pubblica assemblea, dopo aver evidenziato – con arrogante atteggiamento autoreferenziale – le sue ottime qualità di pubblico amministratore, ha sostenuto di essere per il pubblico, come consigliere comunale, e per il privato, come persona o semplice cittadino.

Siamo veramente alla Torre di Babele! E intanto il Castello passa nelle mani di un altro privato, e precisamente di una S.R.L..


Speranze. Personalmente non ho nulla contro il privato e tanto meno nei confronti della Società che ha acquistato il Castello.
Non conosco le persone che la costituiscono o la rappresentano, per cui, anche se volessi, non potrei esprimere un giudizio. Io non intendo formulare alcun giudizio, mi limito a fare una sola considerazione: l’acquirente del Castello è una S.R.L. con una specifica ragione sociale, con capitale versato di centomila euro, con fatturato annuo di dieci milioni di euro e con circa duecento dipendenti (sono notizie di stampa). Questo lascia facilmente intuire l’uso che sarà fatto del Castello.

Non si può pretendere che una somma così ingente (sette milioni e cinquecento mila per l’acquisto dell’immobile, cinque milioni per il restauro e non so quanti altri milioni di euro per l’arredamento) non debba fare ritorno con gli interessi nel volgere di alcuni anni. Un imprenditore non sarebbe tale, se non pensasse d’impiegare il denaro in attività capaci di produrre utili.

Noi dobbiamo augurarci solo tre cose che io ritengo di fondamentale importanza:
a) non sia stravolto il “valore” originario del Castello, quale monumento in cui sono stratificati i segni di epoche storiche diverse, dalle più remote e leggendarie alle più recenti;
b) il Castello sia mantenuto con la stessa cura, attenta e scrupolosa, dimostrata dal Conte Giuseppe Martini Carissimo e dal figlio Gennaro;
c) sia mantenuto vivo il rapporto con la Città, in modo che gli Oritani possano continuare a considerare il Castello come il simbolo della stessa Oria.

Si spera che il Castello non cessi di essere un contenitore culturale e che le sue sale siano mantenute aperte ai bisogni della Città. Chi non ricorda le giornate di studio su Federico II, organizzate a livello internazionale dalla Pro Loco prima e dalla Società di Storia Patria poi? O le giornate di studio su Quinto Mario Corrado? O ancora le celebrazioni del ventennale del gemellaggio con Lorch? Solo per fare qualche esempio.

La speranza degli Oritani è che i nuovi proprietari siano ospiti attenti, premurosi e generosi, come lo sono stati i Conti Martini Carissimo, i quali – anche se giustamente gelosi della sfera privata – non hanno mai negato l’ospitalità a iniziative o a presenze che potessero tornare utili alla vita culturale e sociale della Comunità.

Io penso che la Borgo Ducale abbia tutto l’interesse a mantenere gli impegni riportati in alcune dichiarazioni di stampa e ribaditi in una lettera all’Amministrazione Comunale, e precisamente:
adibire il Castello, “coerentemente con la sua storia e la sua struttura austera”, ad “elitario ‘centro convegni’ dalla forte impronta culturale, evidenziata dalla creazione ...... di un suggestivo percorso museale”, più ampio di quello attuale;
non sottrarre il Castello alla Comunità oritana “e ancora meno” disattendere gli impegni assunti con il Comune di Oria dai Conti Martini Carissimo”.

Caro Nonno, tu mi chiederai – ne sono certo – qualche precisazione sul secondo impegno, che sembra troppo generico se si tiene conto dell’ancora più generico vincolo contenuto nell’atto di permuta del 1933. Cosa vuoi che ti dica? Non va trascurato che i Conti Giuseppe e Gennaro Martini Carissimo, sia pure per propria liberalità, sono andati ben oltre il vincolo giuridico e hanno avuto sempre tanta accortezza nei confronti della Città. Tu mi osserverai che il problema oggi si pone in termini diversi rispetto al passato: con la famiglia Martini Carissimo il privato era una persona; con la Borgo Ducale il

privato è una S.R.L.. Questa cosa, in verità, non mi sembra di poco conto. Qualcuno teme che con la Società sia stato messo a rischio, per il futuro, il diritto di prelazione, anche per eventi che, indipendentemente dalla volontà degli attuali soci, potrebbero influire sull’assetto societario. Io non so veramente cosa dirti in proposito, né sono in grado di suggerire come sia possibile, ad esempio, tutelare il diritto di prelazione degli Enti territoriali di fronte ad un malaugurato caso di fallimento della S.R.L.. Sarebbe opportuno sentire un esperto. Forse nella stipula dell’atto di vendita questo aspetto poteva essere definito, ma i proprietari lo hanno ignorato. Il problema merita veramente un’attenta riflessione.

Un timore ed alcuni ricordi. Sarebbe cosa veramente grave se di fatto si dovesse negare agli Oritani la possibilità di visitare il Castello per l’alto costo del biglietto d’ingresso, secondo una tendenza già in atto, o se si dovesse impedire per lo stesso motivo la visita alle scolaresche. Tutti devono pagare il biglietto, ma ai paesani che considerano il Castello come proprio, alle scolaresche di Oria che hanno il diritto-dovere di acquisire una buona conoscenza del loro territorio, quindi anche del Castello (ovviamente mi riferisco alla parte più specificamente monumentale), dovrebbe essere riservato qualche privilegio: attraverso il Castello, la sua storia e la sua funzione nella storia, i ragazzi di Oria possono conoscere meglio non pochi aspetti del proprio passato e del passato della nazione, dell’Europa e del mondo.

Molti docenti che hanno lavorato nella Scuola Media “E. Fermi” e tanti ex alunni della stessa Scuola ricordano lo studio delle unità tematiche pluridisciplinari sul territorio che iniziavano o si concludevano sul Castello, o le numerose esperienze di guida a scolaresche forestiere nella visita al Centro storico, secondo itinerari diversamente articolati, ma che terminavano sempre al Castello e alla Cattedrale. Quante ricerche sono state fatte sul Castello, quante volte la sua pianta è stata disegnata sulle lavagne! Quanti viaggi d’istruzione sono stati compiuti in Umbria (Perugia, Gubbio e Assisi) per favorire negli alunni la formazione di una coscienza turistica e soprattutto per offrire loro un’occasione pratica per comprendere meglio come elementi della storia (Perugia e Gubbio) e della vita religiosa (Assisi) possono essere utilmente coniugati per la promozione del turismo anche in Oria, utilizzando la presenza del Castello, del Centro storico e del Santuario di San Cosimo.

Caro Nonno, mi auguro che di ciò non resti solo il ricordo.
Spero che queste attività siano riprese e rinvigorite, perché possono tornare utili alla formazione della coscienza turistica, presupposto essenziale – ripeto – per la promozione del turismo, che è fatto di conservazione e valorizzazione dei monumenti, di arricchimento delle offerte culturali e di accoglienza (dal civismo alle strutture).
Alcune proposte.
Le iniziative sorte nella nostra Città per la presenza del Castello vanno rilanciate e sviluppate con uno sforzo di qualificazione serio e costante. Mi riferisco principalmente al Corteo Storico di Federico II – Torneo dei Rioni, che quest’anno ha celebrato la sua quarantesima edizione e che col passare degli anni ha certamente pervaso, per molti aspetti, la vita culturale ed economica di Oria, ma che ancora non ha sviluppato tutte le sue intrinseche potenzialità di richiamo turistico ed ogni anno si ripropone con i problemi di sempre, che alla lunga potranno smorzare l’entusiasmo degli organizzatori.

I rapporti con Lorch e, attraverso gli amici della Città gemella, con i Tedeschi in genere vanno rilanciati, riprendendo in termini nuovi l’antico sogno del “villaggio turistico”, anche mediante convenzioni con strutture già esistenti o da realizzare, utilizzando soprattutto il centro storico ed incentivando a tal fine l’iniziativa privata.

Le Giornate Federiciane non possono essere sepolte, vanno iorganizzate, con la Società di Storia Patria o con altri organismi culturali che già esistono sul territorio o che si possono costituire, tenendo presente che, oltre all’Università di Bari, vi è pure quella di Lecce.

Oria deve poter richiamare l’attenzione dei turisti per sé stessa, per i suoi intrinseci valori, per le sue caratteristiche culturali, storiche, paesaggistiche, architettoniche, per il civismo dei suoi abitanti, per l’ospitalità delle sue strutture, per un suo collegamento (che non è difficile creare) con le vicine spiagge dello Ionio, che sono tra le più belle d’Italia, e non solo per le iniziative che si concentrano nel periodo di luglio-agosto, si accavallano l’una all’altra e si sviliscono l’una con l’altra. Delle tante iniziative bisogna scegliere le più significative e concentrare su di esse l’impegno e le risorse disponibili.

Sarebbe anche il caso di cominciare a mettere un freno all’uso delle risorse pubbliche e di fare uno sforzo di coordinamento per una giusta utilizzazione di quelle private. Occorrerebbe pure evitare di continuare a spremere gli sponsor (sempre gli stessi soggetti), ai quali ci si rivolge per qualsiasi iniziativa, a volte anche insignificante, inutile o addirittura controproducente.

Sarebbe opportuno riunire gli operatori economici locali (potenziali sponsor) intorno ad un tavolo per definire insieme un progetto di iniziative valide, sul quale chiedere la collaborazione delle associazioni che operano sul territorio, riservando ad ognuna uno spazio consono alle proprie competenze.

Il denaro pubblico, che oggi si disperde in tanti rivoli, potrebbe essere utilizzato diversamente: basta guardarsi intorno per rendersi conto di tante piccole cose che con costi assai modesti potrebbero essere curate meglio e potrebbero contribuire ad accrescere il richiamo turistico della nostra Città.

Bisogna dare una svolta ad una consuetudine che produce molto poco e non di lunga durata.

Alcuni cambiamenti avvenuti nella Città di Oria. Caro Nonno, quanto ti ho scritto ti ha certamente angustiato, ma tu non potevi non sapere, anche per comprendere la posizione, le richieste e la sofferenza della stragrande maggioranza degli Oritani di oggi.

L’odierna Oria è molto diversa da quella che tu hai lasciata. Anche il suo aspetto fisico è cambiato. Il centro abitato si è esteso oltre la circamenia da te conosciuta, segnata dalle vie Mario Pagano, Giacinto d’Oria e Dragonetto Bonifacio. Dove un tempo c’erano vigneti o alberi d’ulivo secolari o coltivazioni di ortaggi, oppure terreni “montuosi” e poco produttivi, oggi ci sono edifici pubblici, case, piazze e strade. L’edificio scolastico realizzato nei primi decenni del secolo scorso sull’area dell’antico convento dei Celestini
non è il solo destinato alla scuola elementare. Ne è stato fabbricato un altro in contrada Monte Paolotti; altri due sono stati costruiti per la Scuola Media ed altri ancora per la Materna. È stato costruito pure un carcere mandamentale, mai entrato in funzione e poi trasformato a sede per il Liceo Scientifico. In Oria oggi è presente l’insegnamento secondario superiore, con una sezione del Liceo Scientifico ed un’altra dell’Istituto Tecnico per il Turismo. Dove durante l’ultima guerra si trovavano le baracche dei militari, all’inizio di via Crocifisso (ora via Erodoto), si trova il nuovo Municipio.
In contrada Beneficio è sorta una grande struttura, che avrebbe dovuto ospitare l’Istituto Profilattico per Bambini Cardioreumatici, mai realizzato. Attualmente vi sono allogati alcuni servizi e Uffici sanitari, un secondo Ufficio postale (il primo non è più sotto il vecchio Municipio, ma in Piazza Giustino de Iacobis, dove all’epoca tua c’era il palazzo della G.I.L.), la Caserma dei Carabinieri (prima della tua partenza si trovava in via Francesco Milizia), gli Uffici di alcuni servizi sociali impensabili ai tuoi tempi, come il Consultorio Familiare o la Protezione Civile, o la Cooperativa per l’assistenza ai deboli di mente. Alle spalle di questa struttura, vi è un grande parco, in verità poco sfruttato, il Parco Lorch.

In via Crocifisso o via vecchia per Ostuni, dov’era un vigneto della famiglia Astore, è stata realizzata la Villa Comunale. Il macello non si trova più in via Isonzo, ma in via Torre, fuori dal centro abitato (dopo una recente sistemazione, ancora non funziona). Le strade di Oria, compresi i vicoletti e le viuzze del centro storico, sono servite di luce, gas, acqua e fogna (sono scomparsi i pozzi di acqua sorgiva, le cisterne per l’acqua piovana, i pozzi neri, le fosse per i rifiuti, la “carrizza” e le botticelle per la raccolta delle acque luride).

Il Centro storico si è spopolato, soffre di uno stato di pauroso abbandono; dovrebbe essere opportunamente rivalutato: dove un tempo viveva quasi tutta la popolazione di Oria, ora ci sono meno di duemila anime. Da qualche anno alcuni locali sono stati adattati a “casa vacanze”, ma ancora non vi è un albergo.

In questi ultimi tempi, in Oria, va affermandosi l’attività di ristorazione: sono sorti pab, pizzerie e ristoranti molto frequentati, soprattutto da forestieri.

I collegamenti con i paesi vicini sono buoni, le strade esterne sono asfaltate e funziona un servizio di autocorriere, organizzato a livello provinciale e regionale.

Il convento di San Pasquale, ad opera di padre Annibale Maria di Francia e dei suoi successori, è diventato un enorme Istituto dedicato a S. Antonio: col tempo è cambiata l’organizzazione, ma permangono le stesse finalità. Certamente sai che padre Annibale è diventato Santo; forse non sai che nei locali dell’Antoniano negli anni cinquanta era stato costruito un teatro, che da alcuni anni, ad opera di un coraggioso cittadino francavillese, è stato trasformato in Cinema: ora funziona una ‘multisala’, che è tra le più attrezzate della Provincia ed è inserita in un circuito nazionale di sale cinematografiche, dove sono proiettate sempre pellicole nuove, di prima visione.

Cambiamenti a San Cosimo: il Santuario... San Cosimo, quello che era il “tuo regno”, è completamente cambiato, sia il Santuario e sia la Villa Carissimo. Il primo si è sviluppato, si è arricchito di tante nuove strutture (parcheggi, mercato, casa per il pellegrino, giardino zoologico, bar, negozi) ed è frequentato dai fedeli non più solamente nei giorni dedicati alla festa dei Santi Medici, ma in ogni periodo dell’anno, specialmente nelle belle giornate festive.

Nelle vicinanze del Santuario è stato realizzato, per il Seminario, un complesso edilizio con varie strutture ricreative, utilizzando fondi pubblici e privati, compreso il “mattone” offerto da singoli cittadini. Ora questo grande complesso sembra destinato ad altri usi, certamente nobili, ma che io, come la gran parte degli Oritani, ancora non conosco.

Anche il collegamento Oria-San Cosimo è diverso rispetto al passato. Sia perché è stato istituito un servizio di pullman e sia perché sono state migliorate le strade. Alla strada realizzata ai primi del secolo scorso, quella che tu percorrevi quasi quotidianamente col calesse tirato dal cavallo baio o dalla cavalla col mantello a macchie bianche e nere, se ne sono aggiunte altre, che già esistevano, ma che in questi ultimi anni sono state asfaltate: mi riferisco alla vecchia strada per Lecce, dove sono scomparse le profonde carreggiate, e a quella in terra battuta che attraversava le campagne e proseguiva oltre il Santuario, che con i fondi del Giubileo 2000 è stata allargata e dotata di un percorso pedonale.

Il miglioramento dei collegamenti col Santuario è di grande importanza se si vuole fare del “pellegrino” un “turista”, ossia se si ritiene di utilizzare gli aspetti storici e quelli religiosi per la promozione in Oria di un turismo permanente ed economicamente interessante.
Se i cambiamenti del Santuario sono positivi, la stessa cosa non si può dire per la Villa Carissimo, che attualmente appartiene ad una sorella del Conte.

..... la Villa Carissimo. La Villa, al cui ingresso dalla parte del Santuario è ancora possibile leggere “Labore et Costantia”, è in uno stato di abbandono completo: sono scomparsi gli alberi e le piante ornamentali, i fiori e tutti gli altri numerosi elementi che facevano della Villa un’oasi o, meglio, una zona di paradiso. Non ci sono più i pesci nelle vasche, gli uccelli nella serra, i colombi nelle colombaie. Il grande alveare non esiste più e il palmento, dove ferveva la vita al tempo della vendemmia, è diventato un rudere. Del vicino boschetto è rimasta l’ombra. La Villa oggi è un immenso edificio vuoto e abbandonato, con dei lavori di restauro avviati ma mai conclusi; testimonianza di un’epoca passata e senza ritorno.

Ricordo sempre, caro Nonno, quel caldo pomeriggio estivo, in cui io, ragazzino di sei o sette anni, mi intrattenevo con te e la zia sul piazzale antistante la Villa, che era cosparso di ghiaia bianca (proprio come il piazzale interno del Castello). All’improvviso avvertimmo l’approssimarsi di un’automobile. Tu capisti che era l’automobile del Conte (una delle pochissime auto che allora circolavano in Oria) e, ritenendo non dignitoso il mio modo di vestire (ero scalzo e a torso nudo), mi facesti nascondere in una grande pianta di oleandro, dalla quale potei uscire solo dopo che “lu Signurinu” si era allontanato.

L’ultima volta che sono stato alla Villa (sono passati già molti anni) ho potuto constatare che proprio nella parte del piazzale antistante quell’oleandro riposava un gregge, mentre nel salone dell’ingresso principale vi era una grande massa di olive appena raccolte! Le pecore giacevano più o meno nel luogo in cui, ai tuoi tempi, si trovavano il tavolo e le sedie di ferro smaltato bianco dove, secondo il racconto che più volte ho sentito in famiglia, il Senatore nei giorni precedenti la ricorrenza del suo onomastico (il 19 settembre) era solito ricevere i suoi contadini e gli altri dipendenti che gli portavano gli auguri con un dono, che egli mostrava sempre di gradire e ricambiava.

I terreni di pertinenza della Villa non sono più tenuti a mandorleto, frutteto o agrumeto, con i canali d’irrigazione in pietra: le colture sono cambiate (e cambiano frequentemente), mentre i canali sono stati distrutti. La pompa eolica che serviva per tirare l’acqua da un pozzo inesauribile, l’unico nei dintorni, è ridotta ad un rottame: probabilmente l’acqua viene attinta con un motore ad energia elettrica e forse da un pozzo artesiano.

Anche le grandi vasche, dove negli anni qualcuno per imprudenza ci ha rimesso la vita, sono vuote e abbandonate, come pure i grandi serbatoi inseriti nelle torrette della Villa.

Alcune strade che attraversavano i terreni di pertinenza della Villa sono state modificate e altre - non so quanto legalmente - sono state eliminate (ho il sospetto che qualcuna fosse da considerarsi di uso pubblico, perché per tanti decenni mai era stato impedito a chicchessia di farne uso).

Che tristezza! Tuttavia la Villa ancora non è stata venduta!

Richiamo al turismo e commiato. Così è, caro Nonno! E nessuno di noi può fermare il tempo e il divenire delle cose, che mutano incessantemente e, purtroppo, non sempre in positivo! Ho voluto dirti tutte queste cose perché tu possa renderti conto che in Oria oggi, nonostante tutto, sussistono le condizioni per imprimere un impulso decisivo al turismo, un’attività impensabile nella prima metà del secolo scorso, quando la nostra economia era interamente basata sulla coltivazione della terra e i nostri giovani, se maschi uscivano da Oria solo per il servizio militare, o se femmine in occasione del viaggio di nozze, che era sempre subordinato alla possibilità di poterne sostenere la spesa. Insistere sul turismo oggi significa rilanciare i diversi settori produttivi della nostra Comunità, creare in loco le occasioni di lavoro per tanti giovani ancora costretti ad emigrare, favorire la mobilità sociale e arricchire, in tal modo, il nostro tessuto sociale con quelle risorse necessarie ad una crescita culturale, economica e sociale della Città.

Dopo averti tanto angustiato con questo scritto, che anche se lungo è assolutamente incompleto, ti saluto con un ultimo pensiero rivolto al Castello. Chi arriva in Oria – da nord, da sud, da est o da ovest –, per quanto ancora consentito dalle costruzioni che non sempre hanno rispettato alcuni vincoli necessari a conservare la visibilità del Castello, da lontano ne vede le mura e le Torri, che a sera sono illuminate. Spero che nel futuro non si debba riflettere sull’uso della pubblica illuminazione o sui tanti vincoli urbanistici che derivano agli Oritani dalla presenza del Castello!

Ti lascio con un abbraccio filiale.

Tuo nipote Cosimo

P.S.:
Questa lettera va in stampa quando i termini per la prelazione sono ormai scaduti e la Borgo Ducale s.r.l. può essere considerata a tutti gli effetti la nuova proprietaria del Castello.
Amen!

DISTRIBUZIONE GRATUITA Stampato: dalla Cidue s.r.l. - Oria (Br)

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