venerdì 18 settembre 2009

DOPO 12 ANNI FINALMENTE QUALCOSA SI MUOVE NELLE INDAGINI SULL’OMICIDIO DI DONATO CARBONE.

Un pentito leccese di autoaccusa chiamando in causa l’intero commando

di Vincenzo Sparviero, La Gazzetta del Mezzogiorno, 18.9.2009 - foto www.oratoriosing.it

Sono passati più di dodici anni. E quando la speranza di dare un nome e un volto agli assassini di Donato Carbone sembrava ormai definitivamente persa spunta un pentito - uno di quelli eccellenti - che si autoaccusa dello spietato omicidio chiamando in causa altri affiliati alla Sacra Corona.
Donato Carbone, che aveva 25 anni, lavorava per una ditta che si occupa di fiori. Era l’8maggio il giorno in cui fu ucciso. Carbone era insieme al suo datore di lavoro Mimino Sagace e fu ammazzato durante una rapina. I due stavano rientrando ad Oria ma si trovavano ancora nel Leccese quando il commando di criminali assassini li bloccò chiedendo l’in - casso della giornata.
A fare luce su questo e altri omicidi è stato Dario Toma, un tempo uomo forte del clan De Tommasi di Campi, ora collaboratore di giustizia. Agli inquirenti ha ricostruito le fasi di quella sanguinosa rapina. Il clan, in quel periodo, andava in cerca di soldi per finanziare le proprie attività. Era in atto una sanguinosa faida fra il gruppo di Toma e quello vicino alle famiglie Pellegrino-Presta.
Il primo assalto fu messo a segno sulla Leverano-Porto Cesareo. Una Ford Fiesta nera raggiunse il «Daily» a bordo del quale c’erano Donato Carbone e il suo datore di lavoro Mimino Sagace. Accortosi dei malviventi, Carbone accelerò. Ma fu inutile. Dalla vettura venne esploso un colpo di arma da fuoco che raggiunge il giovane conducente al torace. Il furgone finì fuori strada. I malviventi, incuranti del ferito, aggredirono il commerciante e si fecero consegnare il denaro che aveva con sè: circa due milioni di lire. Donato Carbone morì in ospedale. Sagace riportò ferite gravi. Tre ore dopo, lo stesso commando - sempre secondo il pentito - fu protagonista di nuovo assalto uccidendo un altro lavoratore: Mario Giordano.
Quella di Toma è una confessione. E lui di certo risponderà degli omicidi. Ora si tratta di capire se saranno trovati riscontri per i complici indicati.


Il ricordo di Donato Carbone è ancora molto vivo ad Oria e non solo tra i suoi famigliari. Un gran bravo ragazzo, la cui esistenza fu stroncata da un banda di spietati criminali mentre era al lavoro. A lui, l’oratorio Sing ha dedicato un premio nazionale che ha registrato presenze importanti come Maria Borsellino, don Antonio Mazzi, Magdi Allam: solo per fare qualche nome. Il padre Benito e la madre, dopo l’omicidio, chiesero l’intervento del Presidente della Repubblica per cercare di far luce sull’omicidio. Da allora, però, ben poco è stato fatto sotto il profilo investigativo. Ora spunta un pentito che che si autoaccusa. La speranza è che venga seguita una pista per cercare di chiudere un cerchio che non riportera certo in vita il povero Donato ma servirà (forse) a credere ancora nella giustizia.

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