lunedì 5 novembre 2007

Il convento dei Celestini si cura. Con il micro-onde.

(fonte Il Quotidiano, 5.11.2007)

foto rimossa

C'era una volta, ad Oria, un grande complesso conventuale: una chiesa, un convento in stile barocco ed un giardino adornato da statue e colonnati. Per secoli queste costruzioni, chiamate "dei Celestini", hanno dominato la città e la campagna circostante dal colle più alto, insieme al castello federiciano.
Poi venne il Ventennio e nel 1912 il Duce decise di demolire il convento per far posto ad un'altra costruzione che sarebbe diventata caserma, ospedale ed infine scuola, come ancora è oggi. Nessuno sa com'era nel periodo del suo massimo splendore il complesso dei Celestini, qualcosa però del Palazzo è rimasto: un balcone riccamente istoriato. Si salvò dalla demolizione, fu smontato e ricollocato all'interno del cortile del nuovo edificio pubblico. Oggi sporge da una parete bianca nell'atrio della scuola elementare "De Amicis",visibile solo agli alunni ed ai docenti.
C'è poi un'altra storia: quella di una architrave che adorna la parete esterna della parrocchia di San Francesco di Paola, sempre ad Oria. La chiesa è della fine del Cinquecento, mentre il fregio è almeno di sei secoli più antico e di chiaro gusto bizantino. Da dove viene e perché si trova proprio lì? Secondo gli storici è l'ultima testimonianza del tempietto- cripta dedicato a San Barsanofio che il vescovo Teodosio fece edificare nel lontano 890. Ma non un inserto qualunque: per lo studioso oritano prof. Giuseppe D'Amico, sarebbe una parte del sacello che custodiva il corpo di San Barsanofio. Per intenderci, potrebbe essere una parte del sarcofago miracoloso che, secondo la legenda, indicò ai fedeli dove il santo desiderava riposare, ossia fuori dalle mura. Ora l'architrave se la deve vedere con lo smog e con gli agenti atmosferici che l'anno annerita e corrosa.
Due storie diverse e due epoche diverse, Barocco ed Alto Medioevo, accomunate da un triste destino nel presente: l'abbandono. Legambiente, con la sua iniziativa nazionale Salvalarte, presentata l'altro giorno presso Palazzo Martini alla presenza delle autorità cittadine, ha deciso di adottarle e di farle rinascere. Insieme al restauro, che verrà curato da personale esperto con le moderne tecniche del laser e delle microonde, parte anche un programma di mappatura completa dei beni artistici oritani con lo scopo di raccogliere informazioni, notizie e documentazioni anche sulle opere e i luoghi d'arte della città, dimenticate o in stato di degrado. Questo materiale, al termine del lavoro, sarà oggetto di una mostra da allestire negli edifici comunali e diverrà anche materiale divulgativo per promuovere un turismo locale di qualità. «Salvalarte da anni rappresenta il momento per accendere i riflettori sul patrimonio culturale minore spesso abbandonato e trascurato - ha detto Federica Sacco, responsabile nazionale Salvalarte per Legambiente - cercando, attraverso interventi mirati, di recuperare e restituire alle città pezzi di storia sconosciuti o dimenticati. Un patrimonio immenso, difficilmente quantificabile, che comprende tante opere a cui spesso non siamo neppure in grado di dare la giusta importanza».
Nel progetto, che durerà un anno, saranno anche coinvolte le scuole, le associazioni, gli enti e i privati cittadini.

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