lunedì 17 agosto 2009

Le Donne di Federico II. Mostra di ceramica del Maestro Pinto.


testo prof. Giuseppe D’Amico, foto www.toninocarbone.blogspot.com

E’ didatticamente utile poter parlare delle vicende e dei fatti che riguardano i grandi personaggi della storia servendoci di un supporto didattico come filmati, carte storiche illustrate, foto e cartoline in modo che le vicende e i personaggi stessi, di cui essi sono i protagonisti , tornino a vivere in mezzo a noi, facendoci partecipi della loro vita.
Ma è ancor più utile se il supporto didattico è costituito di statue di grandissimo valore artistico come queste che il Maestro Domenico Pinto ha plasmato, servendosi di una tecnica e di uno stile personalissimi e di un’apprezzata ricerca iconografica.
Sicché, oltre all’afflato poetico che traspare dai volti delle statue, specialmente da quelli femminili, tutti stilizzati come si usava nel Medioevo, vi notiamo una precisa ricostruzione dei volti e delle decorazioni pittoriche del vestiario ottenuta, visitando e rivisitando le varie figurazioni in cui compaiono Federico II e la sua Corte, come il Busto-ritratto del Museo Civico di Barletta, la testa di gesso scolpita dal Solari del Museo Provinciale di Capua, l’Augustale di oro emesso dalla zecca di Brindisi e di Messina nel 1231, iI vestiario dei personaggi presenti nel Corteo del Palazzo abbaziale di San Zeno di Verona, nel Codice “De arte venandi cum avibus” della biblioteca Apostolica Vaticana e perfino nel “Guanto” di Federico II” conservato nel Kunthistorisches Museum di Vienna.
Le lunghe e nobili figure, tutte arcaizzanti, si presentano davanti ai nostri occhi “vestite di autorità” così come il popolo dei sudditi le vedeva, allorché si presentavano in pubblico: “I visi affusolati, fissi, solenni, gli abiti dorati, le fini bardature dei cavalli decorati nei colori giallo e manganese che lo smalto bianco avoriato fa evidenziare assai bene, riportano Noi moderni uomini del XXI secolo, nel mondo di una realtà perduta e, dunque, nel mondo di un sogno favoloso e suggestivo così come suggestivi e favolosi sono i personaggi dei poemi cavallereschi che i vari Boiardo, Ariosto, Tasso riproponevano ai loro nobili signori.
E proprio come quei poeti rinascimentali, così il Maestro Domenico Pinto, che opera nel suo laboratorio di ceramica a Grottaglie insieme alla figlia Paola, ripropone le nobili Regine e le donne di Federico II e i guerrieri svevi dalle espressioni serafiche e pacate, forgiandoli in figure dalle superfici plastiche levigate della terracotta.
Ma sarebbe una presentazione dell’artista abbastanza riduttiva se mi soffermassi a parlare di queste figure federiciane e non dicessi che egli si diletta a raffigurare nelle sue terracotte altri interessanti temi, da quelli prettamente storici, rievocanti il mondo “messapico” e il Principato di Taranto, a quelli religiosi esaltanti in particolar modo le Madonne e i Presepi di Natale, a quelli, infine, di uso comune, riguardanti soprattutto la tradizione locale.
Supportato, pertanto, da queste stupende e artistiche statue raffiguranti “Le Donne di Federico II” che vediamo esposte in questo particolare Museo del Bar Carone, amorevolmente gestito dal prof. Giovanni Carone, cercherò di dar loro vita, parlandovi della loro drammatica fragilità umana per essere state donne, spose, amanti, figlie del grande Sovrano svevo, tra cui principalmente: Costanza d’Altavilla, la madre, Costanza d’Aragona, la prima moglie, Jolanda di Brienne, la seconda moglie, Isabella d’Inghilterra, la terza moglie, Costanza Lancia, una figlia e Bianca Lancia, amante prima appassionata e cara, sposa, poi, sofferente e derelitta.
Non parlerò, pertanto, della nobildonna sveva Adelaide, né delle tante altre donne “aristocratiche” frequentanti la sua Corte e sempre disponibili a scaldare il suo letto, né di quelle meno nobili ma ugualmente belle e piacenti come le odalische e le danzatrici orientali che facevano parte del suo harem e che gli dettero, stando al conto dei nati vivi, ben 16 figli, di cui quattro legittimi e dodici illegittimi.
E non ne parlerò sia perché sarei costretto a dilungarmi per molto più tempo col pericolo di tediarvi oltre misura, sia perché tutte costoro non sono state altro nella sua vita che un occasionale ma piacevole passatempo.
Infatti, ad eccezione di qualcuna che ha lasciato un segno profondo nel suo animo, Federico II non ne ha amato nessuna. L’unico amore che ha nutrito e coltivato nella sua vita e al quale è stato sempre fedele, è stato solo questo: l’amore per il suo regno.

COSTANZA D’ALTAVILLA

La prima donna, questa davvero fondamentale perché madre di Federico II, è stata Costanza d’Altavilla, una donna molto bella, alta, bionda e chiara di carnagione, colta e raffinata.
Dante Alighieri, che la ricorda nel III canto del Paradiso, precisamente nel cielo della luna tra le anime che non hanno portato a termine il voto di castità promesso al Signore al momento della loro entrata in convento, parlando di lei per bocca di Piccarda Donati, scrive così:
“E quest’altro splendor che ti si mostra / da la mia destra parte e che s’accende / di tutto il lume de la spera nostra / ciò ch’io dico di me, di sé intende. / Sorella fu e così le fu tolta / di capo l’ombra de le sacre bende. / Quest’è la luce de la gran Costanza / che del secondo vento di Soave / generò ‘l terzo e l’ultima possanza.”
Fu costretta, infatti, a lasciare il Convento delle Clarisse per ordine del padre, il Re normanno Ruggero II e questo perché, non avendo avuto eredi che gli potessero succedere sul trono normanno di Sicilia, ordinò alla figlia di abbandonare “la dolce chiostra” del Convento per essere data in sposa al tedesco Enrico VI, figlio di Federico Barbarossa e Imperatore del sacro Romano Impero.
E così, Costanza d’Altavilla, all’età di 32 anni, precisamente nel 1186, fu condotta a Milano e qui nella Basilica di Sant’Ambrogio la poverina dovette sposare il ventiduenne Enrico VI, Sovrano tedesco che gli Storici del tempo ricordano col nome di Enrico VI il Crudele.
Passarono otto lunghi anni prima che il matrimonio desse il suo frutto ereditario.
Infatti, proprio quando il desiderio di vedere nascere l’atteso “erede” sembrava affievolito del tutto e in Enrico VI e nella Corte, si diffuse la notizia che la quarantenne Costanza era rimasta incinta. Un vero miracolo per quei tempi.
Durante il cammino dalla Germania in Sicilia dove si trovava il marito, Costanza d’Altavilla fu colta dalle doglie.
Era la notte del 26 dicembre del 1194, una notte gelida e tempestosa.
Dato ordine ai soldati di scorta di ripiegare nel primo borgo che avessero incontrato, il Corteo ripiegò a Jesi nella Marca di Ancona.
Qui giunta, fece approntare in Piazza una tenda e alla presenza di alcune Nobildonne e testimoni oculari, chiamati perché testimoniassero sulla nascita dell’erede al trono di Sicilia e di Germania, Costanza d’Altavilla diede alla luce un bambino a cui diede il nome di Federico come aveva deciso il padre Enrico VI e quello di Ruggero per ricordare ai sudditi normanni che in quel bambino avrebbero dovuto vedere la continuità della monarchia normanna.
Eppure, nonostante la chiara visualità del parto, alcuni avversari politici dell’impero e, in particolare, degli Svevi osarono insinuare che il parto era stato tutto una finzione, orchestrata da Costanza stessa per far desistere il marito Enrico dalle minacce di divorzio; altri, invece, osarono dire che il parto effettivamente c’era stato ma che il bambino era nato morto e che tra le braccia della Sovrana era stato messo il figlioletto del macellaio della città.
Tre anni dopo la nascita di Federico II, nel settembre del 1197, l’Imperatore Enrico VI morì, colpito da una inarrestabile dissenteria e un anno e due mesi dopo, precisamente nel mese di novembre del 1198 anche Costanza, che, però, prima di morire fece incoronare il bambino “Re di Sicilia” e lo pose sotto la tutela del Papa Innocenzo III.
E se nessuna influenza caratteriale la madre aveva potuto trasferire sull’animo del bambino, con questo gesto incise tanto nel suo futuro politico.

COSTANZA D’ARAGONA

Forse in un’altra Costanza Federico II trovò la madre che non aveva avuto.
Costei era Costanza d’Aragona, una donna che al momento del matrimonio, celebrato il 09 agosto del 1209, aveva 25 anni ed era vedova del Re di Ungheria e Federico ne aveva solo 15.
Le nozze, che erano state volute dal papa Innocenzo III perché desideroso di veder tornare nel Regno di Sicilia quella stabilità politica che i Re normanni ed in particolare Ruggero II erano riusciti a dare, furono condivise dal giovane sovrano.
E lo furono ancor di più sapendo che Costanza d’Aragona gli avrebbe portato in dote 500 cavalieri spagnoli di cui aveva un gran bisogno per mettere ordine nel regno.
Del resto, pur sposato secondo i crismi della Chiesa, nulla gli avrebbe vietato di intrecciare quanti legami affettivi avesse voluto. La smisurata sensualità del Sovrano e l’inclinazione ai piaceri della vita e la lussuria erano tali e tanti in lui che i Cronisti del tempo riferiscono che al suo seguito, anche nel campo di battaglia, si portava sempre dietro un folto harem di danzatrici orientali.
I cavalieri spagnoli che si portava dietro la sposa erano per lui una manna provvidenziale tanto che si dice che a Palermo attendesse con impazienza non già la sposa che non aveva mai visto prima ma costoro.
Non ci è dato sapere che cosa la sposa, donna matura e colta, già provata dall’esperienza di un matrimonio e per giunta segnata dal dolore per la morte di un figlio, pensasse di queste nozze con un adolescente rozzo, abituato più a stare con i soldati e i cavalli che con Dame di alto rango. Certamente la sua presenza produsse positivi cambiamenti in lui, quasi avesse trovato nella moglie per la prima volta una persona sulla quale porre fiducia e trovò pure cultura e sensibilità di animo che gli affinarono lo spirito.
Comunque sia, il matrimonio sortì bene perché due anni dopo, nel 1211, Costanza gli diede un figlio a cui fu messo il nome Enrico.
Nello stesso periodo la nobildonna sveva Adelaide, una delle poche amanti di cui si conosca la maternità, mise alla luce Enzo, il primo della lunga serie di figli illegittimi.
La Regina, ovviamente, ne soffrì molto per questa nascita extraconiugale ma si rassegnò al pensiero che il concubinato era prassi comune presso molti regnanti, tanto più presso il marito, giovane ed esuberante sovrano.
E’ certo, tuttavia, che pur tradendola, Federico la colmò di ogni attenzione né mai venne meno ai suoi doveri coniugali in uno scambio di grande e reciproca fiducia.
Infatti, quando Federico II decise di lasciare la Sicilia per andare a far valere i suoi diritti ereditari sul trono imperiale in Germania, ritenne la moglie Costanza adatta a governare il Regno in nome e per conto suo e del piccolo figlio Enrico.
Da quel momento passeranno circa dieci anni, trascorsi nel peregrinare per tutta la Germania e nell’ accumulare vittorie su vittorie e importanti omaggi di fedeltà dai numerosi Fedudatari tedeschi che in precedenza erano passati, imbracciando le armi contro la casata sveva, dalla parte dell’usurpatore Ottone IV di Brunswick, fino a quando non rimase unico e incontrastato vincitore nella sanguinosissima battaglia di BOUVINES, combattutasi il 27 luglio del 1214, battaglia in cui Ottone IV non solo veniva battuto in campo ma era costretto a fuggire, lasciando nelle mani di Federico II perfino le insegne imperiali.
Incoronato, quindi, Imperatore del Sacro Romano Impero a Roma il 22 novembre del 1220 dal nuovo Papa, Onorio III, Federico rientrò in Sicilia con l’intento di riorganizzare il Regno di Sicilia secondo quegli schemi e quei programmi politici che furono poi promulgati nelle cosiddette “Constitutiones Melfitanae”.
Purtroppo, la Regina Costanza d’Aragona, la fedele sua sposa che aveva guidato con mano salda il suo regno in Sicilia quando era lontano, veniva a mancare mentre si trovava a Catania.
Trasportata nel Duomo di Palermo, fu qui tumulata. Sul sarcofago, l’Imperatore fece scrivere: “SICANIA REGINA FUI. CONSTANCIA CONIUNX AUGUSTA HIC HABITABO NUNC FEDERICE, TUA!!!”
“Fui Regina di Sicilia, Costanza sposa e imperatrice, qui ora abiterò, Federico, per sempre tua.” Sono parole, queste, che fanno intendere quanto veramente Costanza abbia saputo offrire tutta se stessa al conseguimento del bene del marito, del figlio Enrico e dell’impero.
Nessun’altra sposa di Federico giacerà nella tomba con il titolo di “imperatrice” scolpito sulla lastra tombale.

JOLANDA DI BRIENNE

Nel 1225, tre anni dopo la morte di Costanza d’Aragona, Federico II convolò a nozze per la seconda volta, anche questa volta quasi costretto dal Papa Onorio III.
La Regina prescelta era la quattordicenne Jolanda di Brienne, figlia di Giovanni di Brienne, un Sovrano che aveva il titolo di Re di Gerusalemme solo di nome ma non di fatto, in quanto la città santa era caduta nelle mani dei Saraceni.
Abbiamo usato il termine “costretto” ed in effeti fu una specie di costrizione perché il Papa Onorio III riteneva fattibile con questo sposalizio una nuova Crociata per riconquistare la città santa.
Dato finalmente l’assenso, l’Imperatore, che nel frattempo risiedeva qui, in Oria, insieme al Re Giovanni di Brienne, il 09 novembre del 1225, si portò nella Cattedrale di Brindisi dove furono celebrate le nozze.
Jolanda era molto bella ed anche assai colta in confronto alla sua giovane età ma era pur sempre una fanciulla e, quindi, ancora inadatta a rivestire, oltre che il ruolo di moglie di un uomo, come Federico, anche quello di Principessa del sacro Romano Impero. Per di più, essendo un matrimonio dichiaratamente politico, Federico II vi partecipò, come si suol dire, a naso storto, non manifestandole alcun sentimento di affetto, tant’è vero che dopo i festeggiamenti indetti in suo onore, l’Imperatore, preso da folle passione, trascorse la prima notte di nozze con ANAIS, la cugina ventenne di Jolanda e sua Dama di compagnia, da lui cantata con l’appellativo di “Fiore di Siria” nella sua composizione in volgare siciliano, dal titolo emblematico: “OI LASSO, NON PENSAI”.
L’infelice Jolanda visse isolata e chiusa in diversi luoghi fortificati in Puglia, consumando il più bel tempo della sua vita nell’attesa di qualche peregrina visita del Re più che in veri struggimenti d’amore.
Finalmente, quando Federico II si decise di avere da lei un figlio, questa, a sedici anni non compiuti, alla fine del mese di aprile del 1228, glielo poté dare.
Fu chiamato Corrado.
Pochi giorni dopo la nascita del bimbo, Jolanda si ammalò di setticemia sicché ne morì in poco tempo.
A onor di cronaca, dobbiamo dire che più di qualche Cronista maligno di parte guelfa insinuò che Federico, per non ripudiarla, l’avesse fatta avvelenare.
Da Otranto, dove si trovava, la sua salma fu traslata nella Cattedrale di Andria.

ISABELLA D’INGHILTERRA

Anche il terzo matrimonio di Federico II fu dettato dalla politica, ma questa volta dalla sua politica personale, dalla sua visione prammatica, dai suoi intendimenti imperiali e nello stesso tempo imperialistici, non già dal Pontefice.
Sposando Isabella d’Inghilterra, che era figlia di Giovanni Senzaterra e nipote di Riccardo Cuordileone, l’Imperatore avrebbe sminuito la potenza dei Guelfi che in Inghilterra godevano di molte simpatie.
Fu, quindi, incaricato il suo ministro Pier delle Vigne di recarsi in Inghilterra a chiedere la mano della principessa al padre e questa gli piacque tanto che scrisse all’Imperatore di “averla giudicata del tutto degna del letto imperiale” segno evidente che la ragione di stato aveva avuto sì la sua importanza ma che Federico aveva avuto nell’occasione un gusto davvero raffinato.
Oltre che avvenente, Isabella d’Inghilterra era anche colta e molto intelligente sicché l’Imperatore, che la sposò a Worms il 15 luglio del 1235, ne era rimasto fortemente affascinato.
Ma non per questo la nuova consorte ebbe un destino diverso dalle altre perché fu costretta a vivere sempre reclusa, mai sottraendosi a quell’unico dovere che era riservato loro: partorire un erede per il trono.
Ed in effetti in sei anni di matrimonio Isabella ne partorì quattro, due soli dei quali sopravvissero.
Il 01 dicembre del 1241, a Foggia, nel dare alla luce il quarto figlio, Isabella morì quando aveva ancora 27 anni, compiendo così anche lei il suo tragico destino di donna e di regina.
Fu sepolta nella Cattedrale di Andria insieme a Jolanda.
Nel 1992 i sarcofagi delle due Regine furono aperti dal prof. Gino Fornaciari, docente dell’Università di Pisa ed esperto di mummie dei principi svevi e aragonesi e nelle urne furono trovate le ossa di una quindicina di individui, quasi fossero diventate “tombe comuni.”
Tra quei resti Fornaciari ne individuò alcuni appartenenti a due donne dell’età delle mogli di Federico II.
Non è certo, tuttavia, che si tratti davvero di loro. Tanto triste anche dopo la morte fu il destino di queste sfortunate regine.

COSTANZA LANCIA

Costanza Lancia era la figlia prediletta di Federico II e di Bianca Lancia, sua amante preferita, una illegittima, dunque, come tanti altri figli ma tanto ben voluta dal padre da innalzarla al ruolo di prima donna nel mondo delle Corti reali.
Nel 1244, infatti, ad appena quattordici anni di età, Federico II la diede in matrimonio all’Imperatore d’Oriente Giovanni Vatatzes, uomo ormai anziano e vedovo della prima moglie Irene Lascaris, ma suo grande alleato e prodigo sostenitore della sua politica.
Costanza, benché bella e piacente, fu, tuttavia, ignorata dal marito che si era invaghito di una dama della sua corte.
La vita, dopo la morte del marito avvenuta nel 1254, le serbò purtroppo altre spiacevoli sofferenze.
Dapprima fu spodestata dal trono dal figliastro Teodoro II Lascaris, poi diseredata di tutti i suoi beni dotali, quindi tenuta prigioniera come ostaggio contro la politica di Manfredi, suo fratello e successore di Federico II.
Ebbe il permesso di andare via solo dopo la sconfitta e la morte di Manfredi a Benevento, avvenuta nel 1266, e si rifugiò in Sicilia presso la nipote Costanza, figlia di Manfredi e sposa del Re Pietro III d’Aragona.

BIANCA LANCIA

In seguito Federico progettò altri matrimoni politici ma non ne concluse nessuno perché questa volta si lasciò andare al sentimento, alle vere pulsazioni del cuore e sposò la donna che fino a quel momento aveva amato e cantato nelle sue rime poetiche tra cui “Poi che ti piace Amor” e “De la mia desianza”. Questa donna si chiama: BIANCA LANCIA, donna avvenente e colta che aveva conosciuto nel 1228, dopo la morte della seconda moglie Isabella di Brienne e continuò sempre a frequentare, anche quando aveva sposato la terza moglie, Isabella d’Inghilterra, partorendo due figli: Costanza nel 1230 e Manfredi nel 1232.
E così, alla morte di Isabella d’Inghilterra, Federico II, dopo alcuni anni di palese concubinato, decise di sposarla secondo i crismi della ortodossia cristiana e della legalità.
C’è da chiedersi, però, se Bianca sia stata una donna felice tanto nella situazione di amante quanto in quella di moglie.
Una cosa è a noi certa: Anche lei dovette vivere reclusa in castelli e fortezze, lontana dalla Corte e dal mondo festoso che brulicava intorno al marito, per non scatenarne la nota gelosia.
Chiusa nel Castello di Gioia del Colle, Bianca attendeva anche lei per settimane e mesi il suo uomo, impegnato in terre lontane a combattere i suoi numerosi nemici o a dilettarsi, cacciando nei boschi vicini presso Andria e Castel del monte.
Un brutto giorno, però, in cui il Sovrano, folle di gelosia, l’accusò di infedeltà, la sventurata donna, non sopportando tale infamante calunnia, si tagliò il seno con cui aveva allattato Manfredi, il figlio prediletto di Federico e glielo mandò in dono: Dono esiziale di morte e testimonianza inappellabile della sua innocenza e dell’inviolata dedizione del suo cuore.
Non sappiamo come l’Imperatore abbia reagito davanti a questo drammatico evento.
Sappiamo solo che nel 1250 la sua salma, che veniva trasportata da Castel Fiorentino presso Lucera, a Palermo, fece sosta a Gioia, forse per un estremo commiato alla sola donna che aveva veramente e intensamente amato.

2 commenti:

Tonino Carbone ha detto...

Grazie!
Tonino

basiliana ha detto...

Grazie e complimenti al prof.D'amico...un pezzo di storia che ci appartiene ...e che lei con grande maestria..mi ha regalato...ancora grazie.
Spero che possa assetarmi con altri suoi scritti....
Basiliana.

Twitter Delicious Facebook Digg Stumbleupon Favorites More

 
Design by Free WordPress Themes | Bloggerized by Lasantha - Premium Blogger Themes | Sweet Tomatoes Printable Coupons