lunedì 3 agosto 2009

MONS. CASTORO LASCIA LA DIOCESI DI ORIA: IL BILANCIO DI QUATTRO ANNI DI AMMINISTRAZIONE APOSTOLICA

«Mi mancheranno l’affetto e la fede di questo popolo»

di GIANROSITA FANTINI, La Gazzetta del Mezzogiorno, 2.8.2009


Rimarrà Amministratore apostolico della Diocesi di Oria fino al 26 settembre, data in cui S. E. Mons. M i ch e l e Castoro sarà ufficialmente nominato arcivescovo di Manfredonia, San Giovanni Rotondo e Vieste. Nei 60 giorni dalla sua nomina alla presa di possesso, Mons. Michele Castoro continua il suo “buon cammino”, così come lui stesso annunciò nell’agosto di quattro anni fa.
Eccellenza, si sente arricchito dall’esperienza nella diocesi di Oria in questi quattro anni?
«Il compito di un Vescovo è quello di svolgere il mandato di Gesù: “Andate e predicate il Vangelo”. Questo è stato il mio unico intento, sulla scia dei miei predecessori. La diocesi di Oria si presenta come una comunità vivace da molti punti di vista: un clero giovane (io stesso ho ordinato 10 sacerdoti), un laicato maturo, una pastorale aperta a nuove suggestioni. Questi quattro anni mi hanno fatto crescere nella consapevolezza della dignità episcopale e nella capacità di servizio».
Cosa le mancherà?
«Mi mancherà l’affetto con cui sono stato circondato fin dall’inizio, la fede sincera di questo popolo, la semplicità dei rapporti.
Il compito che il Papa le ha affidato è rilevante. Quali propositi si prefigge da Arcivescovo nella terra di padre Pio, Diocesi così grande e importante, dal forte impulso spirituale.
«Il compito che il Papa mi affida è di custodire e approfondire la spiritualità di Padre Pio. Mi propongo di essere non solo custode, ma anche lievito del carisma del santo cappuccino.
L’arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo ha una radice antichissima ed è nota in tutto il mondo come luogo di spiritualità e di pellegrinaggi. Ricordiamo i grandi Santuari di San Michele a Monte Sant’Angelo e, soprattutto, San Giovanni Rotondo, dove San Pio è faro di speranza per credenti e non credenti, comunque per tutti i cercatori di Dio. Quella è anche terra di sofferenza, per la presenza del grande ospedale “Casa Sollievo”. E poi, quelli che stiamo vivendo sono tempi difficili, in cui la crisi economica e la povertà toccano la vita di tante famiglie. Queste difficoltà interpellano il cuore del vescovo e ancora di più chiedono di saper dare un volto fraterno all’umana convivenza. Uno dei miei primi doveri sarà quello di assicurare il mio impegno per costruire insieme un cammino di solidarietà e di aiuto reciproco».
I frutti della sua azione pastorale sono tanti. La comunità la ricorda come guida pastorale aperta al dialogo e all’ascolto. Un uomo descritto dalla gente con due grandi virtù: profonda capacità relazionale e competenza istituzionale. Cosa spera che rimanga del suo operato quando lascerà la diocesi di Oria?
«Anzitutto auspico che continui l’impe - gno di questa Chiesa verso le due priorità che sono state al centro del programma pastorale diocesano di questi anni, cioè la famiglia ed i giovani. E poi si passi da una pastorale quantitativa (quante messe si celebrano nelle nostre chiese! quanti atti di culto e di devozione!) ad una pastorale qualitativa, intelligente e profetica, capace di proporre mete sempre più alte. So che i fedeli faticano un po’ a seguirci in questa linea, ma non dobbiamo mollare perché la fonte deve dare sempre più acqua di quanto necessita la sete. Mi auguro, infine, che la grande devozione ai Santi Medici porti tutti a ricordare il dovere della carità verso il prossimo, e quella verso il Santo monaco Barsanofio aiuti ad orientare la propria esistenza cristiana verso il centro che è Cristo, attorno al quale tutto il resto si raccoglie».

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