lunedì 19 gennaio 2009

«Mia madre maltrattata al Pronto soccorso di Oria»

La Gazzetta del Mezzogiorno online

In ospedale, oltre ad avere delle cure, spesso si chiede anche un po’ di umanità da parte degli operatori sanitari che non sempre viene garantita. Anche per questo due fratelli di Oria - a distanza di 24 ore - hanno presentato denunce contro i medici in servizio ad un Pronto soccorso.
La prima a presentarsi in caserma è stata Giuseppina De Michele, commerciante di trentasei anni. La giovane donna ha raccontato ai militari dell’Arma i problemi incontrati nel momento in cui ha portato in ospedale a seguito di una caduta. La signora De Michele ha subito fatto presente che la paziente, avendo subito alcuni interventi e non potendo stare molto tempo in piedi o seduta per il dolore, aveva bisogno di distendersi su un letto. A quel punto, un medico - anzichè provvedere a venire incontro alle esigenze richieste - avrebbe detto: "Sta respirando, mica sta morendo. Lei i codici li conosce?". "Mi sono permessa di dire a quel medico - spiega la signora De Michele - se una persona deve morire per prestarle soccorso". A quel punto - secondo quanto scritto nella denuncia - il medico avrebbe detto che la visita l’avrebbe fatta prima di lasciare il suo turno. La signora dolorante è stata finalmente fatta sdraiare su una lettiga, senza coperte nè senza somministrarle un calmante. Sta di fatto che la visita avveniva soltanto tre ore dopo l’arrivo in ospedale e a quel punto l’ortopedico era andato via e sarebbe tornato solo il giorno successivo. "Insomma - spiega la signora De Michele - sono rimasta in ospedale per oltre quattro ore senza concludere nulla".
La storia non finisce qui. Il giorno dopo ad accompagnare la madre in ospedale è stato l’altro figlio, Cosimo De Michele il quale - dopo la sua esperienza - è andato anche lui in caserma a presentare denuncia. "Voglio precisare che mia madre non era in grado di camminare - scrive nella denuncia - e quando sono arrivato al Pronto soccorso e un medico ha letto la documentazione mi ha detto che avrei dovuto portarla in reparto. Cosa che ho fatto io senza sapere come muovermi all’interno dell’ospedale perchè nessuno si è preso il “fastidio” di portare mia madre. Finita la visita sono tornato in ospedale e quando manifestavo le mi rimostranze perchè mi avevano lasciato solo con mia madre senza che nessuno facesse qualcosa, un medico mi ha detto “abbassa la voce” battendomi la mano sulla schiena. Istintivamente ho risposto: “Se no che fai?”. E lui, alla presenza di altri suoi colleghi, ha detto “ti spacco la faccia e il c..., aspettami fuori se hai le p...”. Un comportamento, quello che emerge dalla denuncia di De Michele, decisamente poco consono al ruolo e al luogo.
"Per questo - spiega il giovane che lavora al Nord - ho presentato la denuncia che si aggiunge a quella di mia sorella. Non tanto per quello che è accaduto a noi, ma perchè una situazione del genere non accada più, perchè chi va in ospedale non va certo per divertirsi ma per chiedere assistenza e un po’ di umanità".

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