giovedì 15 gennaio 2009

Rapine e droga arrestati in sette

ANTONIO NEGRO, La Gazzetta del Mezzogiorno,15.1.2009

Manette all’alba di ieri per sette individui pronti a tutto, anche a sparare contro i Carabinieri, se avessero "interferito" durante una loro rapina. E che si trattasse di gente in grado metter mano alle armi senza fare troppi complimenti, uno di loro lo evidenziò durante la razzia ai danni di una macelleria - il 24 dicembre del 1999, a San Marzano di San Giuseppe - quando, per coprire la fuga ai complici che stavano per caricare in auto carni per una valore di circa 5 milioni di lire, esplose diverse fucilate all’indirizzo di un vigilante sopraggiunto con l’auto di servizio. L’uomo riuscì a salvarsi solo perché si catapultò istantaneamente nella parte posteriore della Panda su cui si trovava: due pallettoni, infatti, frantumarono i vetri laterali dell’utilitaria e un altro colpo centrò in pieno il poggiatesta del sedile lato guida, su cui il vigilante si trovava fino a un istante prima.
Tuttavia di questo specifico episodio - emblematico di efferata freddezza e determinazione - risponde solo uno dei sette individui arrestati ieri, Maurizio Cavaliere, 47enne di Squinzano, che in quel frangente faceva da palo mentre la macelleria veniva svalagiata da alcuni suoi complici rimasti ignoti. A Cavalierie si è risaliti attraverso il contenuto di una serie di intercettazioni ambientali in cui l’uomo rievoca quell’episo - dio, raccontano ad una persona che era in macchina con lui del suo ruolo in quella circostanza.Gli altri sei arrestati ieri sono Nicola Nigro, 35enne di Ceglie Messapica; Albino Zanzarelli, 54enne di Oria; Antonio Mazza, 38enne di Oria; Maurizio De Mich e l e , 37enne di Oria; Antonio D’Ippolito, 40enne di Oria; Car - mela Milanese, 44enne di Squinzano, moglie di Cavaliere. I reati a vario titolo contestati dai Carabinieri sono rapina, furto aggravato, spaccio di banconote false e porto abusivo di armi da fuoco.
Settanta i Carabinieri che hanno dato vita all’Operazione Raptor, piombando ieri mattina nelle abitazioni degli indagati con l’ausilio delle unità cinofile e il supporto aereo del Nucleo elicotteri di Bari.
L’operazione - attuata in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Giudice per le indagini preliminari Simona Panz er a, su richistesa del sostituto procuratore Milto De Nozzaè giunta a conclusione di un’in - dagine avviata nel 2006, su scala interprovinciale.
Oltre alla presunta responsabilità di Cavaliere nel colpo alla macelleria di San Marzano, sono due le azioni delittuose accertate dai militi nell’ambito delle loro indagini, alle quali va aggiunto anche lo spaccio di banconote false. Uno dei fatti contenstati è la rapina alla banca Carime di Oria il 7 febbraio del 2000. In quella circostanza (assieme ad altri complici già sotto processo), Cavaliere, Nigro e Zanzarelli fecero irruzione nell’agenzia oritana dell’istituto di credito, portando via un bottino di 41 milioni ed 866mila lire dopo aver minacciato i presenti e puntato un taglierino alla gola del direttore. Da una serie e di riscontri e di testimonianze - comprese quelle di un pentito -, è emerso che in quel frangente agirono 6 persone: quattro che entrarono in banca armati di taglierini mentre il ruolo dei «pali» fu svolto - secondo l’accusa - da Zanzzarelli e da un leccese, che imbracciando fucili automatici si misero a gestire la viabilità in modo da poter fuggire senza intralci a rapina ultimata. Qualche giorno prima del colpo, presso quella banca, si era recato Zanzarelli il quale - stando alle accuse - con la scusa di aprie un conto corrente con una ventina di milioni di lire, prese visione dei luoghi ai fini di una valutazione sotto il profilo logistico della rapina da compiere.
Infine, l’altro fatto accertato è il furto di una cavalla incinta, da parte di Zanzarelli, De Michele, D’Ippolito e Mazza. L’azione avvenne alla periferia di Villa Castelli, nei pressi della casa della proprietaria della cavalla. Il quadrupede era all’interno di una recinzione nelle vicinanze dell’abitazione: forzato il cancello della recinzione e portarono via l’animale.
Infine lo spaccio di banconote false: tale reato - come riportato nell’articolo sottostante - riguarderebbe solo due degli arrestati e sarebbe stato consumato a Leccese, fino al marzo del 2007. Non è da escludere - stando a quanto reso noto dai militi durante la conferenza stampa di ieri - che la provenienza di queste banconote fosse collegata ad un laboratorio tipografico clandestino, scovato a Casarano, nella primavera scorsa, dove sarebbero state stampate banconote contraffatte di vario taglio, per circa 15 milioni di euro.Questi i fatti accertati. Alcuni degli indagati, poi, avrebbero pianificato diverse altre rapine che non hanno avuto modo di compiere ma delle quali - come si riporta nelle pagine seguenti - si trovano riferimenti dettagliati nelle intercettazioni ambientali.

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