di Antonio Portolano, www.brindisireport.it, 15.2.2012
Diciassette anni per il figlio, quattordici per il padre. Sono gli anni di carcere inflitti a Francesco e Michele Carbone di Oria accusati dell’omicidio di Mario Nania, un pensionato vicino di casa, con cui nel pomeriggio del 9 aprile del 2010, ingaggiarono una lite finita, a suon di pugni e bastonate, con la morte del 50enne ucciso perchè disturbava il vicino mentre dormiva, coi rumori di una motosega adoperata per la potatura di un uliveto da alcuni braccianti che aveva ingaggiato.
Nell’omicidio, volontario secondo la Corte d’Assise presieduta da Gabriele Perna, che si consumò intorno alle 14.30 nelle campagne di in contrada Pasquini, tra Oria e Manduria, la pena più pesante è toccata al ventenne Francesco Carbone e non al padre Michele (assistito dall’avvocato Ladislao Massari) rimesso in libertà il 2 giugno scorso per decisione del Tribunale del riesame.
A spiegare la decisione della giuria saranno le motivazioni della sentenza che verranno pubblicate nell’arco di 90 giorni, ma probabilmente perché sarebbe stato il giovane a sferrare il colpo mortale. Ridotte per i due imputati le pene rispetto alla richiesta del pm Giuseppe De Nozza: 18 anni per il figlio e 23anni al padre. Fu quest’ultimo a venire alle mani per primo con la vittima, poi il figlio giunse in suo soccorso e per Nania fu la fine.
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