venerdì 20 febbraio 2009

LA TRISTE STORIA DI UN OPERAIO DOPO UNA CAUSA DI SEPARAZIONE

Il dolore di un padre: "i miei figli sono stati portati via e messi in un istituto" - "È grave non poter dare il contributo per la loro crescita equilibrata"

di GIANROSITA FANTINI, La Gazzetta del Mezzogiorno.it

"I miei figli sono stati portati via e messi in istituto"! A parlare, disperato, è Gerardo, un giovane 35enne. La sua storia nasce dal dolore e dalla necessità di parlare, di raccontare le sue sofferenze, con la speranza di coinvolgere tutti quei papà che, come lui, stanno attraversando il triste percorso di una crisi familiare. Gerardo è un giovane oritano che lotta ogni giorno per poter riabbracciare i suoi figli. La sua era una famiglia felice: due figli e una moglie. Poi, mentre lui era al Nord per cercare un lavoro, la famiglia si spacca per varie vicissitudini e quella che può sembrare una delle tante storie di separati, diventa una brutta vicenda, vissuta nel disagio, nelle aggressioni fisiche, nelle denunce e finanche condanne.
Terminata la guerra, si contano le “vittime”, cioè i figli, oggi in istituto e senza la possibilità di vedere sistematicamente il loro papà. Gerardo ha narrato la sua storia con gli stessi stati d’animo vissuti in questo lungo periodo senza i suoi bambini, descrivendo lo scenario in cui sono sorte le parole, le urla, i gesti, i tentativi di riconciliazione e la sconfitta, che però non gli ha fatto perdere la forza di lottare. "Le parole non potranno mai descrivere il dolore di un genitore che non può dare il proprio contributo alla crescita equilibrata dei propri figli, nonostante tutto ed essendoci tutti i presupposti “dimostrabili” - racconta il giovane - . Oltre al danno ho ricevuto la beffa. Da vittima sono passato a essere responsabile".
Non ha un lavoro fisso, ma saltuario, da bravo imbianchino. "Questo mi pregiudica anche l’affidamento. Io arrivo a pensare che in queste chiamate cause di separazione, i figli sono visti non come persone, ma come mera proprietà “inerte” a carico del genitore". Il giovane padre, di appena 35 anni, conserva un malloppo di denunce inoltrate al tribunale per i minori, ai Carabinieri. "Il risultato è che per verificare la situazione sono passati tempi lunghi, per rovinare ancora la vita dei miei figli e la mia. Nè giudici, nè assistenti sociali mi aiutano in questo - continua il padre - per me essere sereno significa avere un figlio che gode di buona salute e un buono equilibrio emotivo, ma ho paura che i miei figli possano perderle tutte e due".
Non si arrende Gerardo e attraverso le pagine del giornale vuole sensibilizzare chi non lo aiuta in questa battaglia impari e spera di trovare qualche mano tesa. "I figli di separati dovrebbero vivere con chi dei genitori è più equilibrato, indipendentemente dal fatto che sia la madre o il padre. Non si può fare finta di ignorare che ci sono padri ridotti male psicologicamente, dalle sentenze di divorzio, privati dell’affetto dei figli. Io mi ribello a nome di tutte quelle persone che rimangono inascoltate. Siamo tutti coinvolti in egual misura".

1 commenti:

yousgiuà_p ha detto...

caro Geraldo IO TICAPISCO, anchio ho sei figli due leovute dalla prima maglie quando avevo 19 anni,Ma non ècome il tuo caso perche sono stato io stesso adare lafidamento perilbene loro,perche amme ilavoro non tanto mipiageva,poi cisono stati idovuti cambiamenti,ma era troppo tardi perche miero rifatto unaltra famiglia.Quando loro erano al nord ditanto intanto ciandavo avederli.adesso che sono qui circa 7 anni èda 5 chenolivedo ma lacosa più brutta che sono nonno e non la conosco.Vorei che cifosse una leggeper difendere inostri diritti di padre edi nonni

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