mercoledì 12 dicembre 2007

Polemica sull'intestazione delle strade. “Sconosciuti e forestieri i nomi delle nostre vie”

di Emilio Mola, Senzacolonne, 12.12.2007

Piazza Alberico Semeraro vescovo, via don Rocco Gallone, via Pier Delle Vigne: sono solo alcune delle nuove intestazioni con cui saranno presto ribattezzate strade e larghi nel centro abitato di Oria, così come stabilito da una recente deliberazione di giunta licenziata dall'amministrazione del sindaco Cosimo Ferretti. Alla base della scelta, pare, le richieste incalzanti di taluni cittadini stanchi, ad esempio, di veder consegnata la propria posta in via Francavilla anziché in vico Francavilla, e così via. Eppure l’importante novità che riguarderà ben nove vie cittadine, non entusiasma proprio tutti. E per i motivi più disparati. A raccoglierne alcuni è stato il cittadino Franco Arpa, ex poliziotto oggi in pensione, che ha avanzato più di qualche sferzante giudizio nel metodo e nel merito della delibera. Una critica a 360 gradi che non risparmia proprio nessuno: tantomeno il compianto vescovo Alberico Semeraro, scomparso nel 2000, a quanto pare abusivo. A tal proposito Arpa scrive in una lunga e dettagliata nota: “Meraviglia il fatto che la Giunta si sia affrettata ad intitolare una piazza col suo nome se si considera che la legge 1188 del 1927 così recita: “Nessuna strada o piazza pubblica può essere denominata a persone che non siano decedute da almeno dieci anni”. Ma le critiche vanno ben oltre il presunto mancato rispetto delle norme. Arpa fa infatti notare come tra le nove intestazioni, non ne risulti una sola dedicata a un qualche cittadino del posto. “ltre ai nomi di uomini di chiesa - scrive Arpa - si registra anche quello di Pier delle Vigne, uno dei personaggi più conosciuti della corte imperiale di Federico II, ma che storicamente non ha mai avuto alcun legame con Oria”. E per la serie “chi è mai costui”, Arpa aggiunge: “A proposito di personaggi forestieri del passato, ha trovato spazio su targhe toponomastiche oritane anche Filippo di Cosenza. Spontanea nasce la domanda: “storicamente ha mai avuto alcun legame con Oria?”
Quindi è la volta di vico Francavilla, prossima ad essere intestata al compianto don Rocco Gallone, viceparroco di San Francesco di Paola, scomparso a soli 33 anni. Una scelta che l'amministrazione avrebbe adottato su richiesta dei fedeli della stessa parrocchia. “Con estremo senso di rispetto nei confronti del compianto don Rocco Gallone - scrive Arpa - devo affermare che non ho mai percepito il caldeggiare, in modo forte, da parte di moltissimi oritani, l’intitolazione di una via col suo nome. Fra l’altro sono anch'io un parrocchiano di San Francesco di Paola, collaboro con l’associazione rione Giudea e ho due figli inseriti nel gruppo giovani di detta parrocchia. Molto sommessamente mi permetto di aggiungere che avendo personalmente conosciuto in vita il defunto don Rocco e penso che si sarebbe accontentato del fatto che la sua Ceglie Messapica gli ha dedicato una via e che nella chiesa di San Francesco di Paola di Oria in occasione dell’anniversario della sua ordinazione sacerdotale, è stata posta una targa di marmo a perenne ricordo del suo breve sacerdozio”. “E’ giusto - si domanda ancora Arpa - vedere intitolata una via ad un forestiero sol perché è morto a 33 anni dopo un breve periodo di sacerdozio? Se la risposta è positiva, per analogia, qualcuno dovrebbe adoperarsi affinchè si possa intitolare una via col nome del compianto sacerdote Don Antonio Calò. E a monsignor Elia Farina”. Insomma, c'è spazio anche per le proposte. E Arpa ne avanza ben altre: “Perché non dedicare una via al poeta Antimo Baldari e tanti altri personaggi oritani del passato più o meno illustri?”. E ancora: “il 15 dicembre 1972 morì tragicamente all’età di 48 anni, nell’adempimento del dovere, l’appuntato di Pubblica Sicurezza Giuseppe Di Levrano, oritano, in servizio presso la questura di Taranto. Sono ormai trascorsi 35 anni dalla sua morte e non ricordo di aver mai sentito alcuna iniziativa pubblica (civile o religiosa) che ricordasse il sacrificio di detto figlio di Oria, servo dello Stato. Non una via, viuzza, vicolo, piazza, piazzetta, che rechi il suo nome. Non una lapide a futura memoria attaccata a qualche edificio pubblico. Forse qualcuno pensa che sia più giusto avere in Oria Via dei Saliconi o Vico dei Ciperi. Questa non è una battuta scherzosa”.

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