giovedì 1 aprile 2010

Operazione «strade pulite» condannati tutti gli imputati

La Gazzetta del Mezzogiorno, 31.3.2010

Erano stati 28 gli anni chiesti dal pubblico ministero che aveva ricostruito un giro di presunte estorsioni di danaro e posti di lavoro per amici e parenti alla ditta “Monteco” che gestisce in città i rifiuti solidi urbani.
Il pm Raffaele Casto, al termine della requisitoria, si era rivolto al collegio dei giudici, presieduto da Gabriele Perna, chiedendo una sfilza si condanne nei confronti di Mauro Durante e Giovanni Biasco (otto anni e quattro mesi di reclusione più due di “casa lavoro”), Gilberto Conte (il vigile, quattro anni), Saverio Capilunga (quattro anni e sei mesi), Antonio D'Oria (tre anni). Alfredo Italiano, un altro dei presunti estorsori finiti nella rete degli investigatori, aveva optato per il patteggiamento e pertanto era stato condannato a due anni di carcere. Biasco (difeso dall’avvocato Raffaele Pesce) sconterà 5 anni. Quattro anni e mezzo la sentenza per Durante (difeso dall’avvocato Pasquale Annicchiarico), tre anni e mezzo per Capilunga (difeso dall’avvocato LAdislao Massari) e tre anni per D’Oria (difeso anche lui dall’avvocato Annicchiarico).
La condanna per il vigile Conte (difeso dagli avvocati Roberto Palmisano e Pasquale Fistetti) è stata di tre anni e due mesi.
Stando alle ricostruzioni della polizia, gli imputati avrebbero a diverso titolo e per diverso tempo tenuto sotto ricatto la ditta appaltatrice della differenziata nell'Ato Br2. In particolare, Biasco e Italiano si sarebbero messi in contatto con l'amministratore della società chiedendo, in cambio della “tranquillità”, prima 50mila, poi 30mila, infine diventati 15mila più un bonus da 5mila euro per le feste comandate: Pasqua e Natale. Altrimenti «sarebbero stati guai e avrebbero fatto di testa loro». Il vigile Conte, invece, avrebbe – secondo le accuse, sempre in cambio di tranquillità – chiesto «un posto di lavoro per il cugino Saverio Capilunga», a sua volta ritenuto autore di pressioni in tal senso.
I legali dei cinque oritani condannati hanno annunciato ricorso in appello.

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