venerdì 4 dicembre 2009

Il gestore è troppo vecchio, zoo in crisi «Non mi ritiro ma trovate un sostituto»

Futuro incerto per le tigri del Bengala e gli altri animali.Appello del direttore, la Curia alla ricerca di un gestore


di Marcello Orlandini, Corriere della Sera.it -
foto http://mesagnesera.mesagne.me/


C’è aria di crisi, al­lo zoo di Oria, il primo fonda­to in Puglia. Non è certo l’uni­co momento di difficoltà in cui si è imbattuto Eugenio Weidmann, l’ex domatore di origini svizzere che ha porta­to avanti il piccolo bioparco per ben 36 anni. E’ stanco Eu­genio Weidmann, ed è stanca anche sua moglie Edith Schi­ckler. Solo la passione e il for­te legame con gli animali im­pedisce loro di lasciare quel luogo, che hanno contribuito a far nascere ed al quale han­no dato tutto.

Eugenio Weid­mann ha 82 anni e questo conta parecchio quando ogni giorno dalle prime ore del mattino - e quante volte an­che di notte - si ha a che fare con tigri, leoni, scimmie, can­guri, cammelli, ippopotami, mufloni, rettili e volatili di ogni tipo. Ma il direttore del­lo zoo di Oria non molla e ri­sponde così alle voci che pre­vedono un suo imminente ri­tiro: «Non è affatto vero - di­ce Weidmann al Corriere del Mezzogiorno - sono tutte sto­rie ». La moglie chiarisce: «Non abbiamo intenzione di andare via. Ma ci sono proble­mi da risolvere e abbiamo bi­sogno di aiuto».

Come sem­pre, ne hanno parlato con l’amministrazione dell’ente religioso proprietario della struttura, e la ricerca di solu­zioni è stata avviata. E’ proba­bile che lo zoo di Oria giunga perciò presto alla prima svol­ta della sua storia, cominciata nel 1963 quando all’ex uomo di circo (lavorò anche con la famiglia Togni) fu affidato il nascente parco degli animali del Santuario dei Santi Medi­ci. I religiosi nelle cui compe­tenze ricade il piccolo ma visi­tatissimo bioparco hanno già avviato i contatti per cercare una nuovo gestore. «Qualcuno che abbia ovvia­mente le competenze e le ri­sorse per farlo», dice l’econo­mo don Vito Cavallo. «Ma è prematuro parlare di una so­luzione. Tutto è in fase di ela­borazione, in fase embriona­le». Ma qualche contatto c’è già stato? «Sì, anche con lo Zoosafari di Fasano e con al­tri interlocutori. Vedremo».E’ vero che c’è un progetto per fare dello zoo un vero e proprio bioparco? «Vedremo. Dovremo verificare i nostri programmi con quelli di eventuali soggetti interessati. E’ tutto ancora in una fase molto indefinita. Dovremo ri­sentirci».

E’ vero, lo zoo di Oria è in cerca di un nuovo gestore, magari anche con la possibilità che Weidmann re­sti al suo posto. Non sarà faci­le trovarlo. Sembra che la so­cietà dello Zoosafari per ora non sia interessata. Bisogne­rebbe destinare all’operazio­ne un grosso investimento, e alla Selva pare non interessi una dependance a soli 40 chi­lometri di distanza. Il futuro delle 5 tigri del Bengala e de­gli altri animali di Weidmann è ancora incerto. Forse per la prima volta. L’arrivo di nuovi ospiti per i recinti è stato bloccato. E co­me se non bastasse, l’acqua che alimenta la rete di servi­zio è diventata salmastra. Molte criticità da gestire, in quel piccolo bioparco di cui i giornali hanno parlato soprat­tutto solo in occasione delle innocue, quasi romantiche fu­ghe di un orango e di una leo­nessa.

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