giovedì 6 novembre 2008

"Non vendete la nostra casa". Il Comune mette all'asta l'immobile occupato dalla famiglia Mazza.

Appello al Comune perchè sospenda il bando: L'abbiamo sistemata ci nostri sacrifici


di Emilio Mola, Senzacolonne, 6.11.2008

Per "stato di necessità" avevano occupato tempo addietro un immobile comunale in disuso arredandolo e trasformandolo

giorno dopo giorno in un vero e proprio appartamento, un umile nido d'amore. Speravano di poter passare sotto quel tetto il resto dei loro giorni, e invece niente. Palazzo di Città ha deciso di mettere all'asta buona parte del suo patrimonio immobiliare, é tra gli edifici che finiranno sul mercato alla mercè del miglior offerente, anche l'ex ufficio di collocamento; al civico 11 di via Isonzo, occupato dalla coppia. Antonio Mazza e Margara Gasbarro, giovani conviventi, genitori di una bambina ancora piccola, rischiano oggi di finire in mezzo a una strada, senza più una casa, senza più un letto. Ma non solo. Se l'immobile in questione sarà venduto, vedranno anche andare in fumo la montagna di denaro centellinata nel corso degli anni- per rimettere in sesto l'edificio in questione: frutto di sacrifici immensi, sudati per se, ma prossimi ad essere goduti da altri.
Per questo motivo i due giovani, terrorizzati all'idea di dover perdere tuttó, di dover rinunciare ai risparmi di una vita, hanno deciso di rivolgersi al legale di fiducia. l'avvocato Pasquale Fistetti, per fare presente al Comune di Oria che in quella casa messa all'asta ci- sono pure loro, con la loro vita e i loro affetti. Chiederanno alla civica amministrazione dì sospendere il bando, e di riconoscere per lo meno, quanto fatto di tasca propria per rendere "vendibile" la struttura messa all'asta. Per poter trasformare quel tugurio in un posta abîtabîle;
-ricordano, avrebbero infatti sborsato almeno 35mila euro, così come confermato da una perizia dell'architetto Giuseppe Mazza: "Abbiamo fatto la domanda per le case popolari - spiega Margara Gasbarro - ma non ci è mai stato riconosciuto nulla, nonostante all'epoca i1 Prefetto di Brindisi avesse suggerito al Comune _di Oria di risolvere il problema delle occupazioni abusive con l'assegnazione delle case popolari disponibili". "Mettendo in vendita la nostra casa all'asta ad un prezzo di 55mila euro - prosegue la donna - il Comune ha riconosciuto la utilità dei miglioramenti da noi apportati". Ma può questo bastare a rivendicare diritti sull'immobile abusivamente abusivamente occupato? Stando alla prima documentazione prodotta dall'avvocato Pasquale Fistetti, parrebbe proprio di si. O meglio, il Comune di Oria, lucrando sui sacrifici della coppia, e sugli oggettivi miglioramenti da questa apportati sulla qualità dell'immobile, si renderebbe responsabile di un "ingiustificato arricchimento", così come sentenziato dalla Corte di Cassazione, in merito a una vicenda estremamente simile, accaduta in quel di Ercolano. Insomma, le ragioni per sedersi a un tavolo e discutere serenamente della faccenda non mancano. E' l'augurio della coppia, è che questo arrivi il prima possibile. "Facciamo appello al sindaco, agli assessori e ai consiglieri comunali, ed anche al buon senso di tutti quelli che possono aiutarci a non rimanere in mezzo a una strada, data soprattutto la nostra situazione e con il nostro bambino piccolo" dice Margara Gasbarro.
"Non credo - conclude - che ci sia nessuno interessato ad acquistare questa casa in queste condizioni, visto che comunque, riteniamo di avere anche noi qualche diritto: non fosse altro per i soldi che abbiamo speso".

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