domenica 18 marzo 2012

Buoni benzina in cambio di voti indagato finanziere eletto in Comune

Antonio Metrangolo diventò presidente del consiglio a Oria, nel Brindisino. Sono sette gli elettori che hanno confessato di aver accettato i buoni carburante. L'ufficiale delle Fiamme gialle ottenne anche l'avvicinamento

testo di SONIA GIOIA,  fonte  www.bari.repubblica.it
 

ORIA - Buoni per fare il pieno di carburante in cambio di voti. Guai giudiziari per il presidente del consiglio comunale di Oria Antonio Metrangolo, 38 anni, militare della guardia di finanza finito nel registro degli indagati a firma del pm Raffaele Casto per voto di scambio, insieme a sei elettori che secondo l'accusa avrebbero accettato il do ut des. Si tratta di Giuseppe De Gaetani, 30 anni; Donato Ottaviano, 45 anni; Fernando Dell'Aquila, 52 anni; Roberto Memmola, 55 anni; Ubaldo Patisso, 59 anni; Pietro De Virgilis, 30 anni. Ai sette indagati è stato notificato di recente l'avviso di conclusione delle indagini, con l'accusa di "dazione offerta o promessa illecita di utilità ad uno o più elettori, continuata, con l'aggravante della continuazione".

Le indagini sono scattate all'indomani delle ultime competizioni amministrative che hanno promosso alla guida della città il sindaco Cosimo Pomarico e la maggioranza di centrosinistra. Un esposto, con firma in calce, denuncia pesanti irregolarità in campagna elettorale, che i carabinieri al comando del maresciallo Roberto Borrello si preoccupano di verificare su mandato del pm. Metrangolo è stato eletto nella lista Noi centro con Ferrarese (dal nome del presidente della Provincia di Brindisi, estraneo all'inchiesta) con 317 preferenze, non tutte conquistate sul campo secondo la procura. Il militare delle Fiamme gialle infatti, laureando in Giurisprudenza, secondo l'accusa avrebbe ceduto buoni benzina in cambio di suffragio elettorale, conquistando dunque lo scranno più alto delle assise ma anche l'avvicinamento della sede di lavoro, da Napoli a Brindisi. "Legittimamente", ha sostenuto il finanziere di fronte agli inquirenti, secondo i quali le cose stanno del tutto altrimenti.

Niente intercettazioni, niente telecamere nascoste, indagini vecchia maniera affidate al fiuto degli investigatori condotte dal 10 aprile 2011 fino alla terza decade del mese di maggio. Gli indizi pazientemente affastellati raggiungono piano piano consistenza, intersecandosi gli uni con gli altri, e sembrano confermare le accuse formulate dall'autore dell'esposto. Tanto che, di fronte all'evidenza, qualcuno degli indagati confessa. La parola passa adesso al collegio difensivo, dopodiché il pm deciderà se chiedere l'archiviazione o il rinvio a giudizio. Quali siano le intenzioni, in proposito, il magistrato lo anticipa in calce all'avviso di conclusione delle indagini, su cui si legge "... considerato che non deve essere formulata richiesta di archiviazione...". 

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