sabato 1 dicembre 2007

Novalgina,non coca:scagionato

(di Emilio Mola, Senzacolonne, 1.12.2007)

Alla fine anche la perizia ha dato ragione al 44enne Roberto Annè, bidello presso una scuola elementare del posto, arrestato due settimane fa con l'accusa di "detenzione di sostanze stupefacenti a fini di 'spaccio". Quella rinvenuta dai carabinieri e dai cani antidroga del nucleo cinofilo di Modugno all'interno dell'abitazione dell'uomo, non era infatti cocaina, ma semplice novalgina. E anche quella ritenuta di primo acchito mannite, tipica sostanza da taglio utilizzata per diluire la cosiddetta "neve", si è rivelata essere in realtà null'altro che sostanza zuccherina d'erboristeria. A dirlo sono i risultati delle analisi disposte sul campione sequestrato in casa dell'uomo, dal pubblico ministero Giuseppe De Nozza, su richiesta dell'avvocato difensore di Annè, Raffaele Pesce. Ed è stato lo stesso magistrato del tribunale di Brindisi a richiedere due giorni fa l'archiviazione del caso. Si chiude insomma nel miglior modo possibile la triste vicenda che per quasi due settimane ha visto suo malgrado protagonista, il 44enne Roberto Annè. Un'esperienza che a suo dire lo ha fortemente provato, perché oltre a metterne a repentaglio reputazione e dignità, ha anche rischiato di fargli perdere il posto di lavoro.
E'la mattina dello scorso sette novembre quando in casa di Roberto Annè si presenta una pattuglia di carabinieri, scortata da alcune unità del nucleo cinofilo di Modugno. Una volta in casa i militari perquisiscono da cima a fondo tutto l'appartamento, alla ricerca di sostanze stupefacenti. E dopo alcuni minuti, trovano qualcosa. E'polvere bianca: pare cocaina. E difatti il "narcotest" effettuato sul posto, ne rivela alcune tracce. Sempre all'interno dell'abitazione vengono poi rinvenuti cinquanta grammi di un'altra sostanza, scambiata per mannite. Anch'essa posta subito sotto sequestro. Per gli agenti della Benemerita intervenuti, gli elementi raccolti sono più che sufficienti per disporre l'arresto dell'indagato: nonostante le proclamazioni di innocenza, viene messo in cella per due giorni. A ottenere il ritorno in libertà di Annè, è il suo legale, Raffaele Pesce, che nel frattempo ha richiesto una perizia sui campioni sequestrati. Da quel giorno trascorrono lente due settimane di passione. Poi, due giorni fa, il risultato delle analisi: non coca e mannite, ma novalgina e zucchero. Per Annè è la fine di un incubo.
Chiusa definitivamente la triste parentesi con la macchina della giustizia, ora Roberto Annè attende solo che si concluda rapidamente anche quella lavorativa. All'indomani del suo arresto, aveva fatto seguito la sospensione cautelativa dal posto di lavoro, e la trattenuta di quattro quindi dello stipendio. A giorni, il provveditorato dovrebbe esprimersi in merito alla domanda di reintegro avanzata dalla stessa dirigente responsabile del primo circolo.

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