lunedì 10 dicembre 2007

RIFLESSIONI SULLA TOPONOMASTICA ORITANA (ovvero: a proposito di intitolazione di nuove vie cittadine)

di Francesco ARPA, 10.11.2007

Grazie ad un articolo della Gazzetta del Mezzogiorno del giorno 7 c.m. ho avuto modo di apprendere che una recente delibera di Giunta ha portato delle modifiche alla toponomastica esistente nella città di Oria. Leggendo l’articolo ho immediatamente osservato che alcuni punti sono degni di riflessioni ed approfondimenti. A dire il vero mi ero imposto di non pensarci più di tanto ed evitare quindi di far diventare la cosa oggetto di polemica. Casualmente però nel fine settimana appena trascorso il mio cervello ha assimilato dei particolari che mi hanno spinto, a scrivere, in qualità di semplice cittadino, la presente lettera aperta, indirizzata ai cittadini oritani, oltreché ad amministratori ed autorità religiose. Preliminarmente devo rappresentare che sconosco se l’amministrazione comunale di Oria è dotata di uno specifico regolamento di toponomastica. Immagino di si. Anche se non mi meraviglierei del contrario, se si considera che tante altre problematiche vengono affrontate senza un minimo di regolamento (esempio: concessione parcheggi auto riservati per disabili). Leggo (testualmente) che sulla base delle proposte pervenute da numerosi cittadini e da alcuni consiglieri dell'attuale Amministrazione comunale, il sindaco, Cosimo Ferretti ha nominato una commissione di 9 esperti per procedere a denominare nuove strade del centro abitato, che da diverso tempo causavano non pochi problemi ai residenti e correggere altre vie che presentavano alcune imprecisioni. Senza nulla togliere alla professionalità ed alle competenze delle singole persone che componevano detta commissione, e volendo dar per certo che la Giunta Municipale nel deliberare abbia rispettato tutta la normativa, ritengo che il nostro Sindaco, ha ancora una volta perso l’occasione di coinvolgere la cittadinanza tutta in decisioni importanti di interesse generale. Seppur in modo consultivo e non vincolante poteva essere acquisito il parere dei cittadini attraverso un sondaggio (magari utilizzando la nuova tecnologia, internet, e quindi il sito web ufficiale del Comune) oppure (giusto il minimo) poteva essere convocata la Consulta delle Associazioni prevista dall’art. 63 dello Statuto Comunale. Purtroppo, è il caso di dirla con estrema franchezza, ci dobbiamo ormai convincere che per i nostri amministratori la parte dello statuto (titolo III) che riguarda gli istituti di partecipazione popolare è un optional. Ho già avuto modo di scrivere nel mese di aprile c.a. che in occasione della redazione del bilancio di previsione 2007 non è stato acquisito il parere (obbligatorio) della Consulta. Altra occasione di mancato coinvolgimento dei cittadini si è avuto nella passata estate, in occasione della nota vicenda “esercizio diritto di prelazione – compravendita castello”. Il Sindaco non ebbe la sensibilità di acquisire preventivamene il parere (seppur consultivo) della Consulta delle Associazioni prima di prendere una decisione di grande impegno economico per le casse comunali.
Nell’articolo di stampa si legge ancora che il Sindaco ha fatto riferimento “alle proposte pervenute da numerosi cittadini” e che “la dedicazione a Don Rocco Gallone è stata fortemente caldeggiata da moltissimi oritani e, in particolare, dai parrocchiani di San Francesco di Paola”. Con molta sincerità devo affermare che pur ritenendomi un attento osservatore delle vicende e vicissitudini di questa nostra città non ho avuto mai modo di percepire il fermento di cittadini interessati a formulare proposte di modifiche alla toponomastica esistente. Con altrettanta sincerità e con estremo senso di rispetto nei confronti del compianto Don Rocco Gallone, devo affermare che non ho mai percepito il caldeggiare, in modo forte, da parte di moltissimi oritani, l’intitolazione di una via col suo nome. Fra l’altro sono anch’io un parrocchiano di San Francesco di Paola, collaboro con l’associazione Rione Giudea ed ho due figli inseriti nel gruppo giovani di detta parrocchia. Molto sommessamente mi permetto di aggiungere che avendo personalmente conosciuto in vita il defunto Don Rocco mi sento di poter affermare che egli era persona modesta ed umile e forse avrebbe disdegnato tanta pubblicità. Penso che si sarebbe accontentato del fatto che la sua Ceglie Messapica gli ha dedicato una via e che nella chiesa di San Francesco di Paola di Oria (dove aveva celebrato sia la prima che l’ultima messa) in occasione dell’anniversario della sua ordinazione sacerdotale, in data 29.12.2005, era stata posta una targa di marmo a perenne ricordo del suo breve sacerdozio, nella quale si legge, fra l’altro, “……..discrezione nella guida delle coscienze……. silenzio nella sofferenza”. Degno di nota un errore presente nella predetta lapide: reca la firma del vescovo Armando Franco deceduto otto anni prima, il 15.12.1997.

Con altrettanto estremo senso di rispetto nei confronti della figura del compianto vescovo Alberico Semeraro (deceduto nel maggio 2000), devo dire che mi meraviglia il fatto che la Giunta si sia affrettata ad intitolare una via col suo nome se si considera che l'art.2 della L. 23 giugno 1927, n. 1188 così recita: “Nessuna strada o piazza pubblica può essere denominata a persone che non siano decedute da almeno dieci anni.” Si legge nell’articolo della Gazzetta che il toponimo “Vescovo Armando Franco” ha trovato allocazione nella penultima traversa di Via Santa Barbara. In pratica è stato sfrattato il toponimo del Vescovo Andrea. Chissà con quale criterio….. sarà forse una di quelle vie la cui denominazione, a parere della Giunta creava non pochi problemi ai cittadini residenti?

Il 15 dicembre, casualmente, è anche l’anniversario della morte di un’altra persona…… questa volta oritana. Infatti, il 15 dicembre 1972 morì tragicamente all’età di 48 anni, nell’adempimento del dovere, l’Appuntato di Pubblica Sicurezza Giuseppe Di Levrano, oritano, in servizio presso la Questura di Taranto. Sono ormai trascorsi 35 anni dalla sua morte e non ricordo di aver mai sentito alcuna iniziativa pubblica (civile o religiosa) che ricordasse il sacrificio di detto figlio di Oria, servo dello Stato. Non una via, viuzza., vicolo, piazza, piazzetta, che rechi il suo nome. Non una lapide a futura memoria attaccata a qualche edificio pubblico. Egli non merita niente di tutto ciò. Ho avuto modo di rispolverare qualche mio ricordo del passato relativo a quel tragico evento avvenuto sette lustri addietro, allorquando nella mattinata di sabato, camminando per una stradina del cimitero monumentale, ho notato una dimora funeraria recante sopra l’ingresso la scritta ”Di Levrano Giuseppe Biasi Anna”. Nei pressi del cancelletto d’ingresso, a pochi centimetri dall’asfalto, una modestissima lapide in marmo scuro recante la foto di un giovane poliziotto in divisa e la scritta “Giuseppe Di Levrano – Appuntato P.S. caduto nell’adempimento del dovere 1.6.1924 – 15.12.1972”. Nel mentre mi allontanavo da tale luogo ho sentito una voce che mi sussurrava: “Non farci caso …... tu sai come recita…. quell’antico detto? San Barsanofio è …….amante dei forestieriiiiii….. “. Mi son guardato attorno ed ero solo.…chissà…. quella voce……di chi era.

Toh! Guarda caso….. i nuovi nomi della toponomastica son tutti forestieri. Infatti oltre ai nomi dei due anzidetti uomini di chiesa si registra anche quello di Pier delle Vigne, uno dei personaggi più conosciuti della Corte Imperiale di Federico II, che storicamente non ha mai avuto alcun legame con Oria. Non conosco la vera motivazione a base delle decisioni della commissione e della Giunta circa l’intitolazione di una via a questo dotto personaggio del medioevo, nativo di Capua, dalle dubbie qualità morali, morto in circostanze poco chiare dopo essere stato arrestato ed accecato, pare, su mandato del suo imperatore Federico II, il quale in una lettera personale al genero Riccardo di Caserta definisce Pier delle Vigne "secondo Simone" evidentemente riferendosi a Simon Mago, l’esseno che aveva proposto a Pietro di barattare le cose dello spirito con le ricchezze; e parla di lui come dell’uomo che "…o avesse una borsa di denaro o la riempisse, aveva trasformato lo scettro della giustizia in serpente" (da un articolo di Carlo Fornari su www.stupormundi.it ). Pier delle Vigne è noto anche per essere citato nella Divina Commedia, precisamente nel XIII canto dell’Inferno dove fu posto da Dante Alighieri nella selva dei suicidi.
Ed ancora a proposito di personaggi forestieri del passato (più o meno illustri) ha trovato spazio su targhe toponomastiche oritane anche Filippo di Cosenza (???). Dal basso della mia ignoranza io sono in grado di dire solamente che detto nome non mi dice e non mi ricorda alcunché. Considerato che la strada ad egli intitolata si trova vicino a Via Jolanda di Brienne e Via Costanza d’Altavilla (rispettivamente sposa e madre di Federico II) posso solo pensare che anch’egli è un personaggio del medioevo. Spontanea la domanda: “storicamente ha mai avuto alcun legame con Oria?”

Alla luce di quanto sopra possiamo dire che abbiamo toccato il fondo o dobbiamo forse aspettarci ancora di peggio nelle scelte dei nostri amministratori in materia di toponomastica?

E’ giusto vedere intitolata una via ad un forestiero sol perché è morto a 33 anni dopo un breve periodo di sacerdozio? Se la risposta è positiva, per analogia, qualcuno dovrebbe adoperarsi affinché si possa intitolare una via col nome del compianto sacerdote Don Antonio Calò…..a meno che…..a meno che….. qualcuno non è del parere che non è proprio il caso di fare paragoni e che il defunto Don Antonio si deve accontentare del mezzobusto che trovasi nella chiesa di San Domenico, realizzato anni addietro grazie al forte interessamento di numerosi oritani che volevano ricordare in qualche modo la figura del caro concittadino Don Antonio. Ed ancora….. per analogia, è bene che qualcuno inizi a pensare di intitolare fra qualche anno una strada allo scomparso Monsignor Elia Farina.
Ed ancora…..perché non dedicare una via al poeta Antimo Baldari e tanti altri personaggi oritani del passato più o meno illustri. Alcuni a mio parere andrebbero ricordati per la loro attività e specifica utilità sociale nel periodo in cui sono vissuti. Perché non ricordare “Pippinu lu bannitori”; “Cilistrinu lu pulizzacumuni” e tanti altri ancora ?
Ed ancora….. perché non intitolare alcune vie con nomi di giovani oritani che sono morti tragicamente sul lavoro? Ed …….ancora perché non dedicare una via o piazza agli emigranti oritani di tutti i tempi?
Forse perché qualcuno pensa che toponomasticamente sia più giusto avere in Oria Via dei Saliconi o Via dei Ciperi (quest’ultima sottotitolata per gli ignoranti come me con la seguente annotazione: Anticamente vi cresceva il “Cipiernu”) Non è una battuta scherzosa…… i due citati toponimi esistono per davvero.

Chissà……. Ai posteri l’ardua sentenza !!!

Tornando alla triste storia di Giuseppe Di Levrano devo aggiungere che, manco a farlo apposta, nella mattinata di ieri, domenica, trovandomi nella vicina Francavilla Fontana ho notato che una via è stata così intitolata: “Antonio Magli, 1970-1994 Agente di Polizia Penitenziara caduto nell’adempimento del dovere”. Beh ….., può obiettare qualcuno, non è detto che tutti i Santi Protettori sono amanti dei forestieri come il nostro San Barsanofio. Eh …si! San Barsanofio doveva essere proprio un buono se ancora non ci ha inviato segnali della sua arrabbiatura per avergli assegnato una deserta stradina di campagna (l’ultima traversa a sinistra di Via Frascata) attraverso la quale si raggiunge un’altura dove abitano un paio di famiglie. Così poco ad un Santo così grande che è protettore non solo di Oria ma anche dell’intera diocesi. Tanto grande ed importante da attirare l’attenzione di studiosi locali che continuano a scrivere testi sulla sua vita da anacoreta. Tanto grande da meritare citazioni da parte dell’attuale Papa nelle sue omelie. Di questa anomalia se ne sarà accorta finanche la società che stampa e distribuisce l’elenco telefonico Pagine Bianche che ognuno di noi ha in casa. I responsabili di detta società avranno pensato: “Possibile che questo grande Santo ha una via così piccola? “ Risultato: tutti gli abitanti abbonati al servizio telefonico residenti in Via Barsanofio De Girolamo (ultima traversa a destra di Via Latiano) in elenco risultano censiti come residenti in Via San Barsanofio (lato opposto della città). Strano ma vero!!!

Prima di concludere desidero fare qualche altro accenno allo statuto comunale. Detto insieme di norme prevede la figura del Difensore Civico. Mi chiedo: “Gli amministratori credono gli oritani tanto sciocchi da non capire che detto tema viene rispolverato solo quando “interessa” a qualche personaggio o “gruppo” politico al potere?” Fra l’altro è previsto un lauto compenso, se si considera che l’indennità di funzione è pari all’80% di quella prevista per il Sindaco, oltre alle indennità accessorie. In verità il sindaco Cosimo Moretto all’inizio del suo mandato aveva assunto l’impegno di proporre al Consiglio Comunale la riduzione di detta indennità, ma fino ad oggi è ancora tutto invariato.

Ed ancora mi chiedo: “L’albo delle associazioni che dovrebbe dare vita alla Consulta è aggiornato?”

Ed ancora: “Ogni tanto si rispolvera l’art.67 dello Statuto che prevede l’istituzione dell’Ente Torneo da disciplinare con specifico Regolamento Comunale, ma puntualmente il tutto ritorna ad ammuffire in qualche cassetto del comune.”

Alla luce di quanto sopra esposto mi chiedo se è sbagliato affermare che i cittadini oritani continuano a essere sudditi proprio come nel medioevo e continuano a vivere all’ombra del castello e sotto l’influenza della chiesa.

Un breve accenno vorrei ancora fare alla toponomastica. Sarebbe ora di avviare un serio progetto generale di revisione dell’intera toponomastica, allo scopo anche di correggere la numerazione che si presenta lacunosa in varie vie e nel contempo sostituire le ormai obsolete targhe di marmo con altre, magari colorate, in ceramica, che potrebbero riportare anche lo stemma del rione di appartenenza oltre a quello della città. Nell’occasione sarebbe, opportuno, a mio modesto parere, inserire anche una breve descrizione del toponimo e così potremmo finalmente capire il significato di Via dei Saliconi e Via dei Ciperi, oppure scoprire chi fu Filippo di Cosenza e quale legame ha avuto col nostro territorio.

Sarebbe altresì interessante conoscere tutto il procedimento amministrativo relativo alla Delibera di Giunta in questione al fine di appurare se è stata rispettata la normativa tuttora vigente in materia, ed in particolare:
R.D.L. 10 maggio 1923, n. 1158 - Norme per il mutamento del nome delle vecchie strade e piazze comunali. (G.U. 6 giugno n.132. Convertito in L. 17 aprile 1925, n. 473)
1. Le amministrazioni municipali, qualora intendano mutare il nome di qualcuna delle
vecchie strade o piazze comunali, dovranno chiedere ed ottenere preventivamente
l’approvazione del Ministero della P.I. per il tramite delle competenti soprintendenze ai
monumenti.
L. 23 giugno 1927, n. 1188 - Toponomastica stradale e monumenti a personaggi contemporanei. (G.U. 18 luglio n. 164)
1. Nessuna denominazione può essere attribuita a nuove strade e piazze pubbliche senza la
autorizzazione del Prefetto, udito il parere della Deputazione di storia patria, o, dove
questa manchi, della Società storica del luogo o della regione.
2. Nessuna strada o piazza pubblica può essere denominata a persone che non siano
decedute da almeno dieci anni.
Grazie per l’attenzione.
Oria, 10 dicembre 2007
Cav. Francesco ARPA

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