mercoledì 24 marzo 2010

Il castello medievale di Oria al centro di tante credenze

La Gazzetta del Mezzogiorno online, 24.3.2010 - foto web


Fra le leggende più affascinanti, legate a fatti trascendenti la realtà accaduti nel nostro territorio, ce ne sono alcune, in particolare, che resistono da secoli ed hanno come teatro uno dei castelli più suggestivi della provincia: il castello medievale (di Federico II) di Oria. Qui, di storie mitologiche, se ne narrano diverse. Così, ad esempio, secondo una leggenda, in questo castello, nel 1400, si rifugiò la bellissima Bianca Guiscardi che era perseguitata da un nobile malvagio che aveva perso la testa per lei e che un giorno, riuscito a penetrare nel castello, tentò di rapirla.
La giovane donna tentò di darsi alla fuga ma, quando capì che tutto era inutile, si uccise con una pugnalata al cuore. In relazione a tale episodio, si dice che la bella Bianca ancora oggi attraversa il cortile del castello e si affaccia alle finestre e se qualcuno cerca di afferrarla, lei si sottrae e scompare immediatamente. U n’altra storia che ruota attorno al castello medievale di Oria riguarda la cosiddetta leggenda di “Oria fumosa”: fino a qualche decennio fa, verso il crepuscolo, quando i vapori delle vicine paludi si univano ai fumi dei camini, si poteva assistere all’alzarsi di una densa foschia che avvolgeva il paese per molto tempo.

Attorno a questa leggenda si è costruita una versione romantica che esalta l’eroismo di una giovinetta capace di gettarsi dalla torre del Salto per non cedere ai sadici desideri di un castellano. Esiste poi anche una versione mitologica della stessa leggenda che la fa risalire al sacrificio di una bambina avvenuto ad opera di un re cretese durante la costruzione delle mura difensive della città. Ma le mura crollarono subito come scosse da un terremoto. Il re, allora, desideroso di portare a termine quell’opera, chiese consiglio ai suoi sacerdoti che, dopo un consulto con gli oracoli, diedero un responso quanto mai crudele: bisognava cementare le fondamenta con il sangue di una vergine. Gli abitanti di Oria, inorriditi, si strinsero al petto i propri figli cercando di salvarli dalla minaccia di morte. Un giorno, si narra, una madre, vedova e molto povera, lasciò incustodita la sua giovane figlia per cercare nei vicini boschi della legna da ardere: la bimba, stanca di restare chiusa in casa, uscì fuori e si mise a giocare in strada. Dei soldati, vedendola sola, la rapirono e la portarono al re che ne ordinò il sacrificio. La madre, saputa la notizia, impazzì dal dolore, imprecà contro tutta la città e sentenziò: «possa tu Oria fumare nei secoli come arde e brucia oggi il mio cuore».

Quella maledizione, narra ancora la leggenda, fu ascoltata dal cielo ed ancora oggi, mentre nella vicina pianura c’è il sereno, Oria viene avvolta da una malinconica nebbia. Da ciò è derivato pure un famoso detto: “A Oria fumosa ‘ccitera ‘nna carosa, tant’era picciredda, ca si la mintera ‘mposcia” (che tradotto significa: «A Oria fumosa uccisero una bambina, era tanto piccola che se la misero in tasca”).

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