mercoledì 20 maggio 2009

Sono ben 500 le candeline su quel libro.È conservato a Oria l’«Opera» di Orazio stampata dal Pinzi a Venezia nel 1509

di ANGELO SCONOSCIUTO, La Gazzetta del Mezzogiorno, 19.5.2009

Cinquecento candeline sono un bell’anniversario: e già perchè «die XVI Maij, 1509» a Venezia, «impressa per Philippum Pincium Mantuanum» videro la luce «Horatii Flacci Lyrici poetae Opera cum quattuor comentariis & figuris nuper additis»: 266 fogli con illustrazioni in quarto. E perchè festeggiare? Semplicemente perchè, dei nove esemplari attualmente presenti in biblioteche pubbliche, uno è conservato ad Oria, nella Biblioteca comunale «De Pace-Lombardi». Uno dei tre rimasti nel Meridione d’Italia, visto che le altre due copie sono a Venosa (Comunale) ed a Palermo (Centrale della Regione). Puntualmente censita nel «Catalogo delle cinquecentine» di quella biblioteca, curato nel 2002 da Maria F. Solazzo e Pasquale Spina, l’ opera, secondo i curatori, ha «testo privo di frontespizio; capilettera per ogni ode, satira ed epistola inserita nel testo; vignette...». L’opera conservata in Oria, ancora, presenta «testo restaurato», «tagli blu, tavola e indice su quattro colonne; segnature». Opportunamente i curatori riportarono le note manoscritte, riferendo: «Sul frontespizio manoscritto: Quinti Flacci Opera, Cum Comentariis Antonii Mancinelli impressa Die 16 Mensis Maii An. 1509; Da’ libri del P(ad)re Maest(ro) Francesco de Pace di Nardò
Minor Conventuale 1858». E ancora annotano: «sul taglio superiore della prima pagina: 1509 Die 16 Maj; sul taglio inferiore dell’ul - tima pagina un’annotazione illegibile». Un’opera certamente importante, sia che la si consideri sotto l’aspetto della storia locale (valutata l’appartenenza del volume), sia che la si consideri
nell’ottica della storia del libro. Si pensi soltanto che Filippo Pinzi, tipografo di Canneto presso Mantova e attivo a Venezia, dove si trasferì nel 1480, stampò libri insieme ai Giunta e proprio in quel 1509, pochi giorni prima che vedesse la luce l’opera che ci occupa, aveva finito di stampare due opere di Tommaso d’Aquino, e nel febbraio precedente un’ope - ra di Cicerone, mentre si sarebbe apprestato a far stridere il torchio per un’opera di «Priscianus Caesarensis», e non è certo se pubblicò la vita dei Pontefici del Platina, poco prima o poco dopo l’«Opera» oraziana.
Navigando nella rete, ci si è resi conto che la «Comunale» di Venosa ha messo a disposizione degli studiosi il frontespizio, dal quale si ricava il nome dei quattro commentatori, poi pubblicamente inseriti in altri frontespizi di medesime opere pubblicati in anni posteriori: con Orazio al centro, che reca la penna in ciascuna delle mani, ci sono a sinistra Pomponius «Porphyrio» e Cristoforo «Landino» e a destra Helenius «Acron» e Antonio Mancinelli (Mancinellus). A ben osservare, però, quello stesso «scriptorium» sarebbe il frontespizio di un’altra opera conservata anch’essa in Oria, sempre stampata dal Pinzi, che l’anno successivo pubblicò un’opera di Strabone. Ma di questa si parlerà al suo cinquecentesimo compleanno.









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