venerdì 13 marzo 2009

«Tutte accuse infondate» Assoluzione dopo 5 anni

PATISSO E IL COGNATO VIGILE URBANO ERANO STATI ARRESTATI MA L’INCHIESTA SI È DIMOSTRATA UN BLUFF L’«odissea giudiziaria» di un funzionario finito perfino in carcere

La Gazzetta del Mezzogiorno, 13.3.2009

Era addirittura finito in carcere, con accuse gravi per un funzionario comunale. Ora, però, si scopre che quell’ar resto era ingiusto perchè a distanza di 5 anni è arrivata l’assoluzione piena per Leonzio Patisso, che fu anche sospeso dal lavoro per questa vicenda che si è rivelata un bluff.
Assolto anche il vigile urbano Gilberto Conte, cognato di Patisso e medaglia d’argento al valor civile. Il vigile, nell’ambito della stessa inchiesta, era finito ai "domiciliari".
Patisso, dopo tre giorni in carcere ,aveva trascorso sei mesi agli arresti domiciliari. La moglie Lorenza Conte già presidente del Consiglio comunale e capogruppo dei Ds era stata costretta a dimettersi uscendo di fatto dalla scena politica.
Il vigile Conte, difeso dagli avvocati Pasquale Fistetti e Roberto Palmisano (quest’ultimo difensore anche di Patisso) era accusato di peculato per avere utilizzato il telefono del servizio di assistenza anziani, dove era stato trasferito. Il totale delle telefonate ammontava a 14 euro.
Contro Patisso, invece, ben 11 capi di imputazione: dall’abuso d’ufficio, al falso e peculato per l’acquisto nel 2001 dell’autovettura del servizio di assistenza anziani. Poi, accue anche legate alla gestioni dei telefonini assegnati ai dipendenti e amministratori comunali e al recupero nel 2000 una Fiat multipla del servizio di «Assistenza Anziani» incidentata dopo una missione a Vienna dell’assessore Giovanni Caramia, del consigliere Nicola D’Ippolito e dell’al - lora sindaco Sergio Ardito. Il peculato era stato invece ipotizzato a carico di Leonzio Patisso e degli ex amministratori prima citati e per l’uso dei telefonini anche Luigi Pinto, Oronzo Mastrogiovanni, Mario De Nuzzo (tutti difesi dall’avv. Roberto Palmisano), Angelo Galeone (avv. Antonio Almiento), Marzo Muscogiuri (avv. Mariagrazia Iacovazzi), Pasquale Pagano e Pino Re (avv. Pietrantonio Denuzzo), Emanuele Carone (avv. Francesco Nigro) ed infine imputati di ricettazione Giovanni Massa (avv. Pasquale Annicchiarico) e Cosimo "Gimson" Patisso (avv. Giovanni Pomarico).
Il collegio di difesa degli imputati con copiosa documentazione e articolate indagini difensive ha dimostrato l’assoluta insussistenza delle accuse.
"Nel corso del dibattimento - ha detto Patisso - è emersa anche l’anomalia e la strumentalizzazione a fini politici della indagine, scaturita dalla iniziativa dell’allora Comandante dei Vigili Urbani Emilio Guido cui era stato affidato il compito, con precise direttive scritte dell’allora Sindaco Cosimo Moretto, depositate in udienza, per ricercare e denunciare presunti reati della passata amministrazione del Sindaco Sergio Ardito uscita sconfitta dalle elezioni del 2001".Particolarmente toccante la lettera inviata al presidente del Tribunale dai figli Herman e Luana di Cosimo Verardi, netturbino deceduto nel dicembre 2008, che chiedevano di sapere perché il padre «che aveva lavorato una vita e non si era mai approfittato di una lira, si trovasse sotto processo». Anche a Loro il Tribunale ha risposto dicendo che "non vi era nessun motivo perché il fatto non sussiste".

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