martedì 7 aprile 2009

Operazione Strade Pulite. Speciale de Il Quotidiano

fonte Il Quotidiano, 5.4.2009

Cercavano denaro e assunzioni a una ditta incaricata per la raccolta dei rifiuti ad Oria. Per tentata estorsione aggravata in concorso, sono stati arrestati Gilberto Conte, di 48 anni, Alfredo Italiano, di 27, Giovanni Biasco, di 32, e Saverio Capilunga, di 39. All'alba di ieri, quaranta poliziotti hanno portato a termine l'operazione "Strade Pulite". Unico assente in casa al momento del blitz AlfredAtaliano, comunque rintracciato poco dopo il fermo degli altri tre.
Il gruppo degli oritani dal gennaio scorso faceva pressioni ad alcuni dipendenti della "Monteco" per contattare l'amministratore della ditta. L'intento iniziale era quello di estorcere SOmila euro con altri pagamenti di Sn-ila durante le festività di Pasqua e Natale. Inoltre, alla richiesta del denaro si era anche aggiunta la pretesa di assumere cinque persone, tra cui lo stesso Capilunga.
In un secondo momento, il fallimento delle pretese estorsive verso la ditta aveva portato il gruppo ad abbassare le richieste di denaro. La somma era scesa fino a 15mila euro, con le solite due "tranches" da pagare durante le festività, comprese le assunzioni. Ma c'era un risvolto nuovo che aveva intimorito 1'ainministratore, anche per le sorti della sua famiglia: la presenza di Alfredo Italiano sotto casa a Campi Salentina. L'indagato aveva fatta di tutto per farsi notare, sporgendosi dal finestrino della sua auto e richiamando l'attenzione dell'amministratore con un grido di saluto. Era il 7 marzo scorso. Da quel momento parte anche l'indagine della Squadra mobile.
E' invece il primo gennaio del 2009 quando la "Monteco" si aggiudica il servizio di raccolta dei rifiuti nei comuni di Oria, Ceglie Messapica, Erchie e, successivamente, Villa Castelli. Un avvio di servizio che parte con strani episodi: l'incendio di un camion, parcneggiato nel garage in uso alla "Monteco". E poi l'ammasso di bidoni della raccolta. Poco dopo l'incendio, un dipendente della "Monteco" informa un collega che alcune persone vogliono contattarlo per richiedere del denaro che doveva servire a "continuare a lavorare tranquillamente".
L'autore della telefonata (alquanto minacciosa) è Giovanni Biasco, sconosciuto al dipendente fino all'incontro avvenuto nei pressi di Oria. E' nel corso di questo incontro, ai primi di gennaio, che al dipendente viene riferito che la ditta per continuare a lavorare "protetta" dovrà pagare SOmila euro. Nell'occasione si annunciano anche le altre pretese. Da quel momento, il dipendente viene spesso fermato e contattato ancora dallo stesso Biasco, accompagnato da Italiano (ex dipendente della "Monteco"). Il fine è quello di conoscere se gli amministratori della "Monteco" hanno accettato la richiesta estorsiva.
E' invece il 6 marzo quando la vicenda si arricchisce di nuovi personaggi e particolari. Un vigile urbano di Oria, Gilberto Conte, si presenta al dipendente insieme a Capilunga, un parente dell'agente municipale. Nell'incontro viene a galla che Conte è a conoscenza di quanto sta accadendo con le richieste estorsive di Biasco e Italiano. Nasce in questa occasione l'esigenza dell'assunzione di Capilunga che al dipendente aggiunge che a comandare ad Oria è lui. E che dopo la sua sistemazione nella ditta tutto si sarebbe risolto facilmente.
Lo stesso giorno, nel pomeriggio, Biasco e Italiano danno un ultimatum al solito dipendente, con la somma estorsiva che dopo varie riprese scende da SOmila euro a 30mila ed infine a 15mila. L'incontro avviene nei pressi del palazzetto dello sport del paese.
La richiesta dei due "soci" è minacciosa, chiedono di parlare con il titolare della ditta. A quel punto, dopo qualche giorno arriva anche il momento di denunciare i fatti alla Questura. A coordinare le indagini, il pm Raffaele Casto. A firmare l'ordinanza di custodia cautelare in carcere, il gip Antonio Martalò. A difendere gli indagati Roberto Palmisano, Pasquale Fistetti e Raffaele Pesce.

Per avere tranquillità in azienda, bisognava assumere per forza
di Salvatore Morelli

Oltre tre mesi di tentativi estorsivi alla "Monteco ", senza intascare mai un euro: Richieste di denaro e posti di lavoro che si sono perse tra telefonate e inconíri minacciosi, come quello del 7 marzo scorso nei pressi della polveriera di Oria. All'appuntamento erano presenti con Giovanni Biasco e Alfredo Italiano un socio della ditta e a un dipendente. Durante l'incontro i due arrestati avevano fatto valere le loro ragioni, raccontando ai presenti che stavano facendo tutto quanto per aiutare la ditta. Anche perché quello che chiedevano era molto meno rispetto a quello che pagavano gli altri.
Inoltre, riuscire a prendere quei soldi sarebbe servito ad aiutare persone più disgraziate di loro. In caso contrario, se l'ulteriore proposta (scesa ormai al minimo: a 1 Smila euro, più due tranches da Smila a Pasqua e Natale, e l'impiego di Saverio Capilunga) non fosse stata accettata, avrebbero quindi agito "a modo loro".
Pretese che diventavano anche gravi, come nel caso di un dipendente della "Monteco" costretto a seguire Biasco e Italiano in aperta campagna e qui invitato a spegnere il cellulare e a staccare addirittura la batteria. Fu in questa occasione che si delineò l'incontro successivo con un socio della ditta, ma solo perché non c'era più tempo da perdere. Richieste estorsive e posti di lavoro che prendono un'altra piega con l'entrata in scena del vigile urbano Gilberto Conte (che sa tutto su quello che sta accadendo) e con il parente Saverio Capilunga, che agli occhi di un dipendente si spaccia come il capo dei capi a Oria. Proprio la sua assunzione sarebbe servita a portare un equilibrio intorno a una vicenda estorsiva che a quel punto, e dopo già tre mesi, aveva visto forse troppo passaggi e poche conclusioni.

Quando Conte presentava Capilunga al dipendente per fargli trovare l'impiego «E' lui che comanda in città»

di Sonia GIOIA

«Dimostrerò ancora una volta la mia innocenza». L'eco dell'anatema lanciato a denti stretti è risuonata sinistra nell'atrio della questura brindisina mentre alle prime luci dell'alba di ieri l'agente della polizia municipale oritana Gilberto Conte, 48 anni, avanzava al fianco degli agenti in pettorina blu. In manette, per la seconda volta, stavolta con l'accusa di aver prestato il fianco al disegno criminoso dei tre compari che tentavano di estorcere denaro sonante alla Monteco in cambio di tranquillità - niente più mezzi incendiati, niente più sortite im
provvise, niente più grane insomma. Conte avrebbe svolto, secondo il pm inquirente, precisamente il ruolo di mallevadore dell'affare, firmando la fideiussione a garanzia del congiunto, il 38enne Saverio Capilunga: «Assumetelo come chiede, è lui che comanda ad Oria, poi potrete lavorare tranquilli». Questa la sostanza del monito, del consiglio, dell'avvertimento addebitato a Conte.
Schiena diritta, passo fiero. Mentre i presunti complici, malgrado il curriculum navigato di chi è avvezzo all'aria delle caserme e dei tribunali, procedevano a passi tardi e incerti, l'aria smarrita, lui no. Impettito, quasi a mostrare la medaglia d'argento al valor civile appuntata al bavero dal presidente Carlo Azeglio Ciampi in persona, correva l'anno 2000. Il vigile urbano al secondo match con la giustizia ha percorso la passerella al fianco degli uomini della squadra mobile certo dell'esito di questa seconda volta.
Secondo l'impianto accusatorio imbastito dal sostituto procuratore Raffaele Casto, il vigile urbano, difeso dall'avvocato Pasquale Fistetti, sarebbe comparso nella sceneggiatura ai danni della Monteco in un solo, determinante episodio. E' il sei marzo, la banda ha già dato segnali di sé alla azienda appaltatrice del servizio raccolta e conferimento in discarica dei rifiuti: fra il 2 e il 3 gennaio un mezzo della Dasta viene dató alle fiamme, e per due volte da allora Giovanni Biasco e Alfredo Italiano hanno quantificato la richiesta estorsiva all'indirizzo della Monteco, incontrandone i rappresentanti nei pressi della caserma dei carabinieri o in municipio, campi neutri, anzi, persino istituzionali - location ideale dunque per passare inosservati. II 6 marzo, secondo l'accusa, è Conte in persona a contattare il solito dipendente della ditta. Gli dice d'essere a conoscenza dei fastidi che Italiano e Biasco gli hanno procurato, ma che non c'è nulla da temere: se vuol lavorare in tranquillità, non ha che da assumere Capilunga, come gli si chiede. «A Oria - precisa - è lui che comanda». Precisazione frutto di testimonianza da parte del denunciante, nessuna intercettazione ambientale o telefonica.
Quasi una comparsa, se non fosse per il peso della divisa che Conte indossa. «Appare una sola volta - si legge nell'ordinanza - ma portando con sé, per un verso, il "peso" del comando territoriale illecito e quello dell'autorità comunale compromessa con la criminalità locale».
La parola del dipendente della Monteco autore della denuncia ai danni di Conte & co, ammesso che esistesse un sodalizio, contro la sua.

Solo qualche giorno fa il blitz per "New Deal"

di Sonia Gioia


Un rigurgito di dignità più forte della paura. Brindisi non ci sta, e alza la testa. L'alba di "Strade pulite" sorge a nemmeno quattro giorni da "New deal", il blitz annunciato come ultimo atto di un lungo anno di paura in quel di Ostuni. Le riviviscenze della criminalità, più o meno organizzata, i pretesi eredi di quel che resta della Sacra Corona Unita, riesumano il vecchio, intraInontabile affare del racket con rancido contorno di intimidazioni, attentati al tritolo e persino appendici melodrammatiche.
Ad Oria come ad Ostuni i presunti estorsori hanno fatto appello di fronte alle proprie vittime al lavoro che non c'è, maledetta crisi, pretendendo foraggio in moneta sonante e persino assunzioni, estorte pure quelle al suono di minacce più o -meno velate. Ma qui come nella Città bianca, imprenditori e amministratori che si pretendeva di soggiogare, non hanno subito. Gli impresari, i dipendenti della Monteco di Oria, circuiti, assediati, col fiato sul collo da mesi, hanno preso il coraggio a due mani, sottoscrivendo circostanziate denunce consegnate alle forze dell'ordine. Rinnovando il contratto di fiducia con uno Stato che c'è, e lo dimostra, non solo a botta di proclami. La stessa fiducia che ha levato la voce del sindaco, degli assessori, i consiglieri, i dipendenti comunali e gli imprenditori di Ostuni, stretti dall'assedio di un manipolo di criminali, presunti autori di un macabro valzer lungo 365 giorni; suonato al ritmo di calibro nove, proiettili inesplosi, teste di cavallo mozzate, e taniche di benzina buone per incendiare ville, auto; esercizi commerciali e studi professionali. Ad Oria come ad Ostuni i criminali pronunciavano il verbo delle richieste intimidatorie all'ombra dei palazzi istituzionali, caserme dei carabinieri e municipi, scalati per assurgere al rango di insospettabili e padroni della città, in uno. Aspiranti al trono decollati, in una terra ritornata padrona di se stessa.

La secondavolta dell'agente: assolto tempo fa

di Francesca D'ABRAMO


La notizia degli arresti della Squadra Mobile ha destato grande sconcerto in città. Il primo cittadino di Oria, Cosimo Ferretti, ha preferito non aggiungere alcun parere personale alla vicenda, mantenendo dunque una posizione di imparzialità nella sua doppia veste di sindaco e di presidente dell'Ato Br/2. L'azienda vittima dei presunti taglieggiamenti, la Monte= co srl, è ormai da un mese al centro dell'attenzione di tutti gli oritani per via del nuovo servizio di raccolta differenziata dei rifiuti che gestisce. L'appalto che si è aggiudicata servirà tutti i nove Comuni appartenenti all'Ato. Che qualche frangia della criminalità potesse cercare di mettere le mani sulla torta era immaginabile, assai più difficile da mandare giù per la cittadinanza è che nella vicenda potesse essere coinvolto un tutore dell'ordine. Gilberto Conte, vigile urbano e medaglia d'argento al valor civile, è persona assai nota in città. Solo qualche settimana fa, era stato assolto con formula piena, dopo un processo lungo oltre cinque anni, dall'accusa di peculato. Gli si contestava di aver utilizzato il telefono del servizio di assistenza agli anziani per fare delle telefonate private. L'avvocato difensore, Pasquale Fistetti, aveva dimostrato in aula che l'ammontare complessivo del costo di quelle conversazioni telefoniche era di soli 14 curo. Nello stesso processo erano stati coinvolti, e tutti assolti, altri amministratori e dipendenti comunali. Fra questi il funzionario comunale Leonzio , Patisso, cognato di Gilberto Conte. Assolti anche Sergio Ardito, ex sindaco di Oria, Giovanni Caramia, Luigi Pinto, Oronzo Mastrogiovanni, Mario Denuzzo e Caramia Giovanni, Angelo Galeone, Marco Muscogiuri, Pasquale Pagano, Giuseppe Re, Emanuele Carone; erano invece imputati di ricettazione Gio
vanni Massa e Cosimo Patisso, anche per loro il tribunale ha decretato che il fatto non sussistesse. Nel corso del dibattimento era emersa la strumentalizzazione a fini politici dell'indagine.

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