venerdì 10 aprile 2009

Un faccia a faccia per la verità

di Sonia GIOIA, Il Quotidiano, 9.4.2009

Faccia a faccia fra accusato e accusatore. Il pubblico ministero Raffaele Casto ha disposto per questa mattina il confronto all'americana fra il vigile urbano della polizia municipale di Oria e il dipendente Monteco autore della denuncia ha determinato l'arresto del 48enne Gilberto Conte, finito in manette con l'accusa di tentata estorsione aggravata in concorso insieme a Saverio Capilunga, 38 anni, Giovanni Biasco, 33 anni e il brindisino Alfredo Italiano, 27 anni, stessa ipotesi di reato che grava su un quinto uomo al momento indagato a piede libero. II gip Antonia Martalò respinge intanto la richiesta di scarcerazione o di concessione dei domiciliari avanzata dall'agente per il tramite del proprio legale Pasquale Fistetti, Conte resta dunque recluso nel penitenziario di via Appia, dove dimora dal 4 aprile scorso, mentre la difesa tenta la strada del riesame. La richiesta di scarcerazione o, in alternativa, la detenzione ai domiciliari dovranno passare al vaglio del tribunale della Libertà di Lecce, dove l'istanza è stata presentata ieri mattina stessa.
La scelta da parte del sostituto procuratore inquirente di sottoporre le due parti in causa, indagato e persona offesa, a confronto diretto, è stata probabilmente determinata dal fatto che nella vicenda in questione, non corroborata da intercettazioni telefoniche o ambientali, quasi tutto si basa esclusivamente sulla testimonianza diretta del denunciante. Mentre per gli altri indagati, che hanno scelto, tutti indistintamente di avvalersi della facoltà di non rispondere nel corso dell'interrogatorio di garanzia che si è tenuto martedì scorso, compaiono nell'ordinanza una serie di dettagli che confermerebbero i contenuti della denuncia da parte della vittima, nel caso di Conte uno solo è l'episodio contestato, dal quale l'accusa ha desunto il coinvolgimento del vigile nella torbida vicenda. Episodio che vede l'agente nei panni di intermediario fra il dipendente della Monteco e il cugino, Saverio Capilunga: se l'azienda avesse voluto lavorare in tranquillità, avrebbe detto Conte, sarebbe bastato assumere Capilunga.
E' stato lo stesso agente, che ha dichiarato a gran voce la propria innocenza fin dalle prime battute, a chiedere il sequestro dei propri telefonini e dell'agendina. L'ipotesi del sodalizio criminale formulato dall'accusa, emergerebbe certamente da contatti telefonici che invece, dice Fistetti per conto del proprio assistito, non ci sono mai stati. Questa mattina i due si incontreranno faccia a faccia, all'accusatore il compito di confermare le dichiarazioni rese in prima battuta e di indicare a dito Conte come uno degli autori delle richieste estorsive.

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