giovedì 30 aprile 2009

Provincia di Brindisi: una grande alleanza dei democratici per il centrosinistra

Francesco Fistetti – candidato Presidente alla Provincia Brindisi


La situazione politica venutasi a creare nella provincia di Brindisi, dove nelle elezioni provinciali si fronteggiano due schieramenti sostanzialmente omogenei per quanto riguarda i valori morali di base e la cultura politica di riferimento, potrebbere apparire paradossale, ma non lo è, perché è lo specchio fedele del passaggio di fase che il nostro Paese sta vivendo. Al di là delle differenze di superficie, i due blocchi di forze che occupano la scena presentano un'offerta politica e programmatica che, sotto la scorza della retorica di appartenenza, è tutto sommato identica.

Accanto a ciò il dato più significativo è un altro: il fatto che anche a Brindisi, come nel resto del Paese, alcuni settori dell'imprenditoria non si fanno più rappresentare dal vecchio ceto dei politici locali, ma “scendono in campo" in prima persona per diventare essi stessi un'élite politica. Ed entrare, così, a far parte della classe dei decisori. E' questo il segno di una sorta di sconvolgimento delle regole del gioco della democrazia che consiste nel fatto che l'economia penetra direttamente nella sfera della politica per imporre le sue priorità e i suoi imperativi.

In questo modo, la competizione elettorale viene a dipendere sempre più dal possesso delle risorse e dei mezzi materiali e non dal confronto nella sfera pubblica sui programmi e sulle idee di “governance", con grave danno della libertà e delle istituzioni rappresentative. La democrazia rischia, a questo punto, di trasformarsi in un'"autocrazia elettiva". Inoltre, la crisi economico-finanziaria globale sta scavando ancora più profondamente il fossato delle diseguaglianze tra ricchi e poveri, tra avvantaggiati e sfavoriti nella corsa sociale, con un impoverimento crescente dei ceti medi a reddito fisso (impiegati, docenti e operatori del mondo della scuola) e dei ceti medi autonomi più marginali (artigiani, agricoltori, piccoli commercianti). Senza contare l'olocausto dei giovani e delle donne che, nella fase attuale, si vedono condannati, quando non alla disoccupazione, al calvario dei mille lavori precari, senza diritti e soprattutto derubati di ogni serio progetto di vita e, quindi, del loro futuro.

In questa congiuntura, constatiamo con amarezza che il Pd ha sposato il modello mercantile e spettacolare di democrazia che Berlusconi sta cercando, con successo, di imporre all'Italia, in cui il cittadino viene ridotto a un vorace consumatore passivo di merci e di spot delle televisioni commerciali. La sfida oggi è, invece, quella elaborare una strategia capace di riconsiderare e valorizzare la centralità del lavoro e delle sue trasformazioni e da qui costruire un modello di sviluppo delle forze produttive che abbia i caratteri della sostenibilità, dell'innovazione tecnologica, della competitività e della socialità.

Per tutti questi motivi, abbiamo urgente bisogno nella nostra Provincia di chiamare a raccolta tutte le forze della sinistra e del centrosinistra per restituire ai giovani, alle donne, ai militanti, alle persone oneste e preoccupate del futuro dei loro figli la speranza che nella nostra Provincia si lavorerà davvero per dare soluzione ai problemi dello sviluppo sostenibile, dell'occupazione qualificata, della formazione professionale, dell'Università, della salute, della sicurezza dai rischi ambientali e sociali. Ci sono alcuni obiettivi a cui la nostra Provincia non può assolutamente rinunciare, se non vuole precipitare nel declino economico e nel degrado morale.

Proseguendo sulla strada meritoriamente aperta dall'Amministrazione Errico, dobbiamo lavorare per tenere ferma la barra del no al rigassificatore per tutte le ragioni economiche, etico-politiche e perfino penali che sappiamo. Ma contestualmente batterci perché le idee-guida del distretto aerospaziale, del polo agroalimentare, di quello energetico e della valorizzazione dei beni artistici e delle tante attività culturali del territorio si saldino insieme in un rinnovato modello di sviluppo locale. Ma perché questo avvenga c'è bisogno di un progetto di governo democratico che unifichi una pluralità di soggetti e di attori istituzionali e della società civile.

Ecco perchè il nostro progetto è, per la coalizione e per le sue componenti, nettamente alternativo agli schieramenti di Ferrarese e di Saccomanno non solo nel corso della campagna elettorale, ma nell'espressione del voto, e lo sarà per tutta la consiliatura. Per questo, riteniamo impraticabile qualsiasi patteggiamento ed alleanza con tali schieramenti.

Abbiamo bisogno di risvegliare nei cuori e nell'intelletto la forza di una fede nell'agire tutti insieme di concerto, in modo da ritrovare le ragioni per cui vale la pena di impegnarsi e partecipare attivamente per avviare in tutta la nostra Provincia un processo di riflessione e di lavoro politico che continui tenacemente ben oltre l'attuale scadenza elettorale.

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