venerdì 15 febbraio 2008

Un campo di calcio sulla necropoli

di EMILIO MOLA, Senzacolonne, 15.2.2008

Era celata lì, da millenni, sotto un sottile tappeto di terra nel cortile di un vecchio monastero, nel cuore del centro storico di Oria.
Una necropoli da mozzare il fiato, dimora eterna degli avi della presente civiltà, rimasta intatta nei secoli. O almeno fino a cinque anni fa, quando durante alcuni scavi, è stata casualmente portata alla luce, scoperta, ammirata per qualche giorno, e poi sbancata senza alcuna pietà dalle ganasce delle ruspe.
E questo per cedere il passo a qualcos'altro: a un campetto di calcio. Il tutto in un'area sottoposta a speciale vincolo, dopo che il ministero dei Beni culturali nel 1998 decise di preservarla da qualsiasi intervento esterno, redigendo un decreto legge ad hoc, interamente dedicato al centro storico di Oria. Ma a quanto pare, non è servito. La Curia, o chi per lei, ha sentito impellente la necessità di far sorgere esattamente in quel punto, nel cuore del borgo antico di 0ria, nel cortile di un palazzo di missionari edificato nel 1744, su una necropoli che aveva resistito ai millenni, alle guerre, ai terremoti, un moderno campetto di calcio, affossato tre metri sotto il livello del pavimento, circondato da reti metalliche e illuminato da potenti fari che stonano giusto un poco col resto. Un resto dove anche cambiare colore a una finestra, richiede tali e tanti grattacapi e permessi, da far girare la testa.
A denunciare quello che a tutti gli effetti appare uno scempio senza precedenti, che va al di là del rispetto 0 meno delle leggi attualmente in vigore, è stato Alessio Carbone, giovane e solerte laureando in Architettura, che da anni cerca invano di far emergere il caso. E'stato lui a procurarsi le foto di quella necropoli poco prima che le ruspe la cancellassero per sempre dalla faccia della terra. Ed è sempre che da allora si sgola fino alla raucedine per denunciare l'incredibile vicenda, rimanendo però del tutto inascoltato. O forse, più semplicemente ignorato. Ma non da tutti. Franco Arpa, ispettore di polizia in congedo, cavaliere della Repubblica e coofondatore in città dell'associazione "Archeoclub", dopo aver appreso dal ragazzo la sconcertante notizia, ha deciso di pubblicarne una dettagliata lettera sul proprio e frequentatissimo blog (www.notediarpa.blogspot.com).
Una missiva densa di ironia mista a rabbia e amarezza, dal cui solo incipit si comprende appieno l'importanza straordinaria dell'immenso patrimonio perduto in quell'angolo di antico. Un vero calcio all'arte e alla storia, per un calcio a un pallone.
Scrive Carbone: "Una mattina di qualche anno fa, frequentando la prima lezione del corso di Urbanistica presso la Facoltà di architettura di Firenze, rimasi meravigliato nel vedere che la prima diapositiva che il prof. Ventura proiettava, riguardava una foto del centro storico di Oria visto dall'alto. Lui lo chiamò `cuore poetico' del nostro comune, e io mi sentii pieno d'orgoglio perché dal nostro centro storico iniziavano le lezioni del corso. Oggi nel Cuore poetico del nostro bel comune è sorto un bel campetto di calcio".
Insomma, nell'università di Firenze, culla tra le più antiche e autorevoli della cultura e dell'arte mondiale, lezioni di Architettura cominciavano con una diapositiva del centro storico di Oria.
E tutto questo quando ancora di quell'antica necropoli se ne ignorava del tutto l'esistenza. Una necropoli nella quale, con molta probabilità, non cercavano riposo eterno le spoglie di semplici contadini. Quelle erano conservate nell'altra necropoli oritana alle spalle del Municipio. Secondo lo stesso Carbone, tenendo conto della struttura e della loro posizione geografica (in cima a una collina), quelle tombe erano le eterne dimore di messapi di un certo rango.
E a favore di quanto sostenuto depongono le piccole camere in pietra in cui venivano solitamente riposti i gioielli appartenenti al defunto.
Come se non bastasse poi, accanto alla necropoli vi era scavata nella roccia una profonda grotta naturale, con alla base un piccolo altarino con ossa di animale allora visibili, utilizzato per riti religiosi.
Insomma, uno sguardo nella storia più antica e affascinante, nelle usanze e le abitudini di una civiltà, Sopravvissuti al tempo, ma ora persoper sempre. E forse senza alcuna valida ragione. Perché pensare che tutto ciò sia stato compiuto per un campetto di calcio realizzabile in qualunque altro punto della città, sfugge davvero a qualsiasi logica dell'intelletto.

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