lunedì 19 novembre 2007

"Suore colf? Falso, ho solo chiesto di aiutare chi é nel bisogno"

(fonte Il Quotidiano, 18.11.2007)

«In una convivenza religiosa la stranezza starebbe non nell'aiutarsi in un bisogno, ma piuttosto nello starsene per conto proprio! Altro che colf!»: il vescovo di Albano, mons. Marcello Semeraro è sbalordito che lo abbiano accusato di pretendere dalle suore prestazioni da colf. Ma si dice «grato per l'equanimità del giudizio dei sacerdoti di Oria», diocesi da lui retta fino al 2004, che lo hanno difeso.
Mons. Semeraro, ad accusarla sono state le stesse suore che lei avrebbe licenziato.
«I fatti riportati in questi giorni sono inesatti e non verificati». Ma lei le ha licenziate o no le suore che si sono rifiutate di prestare assistenza materiale a due sacerdoti?
«Dovendo rinnovare la convenzione decennale tra la Diocesi di Albano e le Sorelle di Santa Gemma Galgani, presenti in tre nella comunità Parrocchiale dei SS. Pietro e Paolo ad Aprilia dal 2000 e sin dal principio ospitate nella casa canonica, in qualità di vescovo diocesano, avevo chiesto alla Superiora Generale la disponibilità all'eventuale preparazione del pranzo per il Parroco e il vicario parrocchiale, qualora ve ne fosse bisogno. Tale richiesta, libera e assolutamente non imperativa, nasceva oltre che dal fatto che le suore abitavano nella casa canonica della Parrocchia, anche dalla circostanza che il nuovo sacerdote sopraggiunto in quei giorni - per di più non italiano, perché proveniente da una nazione asiatica, e del tutto nuovo nel contesto parrocchiale e diocesano, oltre che cittadino - rendeva molto opportuna tale richiesta, così come si suppone debba avvenire in una famiglia, considerato pure che nella comunità cristiana e fra religiosi soprattutto i rapporti fraterni sono davvero desiderabili. In ogni caso avevo pure incoraggiato il parroco all'assunzione regolare di una collaboratrice famigliare nella canonica per aiutare tutti, religiose e sacerdoti, nelle diverse necessità materiali».
È vero che lei ha proposto, in cambio dell'assistenza richiesta, una retribuzione di 800 euro al mese da dividere in tre? «Quello è un contributo mensile per le personali necessità delle suore, visto che nella casa canonica fruivano gratuitamente di tutti i servizi».
Ma le suore pare fossero anziane e dunque non in condizioni di prestare il servizio richiesto.
«Nel colloquio avvenuto all'inizio dell'estate presso la Curia diocesana, la Superiora mi ha annunciato, anche per l'età delle Suore, la difficoltà per tale soluzione anticipando pure che a prescindere da ciò v'era l'intenzione della Congregazione, per necessità interne alle loro Case, di ritirare le Suore da Aprilia. L'incontro si è chiuso in modo interlocutorio. Io in ogni caso ho manifestato la gioia per la presenza delle Suore nella Parrocchia. Successivamente la Superiora Generale mi ha inviato una lettera con la quale mi ha comunicato di rinunciare alla presenza delle religiose nella, Parrocchia, riservandosi di indicare successivamente la data della partenza. Non mi restava che prenderne atto».
Perchè non ha incontrato i parrocchiani quando glielo hanno chiesto?
«Perchè ero contemporaneamente già impegnato nella riunione del Consiglio Pastorale Diocesano, ma ho inviato per rappresentarmi il Vicario foraneo, che ha effettivamente incontrato il Consiglio Pastorale Parrocchiale, dando pure lettura integrale della corrispondenza intercorsa tra me e la congregazione».
Sta di fatto che le suore si sono sentite in qualche modo offese.
«Non credo proprio. L'accostamento tra le suore e la professione di colf è ingiusto e strumentale (per quanto non si vede quanto il lavoro di una colf sia disonorevole), più utile a suscitare clamore e sconcerto, che a raccontare una normale dinamica familiare. In tutte le famiglie molte donne e mamme fanno quanto competerebbe ad una colf, ma non per questo si sentono offese o mortificate; svolgono con amore e per i propri cari ciò di cui necessita ogni famiglia, esattamente come si pensa dovrebbe avvenire anche in una comunità religiosa. Lo testimoniano i numerosissimi Istituti religiosi presenti nella Diocesi di Albano, dove le Suore operano con generosa dedizione e infinito zelo non rifiutando, se c'è bisogno, anche ai lavori più umili e faticosi al servizio non solo di se stessi ma della comunità cristiana».
Dica la verità, è più amareggiato o più arrabbiato? Stupito. È comunque spiacevole dover ribattere a dichiarazioni e notizie; tra l'altro riferiti a fatti decisamente datati, che irrompono improvvisamente nella cronaca nazionale solo perché o qualche agenzia le ha pretestuosamente raccolte e diffuse, o qualcuno ha interesse a diffonderle».
A chi si riferisce?
«A nessuno in particolare. Si tratta solo di amplificazioni (femminismo e antifemminismo) spropositate e senza senso, dunque, ideologiche».

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