venerdì 7 settembre 2007

“Oh che bel Castello…”. E il Comune di rassegna. Il maniero sarà acquistato da privati per otto milioni.

(fonte Il Quotidiano, 7.9.2007)

Sarà una conferenza stampa, probabilmente aperta al pubblico, a mettere, almeno nelle intenzioni degli organizzatori, la parola "fine" alla vicenda della vendita del castello di Oria.
L'amministrazione comunale della città convocherà l'incontro per l'inizio della prossima settimana con l'intento preciso di far luce su tutti gli aspetti di questo intricato affaire e di spiegare anche il motivo che ha spinto l'ente ad intraprendere il tanto discusso procedimento per esercitare il diritto di prelazione. C'è un punto soprattutto su cui la giunta intende fare chiarezza, che è poi quello che ha scatenato un vespaio di polemiche: la questione della proprietà del castello e quello della sua futura gestione.
Prima di uscire allo scoperto ufficialmente il sindaco Ferretti ha dichiarato che aspetterà la scadenza dei termini legali. Solo, infatti, dopo il prossimo 10 settembre si potrà considerare definitivamente chiusa la partita. Le possibilità che prima di quella data possano esserci dei colpi di scena, per la verità, sono assai esigue ed i giochi sembrano fatti: il maniero, di proprietà della famiglia dei Conti di Castel d'Oria, i Martini Carissimo, sarà ceduto per 7.750.000 euro alla Borgo Ducale srl, società facente capo alla famiglia Romanin Caliandro.
L'atto di vendita, già all'inizio di agosto, era stato perfezionato, ma la legge offre agli enti locali il cosiddetto "diritto di prelazione", ossia la precedenza nell'acquistare un bene di particolare interesse storico-artistico, allo stesso prezzo concordato con il primo acquirente privato. In un consiglio comunale straordinario, convocato la vigilia di Ferragosto, l'assise di Oria con voto all'unanimità aveva deciso di affidare al primo cittadino l'incarico di tentare la strada della prelazione.
Un voto compatto, anche se con molti distinguo fatti dalle diverse forze politiche, che rispondeva ad una sorta di shock per la città che da un momento all'altro vedeva la possibilità concreta di perdere per sempre il proprio monumento simbolo. I giorni successivi furono convulsi: da una parte manifesti e petizioni di cittadini per comprare il castello, dall'altra gli interventi dei conti Martini Carissimo e dei compratori. Entrambi avevano l'intento di rassicurare gli oritani: il castello non sarebbe diventato né un banale ristorante, né una beauty farm, ma un centro congressi d'alto livello e gli spazi visitabili al pubblico non sarebbero stati ristretti, ma ampliati con l'allestimento di un museo.
Sul fronte della politica si apriva nel frattempo la conferenza dei servizi fra Comune di Oria, Provincia di Brindisi, Regione Puglia, Ministero dei Beni Culturali e Sovrintendenza, conclusasi poi lo scorso 5 settembre. Comune e Provincia, nonostante la distanza politica delle due amministrazioni, erano state subito d'accordo sulla necessità di far tornare pubblico il castello e si erano impegnate a stanziare 2 milioni di euro ciascuno. Dalla Regione e dal Ministero, invece, un atteggiamento ambiguo: dichiarazioni di disponibilità solo verbali e nessun impegno di spesa concreto per poter esercitare la prelazione.

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