domenica 28 ottobre 2007

Rapine alle prostitute, altri quattro arresti

(fonte Senzacolonne, 28.10.2007)

Si aggrava con l'imputazione di un ennesimo, gravissimo reato, quello di associazione a delinquere, la posizione dei quattro oritani arrestati lo scorso 24 agosto, dopo essere stati sorpresi dai carabinieri della compagnia di Francavilla Fontana, a rapinare una prostituta nigeriana: lungo la strada complanare che costeggia la statale 7, tra Oria e Latiano. Ne scaturì un conflitto a fuoco con i militari in borghese, che dopo 24 ore di ricerche, riuscirono a rintracciare ed arrestare tutti i componenti della banda. Stefano e Cosimo Marsella, Roberto Summa e Cataldo Cera finirono in cella con le accuse di rapina, resistenza a pubblico ufficiale e porto abusivo d'armi. Rischiavano un minimo di otto anni di galera. Oggi, dopo l'ennesima ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari Antonia Martalò, ne rischiano almeno quindici: praticamente il doppio. Il nuovo reato contestato, quello di associazione a delinquere, notificato ai quattro nella giornata di ieri, è stato emesso su proposta del pubblico ministero del Tribunale di Brindisi Milto De Nozza. La pubblica accusa, in fase di indagini preliminari, avrebbe infatti riscontrato in questi due mesi, elementi a sufficienza per incolpare la banda di altre rapine avvenute in passato. Quanto basta insomma, per tirar fuori dal codice penale, il famigerato articolo 416. Una pesantissima spada di Damocle che, per la verità, ha cominciato a pendere minacciosa sulla testa dei quattro imputati fin dai primi giorni successivi all'arresto. E a nulla sono valsi i tentativi dei loro difensori, tra cui il penalista Pasquale Fistetti, di evitarne la caduta. Il primo interrogatorio è comunque previsto già per lunedì. Dopodichè, concluse le indagini, che pare puntino alla ricerca di eventuali ed ulteriori complici, non rimarrà che attendere il rinvio a giudizio.
Insomma, a distanza di ormai due mesi da quel caldo pomeriggio di estate, il quadro indiziario dei quattro arrestati, non fa altro che peggiorare. Non che i primi capi di imputazione non fossero già di per sé gravi. Ma l'associazione a delinquere rischia di allungare, e di tanto, la loro permanenza nelle patrie galere. Dove ci hanno messo piede per primi i fratelli Stefano e Cosimo Marsella, catturati immediatamente. Poi, Roberto Summa e Cataldo Cera, scovati 24 ore dopo, nascosti nell'abitazione di campagna di quest'ultimo.
Tutto avviene nel pomeriggio del 24 agosto scorso, lungo la complanare che costeggia la statale 7, tra Oria e Latiano. Qui, a pochi passi dal santuario della Madonna di Cotrino, nascosto tra gli ulivi e le vigne, si apre uno stretto spiazzo circolare di terra battuta. Posto d'incontro clandestino per prostitute, in maggior parte nigeriane, e clienti, in quei giorni costantemente pattugliato da alcune auto di carabinieri in borghese. Sono circa le 16 quando, dalle vigne che abbracciano lo spiazzo, sbucano improvvisamente quattro uomini incappucciati. Due di loro tra le mani stringono delle pistole. L'intervento dei militari in borghese è immediato. Ma anche la risposta dei malviventi, che sorpresi dal loro arrivo, reagiscono scompostamente. Tre di loro fuggono. Il quarto, si volta e apre il fuoco contro uno dei carabinieri. Ne scaturisce un breve conflitto che culmina con il ferimento alla gamba destra del bandito. E' il primo ad essere catturato. Si tratta di Stefano Marsella, 27 anni: il più giovane della banda. Pochi istanti dopo, e nascosto tra la vegetazione viene sorpreso anche il fratello Cosimo. Degli altri, almeno sul momento, si perde ogni traccia. Mentre i due fratelli Marsella vengono condotti verso le rispettive celle in via Appia, i carabinieri della compagnia, in quei giorni coordinati dal tenente Pasquale Ferrari, danno il via alle ricerche per risalire all'identità degli altri due. Dalla loro i militari hanno qualche indizio. Uno dei fuggiaschi portava sulle gambe e sulle braccia tatuaggi che, addosso a un pregiudicato, diventano segni di riconoscimento. E'bastato inserire questo dato nell'archivio telematico in dotazione all'Arma, per avere nome e cognome del terzo ricercato.
I
militari lo scovano qualche ora più tardi in casa del quarto complice, in contrada Gallana. Due piccioni con una fava. Insomma, in ventiquattrore, l'intera banda è già dietro le sbarre. Le accuse sono diverse: rapina, porto abusivo d'anni, resistenza a pubblico ufficiale. Ma le indagini durano mesi. Dimostrare che il gruppo, costituito da più di tre elementi, si è macchiato di altri reati simili, può essere sufficiente alla pubblica accusa per chiamare in causa l'articolo 416 del codice penale. E così è stato. Ieri mattina, la notifica. Tuttavia dalle indagini potrebbero emergere nuovi e ulteriori sviluppi. Forse altri complici, altri arresti in vista. Ma sono solo ipotesi su cui non trapela alcunché, coperte come sono, dal segreto investigativo.

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