domenica 28 ottobre 2007

Un viaggio nel tempo lungo cinque secoli

(fonte Senzacolonne, 27.10.2007)

Un tuffo in un passato lungo quasi cinque secoli; che stava per essere irrimediabilmente perduto nell'inesorabile trascorrere del tempo. Altro non è che questo il museo etriografico di Gerardo Andriulo allestito nel cuore del santuario di San Cosimo,, a Oria, é che dopo mille peripezie sarà finalmente inaugurato questo pomeriggio, alla presenza delle massime autorità istituzionali e religiose del territorio. Tra loro il presidente della provincia Michele Errieo; il sindaco di Oria Cosimo Ferretti; il vescovo Michele Castoro e il sottosegretario Antonio Gaglione. Il nastro sarà tagliato alle 17- in punto, e per i primi visitatori, avrà inizio un viaggio unico e irripetibile nella Storia del nostro Paese. Una storia che però non tratta di generali e di re, di guerre e conquiste. Ma di vita. Quella, raccontata dai Smila reperti raccolti con pazienza e passione da Andriúlo. in almeno cinquant'anni, è
una storia nascosta tra le pieghe delle pagine che ripercorrono le vicende politiche e militari delle Nazioni. Una storia sconosciuta ai più. E che forse sarebbe andata irrimediabilmente persa per sempre, se non fosse stato per la sua opera certosina, di ricerca, conservazione e catalogazione: Nel "museo etnografico regionale pugliese" è scritta la storia della gente comune, delle masse. Entrando in questa sorta di buco scavato nel tempo, si scopre come e dové ci si lavava appena svegli- trecento anni fa, come si studiava o si lavorava, trecento si uccideva e torturava, come si mangiava e dormiva. Si scopre come' si evitava la propagazione di malattie,infettive, e come, ricorrendo a semplici ma geniali stratagemmi, si sopravviveva giorno per giorno; rendendo meno dura una vita difficile, che non concedeva nulla. Nell'intero edificio, che si articola su due piani; i cinquemila reperti sono stati suddivisi in tre sezioni, e stipati in altrettanti e spaziosi 'ambienti. Nel primo sono raccolti centinaia di oggetti, ma soprattutto attrezzi, utilizzati nei secoli per lavorare i campi. Ogni epoca ha le sue -vanghe, le sue carrozze, i suoi ferri del mestiere. Ma anche le sue usanze, e i suoi riti. La seconda sezione è invece dedicata ai mestieri ormai scomparsi. E ogni lavoro ha il suo angolo con tutti i "ferri del mestiere" ormai finiti nel Yipostiglio della Storia. C'è il trottolaio, il sediaio, l'arrotino ambulante, il funaio, lo scarparo, il venditore ambulante di latte. E non manca l'angolo del barbiere. Mestiere tutt'altro che estinto: ma che in passato faceva ricorso ad ammennicoli piuttosto "rozzi", scomparsi dalle botteghe da chissà quante generazioni. Così come oggi sarebbe impensabile trovare appesi al muro cartelli che invece fino al secolo scorso campeggiavano in ogni locale: "Vietato sputare per terra", o perfino "Vietato bestemmiare". E per chi proprio non riusciva a rispettare il primo dei due divieti, c'era sempre e ben in vista una "sputacchiera" apribile a pedale, Ogni oggetto all'interno del museo ha una; sua storia, e un'utilità ché può apparire incomprensibile, senza un'opportuna spiegazione. Ed ecco che si scopre che gli orli aguzzi di una brocca servivano ad evitare che qualcuno bevesse poggiando direttamente le labbra; o che i gusci delle "cozze nere" venivano utilizzati per saldare al meglio attrezzi da lavoro rotti o lesionati. La terza sezione è infine dedicata alla "vita sociale". Qui si possono trovare libri, riviste e giornali risalinti perfino agli inizi dell'ottocento; copricapo per uomini e donne di ogni epoca e classe sociale; e per- , fmó gli strumenti di tortura utilizzati dalla Diocesi di Oria durante i témpi della Santa Inquisizione; con annesso un vero elenco di proscritti accusati di stregoneria. Insomma, il museo allestito da Gerardo Andriulo è un viaggio nel, tempo che non può che lasciare stupiti e arricchiti i, suoi visitatori. I quali potranno avervi accesso già domani pomeriggio, e ogni volta che lo vorranno; semplicemente organizzando gruppi e contattando lo stesso Andriulo al numero 0831/841671. E ognuno, alla fine del suo viaggio, potrà scrivere un pensiero su un libro lasciato appositamente all'uscita e poggiato su piccolo tavolo, alla luce di una lampada rigorosamente, e ovviamente, alimentata a petrolio.

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