venerdì 10 agosto 2007

Braccato e picchiato nella notte, è giallo. L'episodio si è verificato sulla strada che porta a Torre Santa Susanna.

Vittima dell'aggressione un informatore scientifico 47enne. ln tre lo hanno costretto a scendere dall'auto e per poi malmenarlo. l carabinieri indagano.

(fonte Senza colonne, 10.8.2007)

In tre lo hanno affiancato e bloccato con la loro auto nel cuore della notte mentre tornava a casa lungo la strada provinciale Torre Santa Susanna Oria. Quindi, dopo averlo trascinato di peso in aperta campagna, lo hanno picchiato con calci e pugni fino a fargli quasi perdere i sensi. Poi lo hanno rilasciato. Il tutto senza che gli venisse nemmeno spiegato il motivo dell'improvvisa e brutale aggressione. E'in sintesi questa la terribile disavventura vissuta ieri notte dal 47enne Renato Annè, sposato a Oria con figli, e fino a poche settimane fa occupato in veste di informatore scientifico presso una nota casa farmaceutica giapponese: la "Yamanouky".
L'uomo, che non ha ancora saputo fornire ai carabinieri spiegazioni utili a disvelare i motivi dell'aggressione che ha comunque tutte le caratteristiche di una vera e propria spedizione punitiva, ha riportato contusioni ed ecchimosi su tutto il corpo per i colpi ricevuti. E stando al referto medico ne avrà per almeno una decina di giorni. Ma sarebbe potuta andare peggio. Dell'accaduto si stanno ora occupando i carabinieri della compagnia di Francavilla Fontana, informati su quanto è successo quando l'uomo era ancora sotto le cure dei medici presso il pronto soccorso dell'ospedale Camberlingo di Francavilla Fontana. Stando a quanto appreso pare che l'uomo non abbia sporto alcuna denuncia, ma in questi casi la magistratura agisce comunque d'ufficio. Preziose ai fini delle indagini e delle ricerche, potrebbero infine rivelarsi le descrizioni degli aggressori molto probabilmente fornite dalla vittima, che hanno spavaldamente agito tutti a volto scoperto.
Insomma, tante botte, tanta paura, ma nessun perché per un uomo che con la sua famiglia vive da ieri notte ore di angoscia e preoccupazione. Mentre scava nel proprio recente passato per cercare di capire cosa volessero da lui quegli uomini e se torneranno a fargli del male. L'inquietante aggressione è avvenuta mentre da poco era scoccata la mezzanotte a cavallo tra mercoledì e giovedì. Renato Annè è in macchina da solo e sta tornando a casa. La strada a quell'ora è quasi deserta. Un rettilineo senza nemmeno un accenno di curva, la provinciale che da Torre Santa Susanna porta a Oria è attraversata da poche auto che procedono in entrambe le direzioni. E in una di queste c'è Annè.
A pochi chilometri da Oria, un'altra vettura gli si avvicina da tergo, quasi si incolla al paraurti tanto è vicina. Così per alcuni metri, poi, improvvisamente, quella fastidiosa auto si porta a sinistra come per tentare un sorpasso, accompagnando la manovra con numerosi e fastidiosi colpi di abbagliante. Sembra voglia avvisarlo del sorpasso in atto e invece no. La vettura gli si para accanto e lì rimane mentre all'interno i tre passeggeri che la occupano dimenano le braccia e gli urlano di accostare. Annè temporeggia, forse ha intuito le intenzioni non certamente benevole di quei tre tipi loschi. Ma non può più fare nulla quando quelli danno un altro colpo all'acceleratore e dopo averlo sorpassato gli si parano davanti costringendolo a rallentare fino a bloccarsi del tutto.
Ha paura, sa che il peggio deve ancora venire anche se non sa cosa lo aspetta e soprattutto perché. I tre uomini, scesi tutti contemporaneamente dall'auto si dirigono a passo svelto e deciso verso quella di Annè. Aprono lo sportello, lo tirano fuori e senza prestare attenzione alle resistenze, alle domande sul perché e sul per cosa, lo trascinano di peso a lato della strada. Oltre la carreggiata si apre un immensa e buia campagna. Sembra il luogo di un'esecuzione. Tutto ha la parvenza di una spedizione punitiva. Per evitare di essere notati dalle altre auto i tre si allontanano dalla via trafficata addentrandosi tra le piantagioni di ulivi vicine, trascinando verso quel terrificante paesaggio buio il povero malcapitato. Giunti ad alcune decine di metri dalla carreggiata ha inizio il massacro. Nessuno di loro impugna armi da fuoco o da taglio, nè bastoni nè altro. Rigorosamente a mani nude. Tutto sembra surreale. Poi, improvvisamente, ecco che parte il primo pugno, poi un altro, poi un calcio e così via fino a perderne il conto. Una pioggia di colpi investe da ogni parte l'uomo che non sa più da dove vengono e come pararli. Il pestaggio dura pochi ma interminabili minuti. Poi tutto finisce. I tre non gli tolgono nemmeno il portafogli o il cellulare, nulla. Non volevano derubare, solo punire. Anche l'auto rimane lì con le chiavi ancora nel quadro. La raggiungerà grondante di sangue e con la fronte imperlata di sudore gelido, non appena ripresosi dallo shock e dalle botte, per guadagnare il pronto soccorso, farsi curare e informare i carabinieri della terrificante disavventura appena vissuta. Botte da perdere i sensi, senza un perché.

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