lunedì 20 agosto 2007

Oria, nessuna voglia di business dietro l'acquisto del castello. Leggendo una nota e parlando con la famiglia Romanin Caliandro.

(fonte La Gazzetta del Mezzogiorno, 19.8.2007)


«La presenza della famiglia Romanin Caliandro nelle trattative di compravendita del Castello svevo di Oria per 8 milioni di euro, rappresenta un'importante garanzia per la conservazione di quel patrimonio storico che è la fortezza federiciana», così recita una nota stampa diffusa nelle scorse ore sulla vicenda della vendita del maniero svevo di Oria, nota dalla quale si apprende anche che «gli stessi acquirenti sono ben consapevoli che la comunità oritana identifica nel Castello parte delle proprie origini storiche e culturali. Proprio per questo la loro futura presenza in Oria, come proprietari dell'antico monumento, costituisce un notevole contributo per la salvaguardia del Castello, l' ampliamento e la sua fruizione». Anzi - a ben leggere la nota -, è questa la premessa indispensabile che i due coniugi Giuseppe Romanin e Isabella Caliandro hanno sottolineato.
«E d'altra parte - si legge ancora - chi meglio di loro potrebbe coltivare un progetto così ambizioso come quello dell'acquisto dell'immediato restauro e della valorizzazione? Alle spalle - si spiega ancora - i Romanin Caliandro non hanno solo esperienza nel campo dell'accoglienza turistica, con il relais Borgo Ducale, ma hanno una solida attività imprenditoriale nel campo di chiusure tagliafuoco e porte blindate, con l'azienda Fael, leader nazionale nel settore».
E fugando anche altri dubbi dalla nota si apprende: «E poi nel campo della ristorazione, un'altra attività è La Corniche. Il tutto per un fatturato di oltre 10 milioni di euro l'anno, con l'impiego di 200 dipendenti tra attività dirette ed indotte. Da bandire, dunque, la finalità speculativa sul Castello».
«Non c'è necessità - spiega Giuseppe Romanin -. L'acquisto del Castello esula da interessi che non siano quelli di utilizzarlo anche come dimora privata della mia famiglia e mantenere le originali destinazioni».
In più, rispetto a quanto oggi c'è e viene visitato, c'è la volontà di ampliare la parte museale.
«Le testimonianze documentarie - aggiunge l'imprenditore - continueranno ad essere patrimonio storico - culturale e saranno oggetto di una corretta valorizzazione per ampliare il bacino di utenza e rilanciare un bene che già noi percepiamo come prezioso patrimonio di tutta la comunità».
E in questo senso, la stessa famiglia Martini Carissimo, ha considerato i potenziali acquirenti, quelli più idonei a preservare le funzioni culturali. «Nel corso delle trattative per la vendita - ha spiegato il legale della famiglia Carissimo, l'avv. Apollonio - ci hanno contattato grosse società, anche estere offrendo importi superori ai circa 8 milioni di euro. Ma le uniche garanzie in termini di radicamento con il territorio e di conservazione di questa Italia museale, l'hanno fornita solo gli imprenditori Romanin».
I quali come prima azione penseranno al restauro, con un impegno di circa 5 milioni di euro. Intanto Giuseppe Romanin ha preannunciato l'invio di una lettera al sindaco della città, Cosimo Ferretti, con successivo incontro, il tutto per esporre in maniera chiara e senza equivoci l'uso e la destinazione del Castello nel pieno rispetto delle tradizioni culturali.

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